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Un imprenditore italiano da molto tempo in Russia, Bruno Giancotti, racconta a Paolo Mastrolilli della Stampa che tra i contatti russi del vicepremier Matteo Salvini ci sarebbe anche un oligarca russo messo sotto sanzioni dagli Stati Uniti perché ha svolto un ruolo nel conflitto ucraino. La storia è interessante, dimostra un intreccio profondo tra elementi del circolo putiniano più spinto, la guerra in Ucraina e il secondo partito di governo in Italia (che stando ai sondaggi si proietta verso una sicura vittoria alle prossime elezioni). Per questo val la pena raccontarla.

KOSTANTIN MALOFEEV

Giancotti spiega che quel rapporto è esclusivamente politico, non ci sono stati mai passaggi di soldi verso il partito italiano – argomento in queste ore in cima all’agenda italiana dopo che ieri il sito BuzzFeed ha sganciato una bomba a orologeria contro la Lega, pubblicando un audio in cui si sente un interlocutore leghista vicino a Salvini, Gianluca Savoini, guidare un incontro a Mosca con una controparte russa con cui organizzare un piano per far arrivare finanziamenti illeciti al Carraccio in vista delle ultime Europee.

“Salvini non lo ho mai accompagnato ad incontri privati con Malofeev. In una occasione si sono incontrati nel corso di un ricevimento e io ho tradotto alcune frasi di circostanza. Però i due si conoscono, sì. Poi lei sa che Malofeev è sanzionato, quindi i due ci tengono a tenere le distanze anche dal punto di vista politico”, dice Giancotti al giornalista della Stampa. Il Malofeev in questione è Konstantin, a capo del fondo Marshall Capital, filantropo ultranazionalista e ultraortodosso. Il Tesoro degli Stati Uniti l’ha messo sotto sanzioni individuali già nel dicembre 2014 – accusa: fornire aiuti economici ai separatisti dell’Ucraina orientale. Rapporti con elementi centrali della Repubblica popolare di Donetsk, una delle due province separatiste del Donbas che hanno proclamato l’indipendenza da Kiev e dove ancora si combatte; figure come  Aleksandr Borodai e Igor Girkin (il primo capo del governo locale, l’altro una sorta di ministro della difesa, recentemente accusato da una corte internazionale per l’abbattimento del volo MH17 in cui morirono 298 persone).

Malofeev dirige la Double-Headed Eagle (società non-governativa che definisce come suo obiettivo lo sviluppo del pensiero storico russo in Occidente) ed è il fondatore della St. Basil the Great Foundation, cioè la più grande fondazione filantropica russa, è presidente del think tank di destra Katehon, e proprietario del gruppo dei media Tsargrad. E ha già un passato di interferenza attiva in altri partiti politici europei: il Front National di Marine Le Pen, che ora ha cambiato nome ma è comunque il principale alleato della Lega in Europa (sui dirigenti di Le Pen pende l’accusa di aver ricevuto 11 milioni di euro da una banca vicina al Cremlino) e con Syriza, partito greco che ha avuto più di un’attenzione da parte di Mosca.

SAVOINI, LA LEGA, L’ITALIA

Su storie del genere non può mancare un ruolo per il Russia-man leghista, ossia Saovini. Mastrolilli ricorda che nel marzo scorso, durante i giorni del Congresso della famiglia a Verona, “Savoini ha incontrato all’hotel Due Torri Mikhail Yakushev. È il vice presidente del think tank Katehon, promosso e finanziato da Konstantin e ritenuto uno degli strumenti delle operazioni d’influenza russa in Occidente”.

Il giornalista italiano chiede a Giancotti, che racconta la frequentazione personale con il businessman russo, se è stato lui a presentare Savoini a Malofeev. Risposta: “No no, anzi, è vero il contrario. Ho conosciuto Savoini grazie a Malofeev, negli studi di Tsargrad Tv. Credo lo avesse introdotto [Alexander] Dugin, il filosofo, ha presente? Quello che chiamate l’anima nera di Putin ma in realtà non è mica vero”. Dugin è un politologo teorico del nazionalbolscevismo e di altre teorie storico-stragiche (l’unione dei popoli eurasiatici da contrapporre all’atlantismo, per dire) spesso spiegate su Tsagrad Tv. Un tempo era abbastanza considerato tra i teorici del putinismo, poi slittato verso ambienti estremisti che lo hanno reso famoso anche in Italia, dalla Lega a circoli di estrema destra. Stando ai contatti di chi scrive, in Russia è caduto un po’ in disgrazia da qualche anno. 

Secondo Giancotti comunque le relazioni tra Savoini e Malofeev non sono più freschissime, e data l’ultimo incontro proprio a ottobre scorso, ossia nei giorni in cui anche Salvini era in Russia per riunioni di carattere economico commerciale. Erano gli stessi giorni a cui risale la registrazione pubblicata in esclusiva da BuzzFeed.

Ecco perché fa rumore lo scoop de La Stampa su Salvini e Malofeev

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