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Una attenzione ancora maggiore alla sicurezza, rafforzamento del welfare e della partecipazione, un forte aumento salariale: sono i cardini del contratto nazionale di lavoro delle miniere, che abbiamo sottoscritto giovedì 11 aprile insieme a Filctem Cgil, Uiltec Uil e alla parte datoriale Assomineraria. Si tratta di un testo che ha una importanza notevole nel panorama nazionale, nonostante sia destinato ad una platea ristretta di addetti, composta da circa 3 mila lavoratori. Il contratto, però, conferma e rafforza quanto previsto dall’accordo interconfederale sul modello contrattuale, e si inserisce nel solco del nostro quadro di relazioni industriali e delle prassi consolidate delle nostre categorie, confermando la bontà della nostra strategia sindacale.

Il contratto, che al momento è una “ipotesi di accordo”, come accade sempre in questi casi, verrà sottoposto alla valutazione dei lavoratori nelle assemblee, dalle quali ci aspettiamo un consenso larghissimo per i contenuti moderni e vantaggiosi del testo. Nel dettaglio: il contratto, sottoscritto solo 11 giorni dopo la scadenza, ha validità triennale e decorre dal 1° aprile 2019 al 31 marzo 2022. L’aumento contrattuale previsto sui minimi (Tem, trattamento economico minimo) nel triennio sarà di 140 euro (5° livello), mentre il trattamento economico complessivo (Tec) sarà di 164 euro in tre tranche. Gli ulteriori elementi economici che vanno a completare l’aumento salariale sono le quote destinate in aggiunta alla contrattazione di 2° livello, pari a 200 euro per ogni anno di vigenza contrattuale. L’indennità sottosuolo che viene aumentata di 2 euro lordi; l’indennità quadri (circa un terzo della manodopera) che sale a 70 euro, con un incremento di ben 13 euro.

Per quanto riguarda la previdenza complementare è stato definito un aumento della quota a carico delle aziende che è stata portata al 2%. Sulla componente normativa, è stato esteso il campo di applicazione contrattuale alle attività di bonifica e recupero dei siti minerari dismessi; si è inoltre convenuto di ampliare la partecipazione del sindacato nelle scelte e nell’indirizzo dello sviluppo industriale delle imprese, così come previsto dall’accordo interconfederale del marzo 2018. Sul delicato tema della sicurezza sono state aumentate le agibilità per la formazione e l’attività degli Rlsa (i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e l’ambiente), raddoppiandone il monte ore a disposizione.

Si sono anche definiti gli strumenti finalizzati alla formazione professionale, alla ricomposizione e all’arricchimento delle mansioni dei lavoratori, e si sono istituite tre commissioni paritetiche per affrontare le tematiche del mercato del lavoro in relazione all’evoluzione legislativa, al sistema classificatorio, e alla possibilità di far confluire il welfare aziendale, oggi analogo a quello del settore chimico, a quello del settore energia e petrolio. Insomma, un testo che garantisce le migliori risposte possibili alle esigenze degli addetti di questo settore, assicurando dignità e sicurezza ad un lavoro duro e difficile, ma che oggi per fortuna si svolge sempre meno in sottosuolo, con una attenzione maggiore alla bonifica di miniere, cave e saline. Un settore sempre più professionalizzato, perché contempla anche la ricerca tecnologica e lo sviluppo produttivo connessi ai siti minerari.

Il contratto, e questo ci inorgoglisce, pone il lavoratore, anzi la persona, al centro della nostra azione, valorizzando un sistema di relazioni industriali partecipativo, caratterizzato dal costante ricorso al dialogo. Il testo, al pari dei contratti sottoscritti recentemente, come quello della chimica, dimostra che un sistema di relazioni industriali più efficace, moderno e partecipativo è necessario per qualificare e realizzare processi di trasformazione e di digitalizzazione nella manifattura e nei servizi innovativi, tecnologici e di supporto all’industria.

Lavoro e contrattazione. La lezione delle miniere

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