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A Caracas è tutto pronto per l’insediamento del presidente Nicolás Maduro, che si dispone a governare altri sei anni, anche se del Venezuela ne resta ben poco. La comunità internazionale (tranne Cuba, Bolivia, Nicaragua, Russia e Turchia) hanno dichiarato che non riconosceranno questo nuovo mandato, a causa delle irregolarità che si sono registrate nel processo elettorale del 20 maggio.

La capitale è blindata dalle forze armate. I militari hanno anche bloccato l’accesso alla zona centrale della capitale e hanno posto un presidio nelle adiacenze del Palazzo legislativo. Simili movimenti si sono registrati nelle principali città San Cristobal (Stato di Tachira), Maracaibo (Zulia) e Barquisimeto (Lara). Il giuramento di Maduro avverrà davanti al Tribunale supremo di giustizia e non, come prevede in prima istanza la Costituzione, davanti all’Assemblea nazionale, che è controllata dall’opposizione.

Mentre l’Unione europea ha confermato che considera poco trasparente il risultato elettorale delle ultime presidenziali in Venezuela, in Italia pochi rappresentanti del governo hanno preso posizione sulla crisi venezuelana.

In passato i parlamentari del Movimento 5 Stelle, Manlio Di Stefano e Ornella Bertorotta, hanno visitato Caracas, invitati dal presidente Maduro per commemorare l’anniversario della morte di Hugo Chávez. Anche gli onorevoli Pier Ferdinando Casini e Renata Bueno hanno toccato con mano, tempo fa, quanto sta succedendo nel Paese sudamericano, restando vicino soprattutto alla grande comunità di italiani residenti in Venezuela.

Oggi, purtroppo, regna il silenzio. In un’intervista al quotidiano italiano in Venezuela, La Voce d’Italia, il sottosegretario agli Esteri con delega per gli italiani nel mondo, Ricardo Merlo, ha dichiarato che il Venezuela continua ad essere al centro dell’attenzione.

“È assai difficile aiutare un governo che non vuole essere aiutato – ha dichiarato, in riferimento al rifiuto degli aiuti umanitari da parte del governo venezuelano – Quando si ascolta il presidente Maduro non si capisce se sta parlando del Venezuela o della Svizzera”. Merlo insiste che la soluzione ai problemi del Venezuela la deve trovare il governo del Venezuela: “Noi aiutiamo, vogliamo aiutare. L’ostacolo è il governo venezuelano che non vuole. […] L’economia non esiste più ma il Venezuela resta un Paese sovrano – sostiene -. Non possiamo intervenire”.

In Venezuela arriverà il nuovo ambasciatore italiano, Placido Vigo, esperto di geopolitica e dell’America latina, già ambasciatore a Buenos Aires ai tempi della crisi del 2001.

Poi c’è la stampa… almeno quella digitale. In Italia pochi parlano di quanto sta succedendo in Venezuela. Tranne un sito d’informazione e approfondimenti, L’Antidiplomatico: sito web che divulga la linea filo-russa del Movimento 5 Stelle (nato a nome di Alessandro Bianchi, giovane della sinistra radicale romana e uno dei più stretti collaboratori di Alessandro Di Battista, secondo quanto scrive La Stampa). L’Antidiplomatico dedica quasi quotidianamente un articolo, intervista o commento sulla crisi venezuelana. Peccato che della crisi in sé se ne legge poco, il focus è sempre sulla lente ideologica.

“Venezuela, Maduro: ‘Il popolo è pronto a difendere la sovranità’”; “La Russia lancia l’allarme sulle ‘teste calde’ negli Usa pronte a scatenare una guerra contro il Venezuela”; “Venezuela. 600 artisti, attivisti e accademici esprimono sostegno a Maduro”; “La denuncia di un senatore russo: gli Usa preparano una rivoluzione colorata in Venezuela”, sono alcuni dei titoli pubblicati dal sito. Per chi si limita a leggere solo L’Antidiplomatico, la mancanza di cibo e medicine, l’emergenza di denutrizione e gli indici di criminalità del Venezuela non esistono.

Ci sono anche interviste a personaggi che, nelle loro dichiarazioni, trattano poco la realtà quotidiana dei venezuelani. Come ad esempio Luciano Vasapollo, coordinatore del Capitolo Italiano della Rete degli Intellettuali in Difesa dell’Umanità: “Se il governo italiano che si dice del cambiamento difende davvero e non a chiacchiere la sovranità popolare non attacchi quella del Venezuela […] il popolo è con Maduro. Oltre alla maggioranza assoluta dei Paesi del mondo e due potenze del calibro di Russia e Cina. Senza, infine, dimenticare le oltre 80 organizzazioni europee che hanno espresso sostegno alla Rivoluzione Bolivariana”. Secondo lui la questione è nettamente geopolitica: “L’imperialismo oggi vuole riconquistare l’America Latina perché in un momento di crisi sistemica è necessario per Usa e Ue appropriarsi di quelle risorse che il Venezuela possiede in abbondanza”.

Firma di punta sui temi venezuelani a L’Antidiplomatico è Geraldine Colotti. Tranne un’intervista pubblicata in due parti ad Alessandro Di Battista, la giornalista de Il Manifesto dedica molto la sua penna al Venezuela. Colotti, nata a Ventimiglia, è stata militante delle Brigate rosse. Ha vissuto a lungo a Parigi, e oggi vive e lavora a Roma. Sul suo sito non è precisata l’ultima volta che è stata in Venezuela. “L’andirivieni ordinario alla frontiera con il Venezuela continua a essere descritto come ‘esodo biblico’ di disperati in fuga dalla ‘dittatura’ – scrive Colotti -. Le immagini sono sempre le stesse. Secondo le cifre sparate dai media mainstream, in Venezuela non resterebbero più che quattro gatti disperati. In Italia c’è sempre qualche ‘cugino’ pronto a giurarlo, sostenuto dalle ‘organizzazioni umanitarie’ ben foraggiate anche quest’anno da Washington”.

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