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Quanti, fuori dai confini della Capitale, conoscono i diversi salotti che a colpi di ambientazioni riservate e ingressi ancora più selezionati si contendevano le personalità del mondo della politica, imprenditoriale, della cultura che popolavano Roma? A pochi giorni dalla morte di una signora dei salotti come Sandra Verusio, Formiche.net ha chiesto qualcosa di più a chi di salotti romani è il più grande esperto: Umberto Pizzi.

“La differenza tra il salotto di Maria Angiolillo e quello di Sandra Verusio è che mentre al primo sono riuscito ad entrare diverse volte, anche se senza macchina fotografica, al secondo non sono mai stato ammesso”, racconta Pizzi, spostando la memoria verso gli anni in cui si appostava fuori dal Villino Giulia in attesa che gli ospiti di Maria Angiolillo scendessero la famosa scalinata, l’unica che portava all’ingresso della Villa. “Nel corso degli anni – prosegue Pizzi – ho chiesto a Sandra Verusio di farmi entrare, ma lei ha sempre rifiutato. ‘Ho ospiti importanti’, mi diceva, ma non capiva che avrei fatto delle foto che sarebbero rimaste nella storia”. “Lei era la vera radical chic con la puzza sotto il naso e pensava che i fotografi e le foto fossero tutti uguali, invece non è così”.

(SANDRA VERUSIO VISTA DA UMBERTO PIZZI. FOTO D’ARCHIVIO)

Così è stato, anche se gli scatti di Pizzi non hanno mai oltrepassato la porta di ingresso del salotto della “sinistra” di Verusio. “C’erano tre tipi di salotti – racconta – con tre diversi stili. Il salotto di Marisela Federici, in cui la parola d’ordine era il divertimento e il buon cibo. Poi c’era il salotto di Maria Angiolillo, più serio, in cui partecipavano imprenditori e politici ed era un salotto di affari. Mentre il salotto di Sandra Verusio, in cui protagonisti erano il meglio del mondo culturale, principalmente di sinistra, era un salotto di idee, in cui regnava una grande cultura ma con sobrietà”.

“Il salotto di Sandra Verusio – ricorda ancora Pizzi – è l’unico a cui andasse Massimo D’Alema. Arrivava in sordina e lo facevano entrare velocemente, chiudendo subito la porta”. Non nasconde, Pizzi, che tra Angiolillo e Verusio ci fosse una certa rivalità. “Ricordo che una volta Piero Fassino andò da Maria Angiolillo. Sandra Verusio si arrabbiò tremendamente, perché pensava di dover avere l’esclusiva sul mondo della sinistra”.

(IL SALOTTO DI MARIA ANGIOLILLO VISTO DA PIZZI. FOTO D’ARCHIVIO)

Ma facendo non uno, ma due passi indietro, si arriva alla persona Sandra Verusio, non più alla signora dei salotti. “Quando era giovane era una donna bellissima, molto corteggiata. Era sempre perfetta, elegante e altezzosa, anche se mai offensiva. Frequentava tutti i salotti e le feste degli altri, e poi organizzava il suo. Era una donna che non si è fatta mancare niente”. “Da lei Agnelli era di casa, andavano i Kennedy, tutti gli industriali più famosi d’Italia. Il suo salotto era il salotto esclusivo per eccellenza, molto più di quello di Maria Angiolillo”. “Ho sempre avuto un buon rapporto con entrambe – conclude Pizzi – anche se mi guardavano sempre con un certo timore. Temevano che facessi delle foto cattive, ma sapevano che le mie foto avevano un seguito, quindi cercavano di essere più belle possibile, e come dimostrano le mie foto, così è stato”.

(UMBERTO PIZZI RICORDA IL SALOTTO DI MARIO ANGIOLILLO. L’INTERVISTA)

Maria Angiolillo e Sandra Verusio. I salotti romani raccontati da Umberto Pizzi

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