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È un segreto a voce, ma con il filtro di un audio del segretario di Stato americano Mike Pompeo, la profonda e rischiosa divisione dell’opposizione venezuelana è tornata in primo piano.

LO SFOGO DI POMPEO

(Maduro) non si fida dei venezuelani. Non dovrebbe. Tutti cospirano contro lui. Ma purtroppo tutti cospirano anche contro sé stessi. Questo è stato il dilemma, mantenere l’opposizione unita si è dimostrato tremendamente difficile”, ha detto Pompeo alla conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane la scorsa settimana. L’audio è stato diffuso dal quotidiano The Washington Post e successivamente dalla Cnn.

“Non solo era pubblico da mesi – continua Pompeo -, ma dal giorno in cui sono diventato direttore della Cia questo era al centro dell’impegno del presidente Trump. Abbiamo cercato di offrire sostegno a diverse istituzioni religiose affinché l’opposizione potesse unirsi”.

CIRCA 40 EREDI DI MADURO

La preoccupazione del segretario di Stato riguarda il giorno della fine del regime chavista: “Nel momento in cui Maduro se ne andrà, tutti alzeranno la mano e diranno ‘prendetemi, sono io il prossimo presidente del Venezuela’. Saranno più di 40 persone che credono di essere eredi legittimi di Maduro. Non so quando, ma conosco la modalità. La partenza di Maduro è importante e necessaria”.

Inoltre, Pompeo ha dichiarato che sono i cubani “il cuore dei problemi economici” dei venezuelani: “Credo che dobbiamo trovare un modo di scollegarli dal Venezuela. Stiamo lavorando duro per riuscirci”.

Shannon O’Neil, esperta del Venezuela nel Consiglio di Rapporti esteri, ha detto al Washington Post che Pompeo è “il primo funzionario di alto livello che ho sentito molto sincero pubblicamente sulla debolezza dell’opposizione”.

LE REAZIONI DA CARACAS

Le reazioni da Caracas sono state immediate. Jorge Botti, già presidente di Fedecámaras, la Confindustria venezuelana, ha scritto su Twitter: “Senza commenti. Questa (l’opposizione) è la vera tragedia”.

L’avvocato venezuelano Mariano de Alba, invece, è stato più esplicito: “Senza un’opposizione unita, affiancata da una strategia e principi basici, è molto improbabile che il Venezuela possa raggiungere la transizione verso la democrazia di cui necessita per ricostruire il Paese. Altrimenti la ripresa del Paese sarà molto più lenta e difficile”.

“Un’opposizione dispersa, avvolta da una rissa intestina, non solo ritarda la transizione ma potrebbe anche evitarla – ha scritto Andrés Cañizález, fondatore di Medianalisis – lasciando Maduro nel potere o permettendo al chavismo di giocare con un rimpiazzo”.

“Pompeo svela l’incubo che è per Washington mantenere unita l’opposizione venezuelana – ha scritto Francisco Poleo, direttore di Business Development – E prevedibilmente l’incubo si allarga a tutti i Paesi alleati. Sono anni che sento nei vertici internazionali lamentele per la divisione dell’opposizione in Venezuela”.

Per Orlando Avendaño, editor di PanAmPost, lo sfogo di Pompeo esprime “la frustrazione dell’amministrazione di Donald Trump per dovere gestire un’opposizione adolescente e infantile”, che non ce la sta facendo contro il regime di Maduro.

Con questa opposizione non batteremo mai Maduro. Pompeo deluso dal Venezuela

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