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“Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che la scuola può fare” (Calamandrei)

La famiglia dovrebbe favorire la conoscenza anzitutto di se stessi, e quindi del mondo. Ma è in crisi profonda… Dunque si guarda alla scuola: ma quanto, in questo contesto, è davvero importante lo studente? In Italia (unica eccezione in Europa con la Grecia) egli non può neppure scegliere la buona scuola pubblica, paritaria o statale, che pure la Legge gli presenta. Addirittura, si afferma ciò che è in contraddizione con la legge stessa. Si tratta di un’affermazione grave, priva di qualsivoglia conoscenza etica, storico-sociale, economico-giuridica: «Se vogliono le scuole private, se le paghino. Per gli altri c’è la scuola di Stato». Come dire: “Se vuoi essere operato di appendicite al San Raffaele, pagatelo. Altrimenti vai nel primo ospedale statale che trovi”. Peccato che il San Raffaele sia pubblico e accessibile a tutti. Esattamente come le scuole paritarie: per legge (L.62/2000) pubbliche, ma non accessibili a tutti. Solo a chi se le può permettere.

Il presupposto economico errato e fuorviantebasato sull’ignoranza dei più – è che, per il cittadino che ha pagato le tasse e che volente o nolente la sceglie, la scuola statale non costi niente. In realtà, essa costa 10.000 € all’anno, più la risma di carta che ogni studente deve portare, più l’acqua, i pennarelli… la carta igienica, se siamo all’Infanzia o alla Primaria! Invece, il cittadino che pure ha pagato le tasse ma vuole scegliere la scuola pubblica paritaria (quella che dallo Stato non è gestita, ma controllata ai sensi di legge, e che svolge un servizio pubblico, come il San Raffaele) paga la seconda volta con la retta (che si aggira tra i 3000 e i 5000 €).

Di certo il diritto alla libertà di scelta dei genitori e il diritto di apprendere dello studente entro un pluralismo educativo, seppur sancito fin dal 1948 dalla Costituzione italiana e dalla dichiarazione dei diritti dell’uomo, ad oggi non è ancora stato garantito.

La soluzione c’è. Il costo standard garantirebbe il diritto dei genitori alla libertà di scelta, degli allievi a studiare senza alcuna discriminazione economica, dei docenti ad insegnare, a parità di titolo, con il medesimo stipendio, della scuola statale a funzionare con la leva dell’autonomia, dei cittadini ad avere le migliori scuole grazie alla meritocrazia, alla valutazione, alla libera concorrenza sotto lo sguardo garante dello Stato.

Ed è qui che mi sorge il dubbio: se una operazione di diritto civile, nonché di grande interesse economico e valore culturale, come quella rappresentata dal costo standard (che ci permetterebbe, oltretutto, di non essere la più grave eccezione in Europa) non viene attuata, non è forse perché uno Stato di diritto, al fine di garantire i diritti che riconosce, dovrebbe essere in grado, per preparazione e trasparenza, di esercitare un effettivo controllo, chiudendo gli pseudo diplomifici? E invece no: chi potrebbe e dovrebbe smantellare questa stortura, per quanto residuale, la utilizza invece per confondere le acque e distrarre i cittadini dall’unico e reale diritto riconosciuto e non garantito, vale a dire la libertà di scelta educativa dei genitori! A meno che non si intenda fare riferimento a quelli «incapaci di intendere e di volere» di cui al comma 2 art. 30 (per loro provvede lo Stato). E così, nella confusione generale, i cittadini diventano sudditi…

Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che la scuola può fare

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