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Sulla partecipazione italiana al programma F-35 si attendono gli esiti della valutazione tecnica promossa dal ministero della Difesa, guidato da Elisabetta Trenta. Sul tema è tornato a parlare il sottosegretario Raffaele Volpi, a Livorno per visitare la Brigata Folgore, mentre dagli Stati Uniti arrivano le nuove indicazioni sulle capacità del velivolo, che conferma l’assoluta superiorità rispetto agli assetti di quarta generazione.

LE PAROLE DI VOLPI

“Ho visto gli F-35 nella fabbrica di Cameri (in provincia di Novara, cuore della partecipazione italiana al programma, ndr) e poi in dispiegamento a Decimomannu la settimana scorsa”, in Sardegna, dove l’Aeronautica ha impegnato sei velivoli per addestramento. “Penso – ha aggiunto Volpi – che siano qualcosa di diverso da quello che ci immaginiamo come un aeroplano: sono piattaforme di tecnologia avanzatissima che escono dall’idea tradizionale di strumento militare e sono una nuova generazione”. Nel frattempo, è ancora in corso la valutazione tecnica promossa dal dicastero di Elisabetta Trenta sull’impegno italiano che, per adesso, prevede un impegno all’acquisto di 90 velivoli. “Non so quale sarà la scelta definitiva per l’investimento – ha notato il sottosegretario – dal mio punto di vista è una piattaforma che ha una importanza notevole nella capacità di deterrenza e di postura internazionale che il Paese può avere”.

L’ESERCITAZIONE RED FLAG

Sulla stessa linea, da oltreoceano arrivano i commenti entusiasti dei piloti americani protagonisti dell’esercitazione Red Flag, svolta periodicamente dagli Stati Uniti per addestrare i militari al combattimento aereo. Per tre settimane, diverse squadre si sono sfidate in modalità simulata, riproducendo in tutto scenari operativi. Già due anni fa, gli F-35 si distinsero con una media di 20 nemici abbattuti per ogni caccia perso. L’ultima edizione, conclusasi da poco, ha visto impegnati dodici F-35 A del 4° Squadrone caccia del 388° Fighter Wing dell’Usaf, alle prese con altri velivoli provenienti da molteplici Forze armate, per un totale di circa tremila soldati coinvolti.

LA CAPACITÀ DELL’F-35

Anche quest’anno, ha spiegato il generale Dave Goldfein, capo di Stato maggiore della US Air Force, gli F-35 “hanno superato le nostre aspettative, non solo riuscendo a sopravvivere, ma anche raggiungendo gli obiettivi”. Il velivolo di quinta generazione avrebbe mostrato capacità di gran lunga superiori ai caccia di quarta, pure se nelle mani di piloti meno esperti. Il colonnello Joshua Wood, comandante Operations group del 388°, ha raccontanto: “Avevo come gregario un pilota nuovo dell’F-35A, con sette o otto uscite per l’addestramento; si è attaccato alla radio e, rivolgendosi a un pilota con tremila ore di volo su un capacissimo aereo di quarta generazione ha affermato ‘Ehi amico, girati, stai per essere colpito, c’è una minaccia proprio sopra il tuo naso’”.

“UNA RIVOLUZIONE”

Ciò testimonia, ha notato Goldfein, che l’F-35 è molto di più di un velivolo da combattimento. Come affermano da tempo anche i vertici militari italiani (più recentemente è stato il capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli) si tratta di una “rivoluzione politico-militare”, un “game changer” capace di garantire una situational awareness senza pari. Lo stesso concetto è stato espresso da Goldfein in risposta ad alcune rilevazioni critiche sulla precisione dei cannoni da 25 mm sulla versione A. “Considerando ciò per cui abbiamo realizzato l’F-35, non sono sicuro che il cannone sia ciò su cui dovremmo concentrarci; quando parliamo di quinta generazione, anche la capacità stealth è in realtà solo una piccola parte; si tratta di fusione di informazioni”.

Lockheed operativa

F-35, le parole del sottosegretario Volpi e le esercitazioni negli Usa

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