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Dopo una discesa di sette minuti, seguita con il fiato sospeso da tutto il mondo, il lander robotizzato della Nasa InSight è ammartato alle 20.47 di ieri, ora italiana. InSight (Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport) partito da Vandenberg, in California, il 5 maggio scorso, sta bene, è stato lui stesso a dircelo con un unico “beep”, atteso con trepidazione al Jpl Nasa di Pasadena per tutto il tempo della caduta. La prima foto è finita su Twitter: “Qui c’è una bellezza tranquilla. Mi guardo attorno per esplorare la mia nuova casa”.

L’arrivo della sonda americana apre la strada alle due successive missioni marziane: quella sempre statunitense Mars2020 ed ExoMars 2020, missione dell’Esa a guida italiana scientifica e industriale. Entrambe porteranno sul suolo del pianeta rosso un rover. In particolare, ExoMars studierà per la prima volta il sottosuolo marziano fino a 2 metri, nella speranza di trovare tracce di una evoluzione biologica passata o presente. “Tutto quel che riusciamo a scoprire del pianeta più simile alla Terra ha una valenza scientifica e filosofica di grande portata per tutti noi”. Afferma Piero Benvenuti, commissario straordinario dell’Agenzia spaziale italiana.

Ma cosa farà adesso InSight? “I prossimi giorni saranno dedicati a verificare lo stato di salute di tutti i sottosistemi del lander, poi si attiveranno le telecamere per riprendere le immagini dettagliate di tutto quello che c’è intorno, che saranno usate dal team scientifico di InSight per scegliere il punto preciso dove posizionare il sismografo e la sonda termica (principali strumenti scientifici della missione, ndr), che andrà sotto la superficie fino a 5 metri”. Spiega a Formiche.net, Raffaele Mugnuolo, responsabile scientifico di Asi per la missione Esa ExoMars. “Dopodiché ci saranno le operazioni di posizionamento degli strumenti, che in seguito cominceranno a fare le loro acquisizioni. Per queste serviranno almeno 12 mesi. Se tutto funzionerà, andranno avanti anche dopo. Nel giro di 6-8 mesi cominceranno ad arrivare i primi dati, che dopo essere stati relazionati con quelli delle precedenti missioni, saranno pubblicati”.

InSight ha rappresentato una missione storica per gli Stati Uniti, gli unici finora ad arrivare su Marte con un proprio lander, e sarà di importanza fondamentale per la comprensione del pianeta rosso. “Questa missione è particolarmente importante, in quanto è la prima destinata a studiare la struttura interna di Marte”. Prosegue Mugnuolo. “Noi conosciamo un sacco di cose della superficie, ma non sappiamo quasi nulla del suo interno. Quanto è largo lo strato roccioso ad esempio, è un’informazione che non abbiamo e che ci servirà in vista delle future missioni”. “Il programma di esplorazione marziano è un progetto a lungo termine, fatto da tante missioni, ognuna delle quali copre un tassello per la comprensione del pianeta”.

In particolare, InSight ha due strumenti che determineranno il profilo termico con una sonda che cercherà di andare sotto la superficie e di misurare la temperatura mano mano che scenderà. “Questo profilo termico sarà associato alle onde sismiche a cui si legherà il sismografo. Le informazioni, ad oggi mancanti, fornite da InSight, saranno messe in relazione con quelle acquisite dalle missioni precedenti e serviranno ad orientare meglio gli obiettivi delle missioni previste per il 2020”.

A quella data, una delle cose mai fatte prima, sarà la possibilità di scavare fino a 2 metri di profondità, con una trivella italiana realizzata dall’italiana Leonardo, e prelevare campioni. “Questa operazione – spiega Mugnuolo -, con i dati fornita da InSight sul versante tecnico, potrà aiutare gli scienziati a capire meglio la composizione dei campioni che verranno prelevati dalla missione europea”.

L’obiettivo finale riguardo Marte è quello di portarci l’uomo e anche la missione InSight va in questa direzione. “Ogni missione – conclude Raffaele Mugnuolo – aggiunge qualcosa all’arrivo di un equipaggio umano su Marte. Pensiamo all’operazione di ammartaggio. Se guardiamo le statistiche la percentuale di fallimento è alta. Acquisire la capacità di scendere in modo sicuro, senza danneggiare nulla, è uno dei tasselli che serviranno alle missioni future. Ogni missione di questo genere poi aiuta a capire meglio l’ambiente marziano, quindi ad identificare i potenziali rischi per un equipaggio umano. Molti li conosciamo, ma ci sono sempre delle incognite da risolvere prima di poter programmare una missione del genere”.

A bordo del lander di Insight, la cui fase di atterraggio è stata seguita dall’antenna del Sardinia Radiotelescope (Srt), è presente anche Larri, un microriflettore di ultima generazione sviluppato dall’Infn con il supporto dell’Asi, che fornirà la posizione accurata del lander durante l’esplorazione di Marte. A trasmetterne i dati, grazie a un’antenna ad alto guadagno pieghevole, i primi cubesat della Nasa nello spazio, MarCO-A e B, che hanno seguito Insight durante tutta la crociera nello spazio.

A guidarla invece, nel suo lungo viaggio, un sensore d’assetto italiano, lo “Star Tracker”, progettato e costruito da Leonardo a Campi Bisenzio. Il sensore ha calcolato dieci volte al secondo l’orientamento della sonda. È la quarta volta che un sensore di costruzione italiana guida una missione della Nasa diretta su Marte. Lo strumento ha integrato le osservazioni del sensore con una mappa memorizzata, composta da circa 3.000 stelle, fornendo al computer di bordo i dati per tenere la sonda interplanetaria sulla giusta rotta.

insight marte

Vi spiego il cammino marziano di Insight. Parla Mugnuolo (Asi)

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