Skip to main content

Grandi organizzazioni stanno sperimentando con successo, anche in processi core come le supply chain, l’adozione della blockchain: è il caso di Walmart per la filiera del food, di De Beers per l’autenticità dei diamanti, di Maersk per la logistica dei trasporti marittimi e gli esempi potrebbero continuare ancora.
In sostanza si sta assistendo, come avviene in occasione dei grandi “boom” tecnologici, ad una “corsa alla blockchain”, guidata soprattutto dall’hype creatosi attorno al tema delle criptovalute che si basano sulla catena a blocchi, con la differenza che quest’ultima può esistere ed essere utilizzata con diverse finalità e in maniera indipendente, mentre non è realizzabile il contrario.

Le criptovalute hanno, pertanto, letteralmente spostato l’attenzione di media e società verso l’aspetto economico che il substrato blockchain offre, con particolare riferimento alle ICO (Initial Coin Offering), in parte, seppur minima, milionarie.
Allo stesso tempo, la maggior parte delle definizioni di blockchain ad oggi reperibili sul web riprende termini tecnici quali “database”, “struttura dati” o “registro distribuito”: tutti termini sicuramente corretti, ma finalizzati ad individuare e a precisare l’aspetto tecnologico del paradigma blockchain. Ciò risulta coerente con quello che attualmente rappresenta un ulteriore fine predominante della catena a blocchi, oltre a quello citato in precedenza, ovvero una grande attenzione alle modalità implementative delle DLT cui la blockchain afferisce.

Il focus principale cui stiamo assistendo coinvolge, dunque, principalmente due filoni sintetizzabili ironicamente con: “come diventare ricchi con le criptovalute” e “è la moda di oggi, bisogna usare blockchain” che si traducono, generalizzando, in un filone economico-implementativo particolarmente evidente.
È pur vero che Satoshi Nakamoto, pseudonimo dell’inventore del Bitcoin, nel suo paper “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System” propose, esattamente dieci anni fa, una soluzione al problema della doppia spesa nell’ambito dei pagamenti elettronici (in generale per il trasferimento di valore), ma è altrettanto vero che la soluzione proposta pone alla propria base un insieme di elementi tali da renderne il meccanismo di funzionamento universale: rete peer-to-peer, firme digitali, timestamping, funzioni crittografiche di hash. Tale combinazione consente di ottenere un’organizzazione sequenziale di blocchi di transazioni, i principali elementi della catena, scritti in maniera immutabile su un registro distribuito. La conseguente assenza di un intermediario fa sì che venga meno il dominio centralizzato sull’informazione sia in termini di possesso sia in termini di modificabilità. La distribuzione delle informazioni verso tutti gli utenti evita la presenza in rete di attori assoggettati ad altri, così come il consenso, che segue precise regole, assicura l’irreprensibilità e l’integrità dell’informazione validata sul registro distribuito.
Sono proprio queste le caratteristiche che devono sempre essere mantenute per attuare e rafforzare il paradigma blockchain, pensato per dare lo stesso potere a tutti gli utenti della rete che vi partecipano. Probabilmente il fine di Satoshi Nakamoto non era solo quello di esporre e presentare il concetto di bitcoin, ma quello di offrire la possibilità di guardare oltre la combinazione degli elementi tecnici necessari per realizzare una blockchain, dandole una visione “più alta”.

L’idea alla base della blockchain è soprattutto ideologica: è il lato sociale e democratico della stessa a rappresentare il suo aspetto più dirompente. La blockchain – a prescindere dalla sua implementazione – deve rispecchiare i principi base su cui si fonda: decentralizzazione, trasparenza, immutabilità, consenso democratico e distribuzione del patrimonio informativo, creando fiducia dove essa non esiste (o non può esistere).

Per poter dar forza a questa visione, in termini di realizzabilità, uno spunto interessante, applicabile a tantissimi contesti, economici, sociali e personali, riprende lo speech di Simon Sinek che, durante il TEDxPuget Sound del 2009, ha espresso in maniera strepitosa l’idea chiave che guida le azioni dei grandi leader: il Golden Circle.
Il Golden Circle è costituito da tre cerchi concentrici: “What”, “How” e “Why” (dal più esterno al più interno). Ogni persona, azienda o organizzazione sa “cosa” fa, qualcuno sa “come”, ma quasi nessuno sa “perché”. E con “perché” non si intende il risultato finale o il prodotto di un’azione, bensì “qual è lo scopo? Qual è l’obiettivo? Qual è la motivazione?”.

Sinek ha citato diversi esempi come Martin Luther King (la cui frase più celebre non è “I have a plan”, bensì “I have a dream”), come Apple, la cui forza è riuscire a comunicare l’origine dei motivi che portano a produrre i dispositivi con la mela (“People don’t buy what you do; they buy why you do it.”). Ancora tra gi esempi citati, Samuel Pierpont Langley che, pur in possesso dei mezzi migliori per raggiungere l’obiettivo del primo volo – sia in termini economici (circa 50mila dollari dal Dipartimento della Guerra) sia in termini di competenze (cattedra ad Harvard e staff qualificato) – non vi riuscì. I fratelli Wright, invece, privi di un’educazione universitaria e autofinanziandosi tramite i guadagni del proprio negozio di biciclette, avevano, però, un obiettivo ed una convinzione più forti di tutto il resto e, il 17 dicembre 1903, spiccarono il volo.

E allora quale potrebbe essere l’elemento distintivo fra tutte le realtà nazionali ed internazionali attive sul tema blockchain alla luce del numero sempre crescente di associazioni, startup e aziende consolidate che stanno indagando i benefici della catena a blocchi? Come valorizzare al meglio l’attenzione politica ed economica sempre più elevata?
Quale potrebbe essere la chiave di volta che consente di comprendere pienamente l’intero puzzle tratteggiato dal paradigma blockchain?
Probabilmente chi riuscirà ad identificare nella propria proposizione il valore aggiunto del “why”, chi partirà dal cerchio più interno e non da quello più esterno chiedendosi un semplice, ma efficacissimo, “Perché adottare la tecnologia blockchain?”.

blockchain

Perché adottare la tecnologia blockchain? Il dibattito in corso

Di Carmine Coscarella

Grandi organizzazioni stanno sperimentando con successo, anche in processi core come le supply chain, l’adozione della blockchain: è il caso di Walmart per la filiera del food, di De Beers per l’autenticità dei diamanti, di Maersk per la logistica dei trasporti marittimi e gli esempi potrebbero continuare ancora. In sostanza si sta assistendo, come avviene in occasione dei grandi “boom”…

Shell InventaGiovani. Ecco su cosa puntano le start up lucane

Prodotti tipici lucani, un emporio dove si possono trovare eccellenze italiane e progetti edilizi su misura. Eccole le tre start up nate nel 2018 grazie alla partecipazione al programma Shell InventaGiovani, programma di investimento sociale promosso in Basilicata da Shell Italia E&P. Attivo dal 2010 InventaGiovani è parte del più ampio progetto globale Shell LiveWire e propone attività di formazione…

Così i top manager italiani vedono la trasformazione digitale

Di Enrico Mercadante e Paolo Spagnoletti

In uno spirito aperto e collaborativo, venti top manager italiani responsabili della trasformazione digitale delle loro aziende, hanno preso parte al Digital Advisory Board (Dab), un’iniziativa promossa dalla Luiss Business School e da Cisco per approfondire l’impatto delle tecnologie digitali per le imprese e la società con particolare attenzione alle sfide per la loro messa in pratica. Sono state identificate tre principali aree di interesse e sono stati organizzati…

Beresheet ha fallito, ma Israele ci riproverà

“Non smettere di credere! Ci siamo avvicinati ma sfortunatamente non siamo riusciti ad atterrare”. Con questo tweet il team di SpaceIL ha annunciato il fallimento della missione di Beresheet, letteralmente "in principio", che avrebbe dovuto rappresentare il primo allunaggio di una missione spaziale privata, arrivando a toccare il Mare della Tranquillità, lo stesso dove sono arrivate le missioni Nasa Apollo…

Ricordando Berselli per seguire il suo esempio

Non appartiene a tutti il dono della chiarezza e della sintesi. Farsi capire sembra essere diventato difficoltoso in una società che non legge e non ascolta. Ecco perché è necessario rivedere completamente le principali regole comunicative sopratutto in un momento in cui le informazioni viaggiano così velocemente da non poterle afferrare. Tutto si sovrappone e restano poche cose da filtrare…

free nato

Turchia, Libia e il fattore Trump. Vi spiego come la pensiamo al quartier generale della Nato

Possibile intervento della Nato in Libia? “No, la crisi non si risolve sul campo di battaglia”. Parola di Rose Gottemoeller, vice segretario generale dell'Alleanza Atlantica, numero due di Jens Stoltenberg, che abbiamo incontrato a margine dell'evento organizzato a Roma dal Nato Defense College per festeggiare i settant'anni della Nato, con lo sguardo dritto verso le (tante) sfide del futuro. Approdata…

Haftar non ce l’ha con l’Italia. Ma la Libia non è più una partita dell'Occidente. Parla Frattini

Continua l’avanzata di Khalifa Haftar su Tripoli. Di ora in ora le milizie del Feldmaresciallo stringono la cerchia attorno alla capitale. Fayez al-Sarraj è stato lasciato solo dalla comunità internazionale e da un’Europa schiantatasi sui veti francesi. L’Italia osserva da Palazzo Chigi con un vertice straordinario di governo convocato questo pomeriggio. “Contiamo quanto gli altri Paesi europei, cioè poco e…

Le vecchie regole del Def o una scelta non convenzionale?

Che tutta la procedura, che regola la sessione di bilancio, sia malata di barocchismo è un dato più volte denunciato. Questa volta, tuttavia, complice il clima pre-elettorale e la crisi finanziaria in atto, si è raggiunto l’apice dell’assurdo. Con un susseguirsi di proposte e contro proposte che non hanno alcunché di realistico, ma mirano solo alla pancia dei singoli elettori.…

L'operazione verità dietro il Def. L'analisi di De Romanis

Chi l'ha detto che il Documento di economia e finanza appena approvato dal governo (10 aprile) è tutto da buttare? Qualcosa di buono c'è nel testo di finanza pubblica che getta le basi della prossima manovra d'autunno. Attenzione, non vuol dire che le pecche non ci siano, anzi, i buchi neri sono più d'uno. Ma a leggere in controluce il…

Nexi sfida i mercati e diventa il bancomat di Piazza Affari

La promessa è stata mantenuta. Nexi società attiva nel settore dei pagamenti digitali, da martedì debutterà a Piazza Affari con un prezzo di offerta fissato in 9 euro per azione. E arriva prima delle elezioni europee come aveva anticipato a inizio anno l’amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi. Dettaglio non di poco conto vista l’incertezza politica che potrebbe emergere…

×

Iscriviti alla newsletter