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Un gruppo di terroristi hanno tentato, questa mattina, di assaltare il ministero degli Esteri libico a Tripoli. Due si sono fatti esplodere, gli altri tre sono rimasti uccisi. La zona, fanno sapere fonti di agenzia, è ora sotto controllo ed è presieduta dalle forze di sicurezza libiche. Sono tre, invece, le vittime dell’attacco.

LE VITTIME

L’attacco ha provocato la morte di Hibraim Shibani, diplomatico e direttore generale del dipartimento relazioni islamiche del ministero degli Esteri libico, e altre due vittime, tra cui Abdulrahman Mazoughi, portavoce delle Brigate rivoluzionarie di Tripoli, una delle milizie più potenti della capitale.

LA DINAMICA DEI FATTI

Intorno alle 10 di questa mattina (le 9 in italia), i cinque assalitori hanno ingaggiato uno scontro a fuoco con membri della guardia presidenziale nel tentativo di entrare nella sede del ministero. Dopo alcuni minuti, come ha ricostruito l’Ansa, si è udita una forte esplosione, probabilmente dovuta a un terrorista che si è fatto esplodere nelle vicinanze del cancello del ministero. I cinque terroristi sarebbero di origine subsahariana come quelli dell’attacco condotto contro la sede della noc (National Oil Corporation) lo scorso settembre.

I COMMENTI DEI POLITICI

“Quanto avvenuto in Libia dimostra che la situazione non è stabilizzata e che è indispensabile un concorso molto forte fra l’Italia, la Francia e gli Stati Uniti”, ha dichiarato Fabrizio Cicchitto, presidente di Riformismo e Libertà ed ex presidente della commissione affari esteri della Camera. “In secondo luogo dimostra che il terrorismo jihadista in Libia e come dimostrano altri Paesi anche in Afghanistan non è affatto finito per cui Trump sottovalutando lo stato del fenomeno e ritirando le truppe in Siria e dichiarando di voler ridimensionare in Afghanistan rischia di commettere un tragico errore di sottovalutazione”. “Quanto al governo Italiano – prosegue Cicchitto -, deve avere piena consapevolezza che insieme alla diplomazia delle fotografie c’è una diplomazia più profonda che richiede molta serietà e poco esibizionismo”.

LA VISITA DI CONTE

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si era recato in Libia gli scorsi giorni, per rinsaldare i propositi del vertice di Palermo, accompagnare il processo internazionale targato Onu che conduca a elezioni regolari e distendere una fitta rete di rapporti rafforzata da un nuovo ruolo per l’Italia. Durante la visita, Conte era stato ricevuto a Tripoli dal presidente del governo di conciliazione nazionale Al Serraj, da quello dell’Alto consiglio di Stato Khaled Al Meshri, mentre a Bengasi dal generale Khalifa Haftar e dal presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk Aguila Saleh.

(Ultimo aggiornamento ore 15.39)

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