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Sarà pure il giorno dell’Immacolata Concezione ma il richiamo insistente di Matteo Salvini ai valori della cristianità davanti alla piazza leghista ha un’indubbia rilevanza politica. Certo, si tratta di un riferimento presente da sempre nella retorica salviniana (si pensi solo al giuramento preelettorale sulla Costituzione e sul Vangelo), ma che per l’insistenza con cui è ritornato nel discorso di oggi assume, a mio avviso, un significato non contingente.

Soprattutto se letto in connessione con il contemporaneo affievolirsi dei toni aggressivi, anche nei confronti dell’Europa, e dell’invocazione di quella concordia o unità che solo l’amore e non l’odio può dare. “La vita è troppo breve – ha detto Salvini dal palco di Piazza del Popolo – per perdere tempo in odio e polemiche: questa è una piazza di amore e di speranza, la lasciamo ad altri la violenza”. Una improvvisa riconversione buonista? No, forse semplicemente l’avvio di una fase 2 tesa sempre a raggiungere quello che a mio avviso è stato dall’inizio il vero obiettivo di Salvini: mettere gradualmente fuori gioco Silvio Berlusconi e diventare di fatto l’unico leader del centrodestra.

Il tono del discorso odierno del leader leghista ricorda, nemmeno troppo alla lontana, certi momenti del berlusconismo trionfante, quando il partito cattolico animato da Camillo Ruini aveva un peso rilevante nel dibattito pubblico e insisteva sull’identità cristiana come motore della rigenerazione dell’Italia e della stessa Europa. Certo, sono passati dieci anni e più da quel momento e tante cose sono cambiare nello scenario politico non solo italiano.

Oltretevere, fra l’altro, c’è un pontefice che sembra rappresentare la perfetta antitesi di quel modo di concepire il cristianesimo che un tempo trovava, forse suo malgrado, una sponda in Benedetto XVI.

Eppure, lo stesso Francesco è ora in un momento di indubbia debolezza, avendo perduto del tutto quella spinta propulsiva che le sue idee “progressiste” sembravano aver dato al magistero di Pietro (ma in verità si trattava solo di una “bolla mediatica” creata ad arte da certe centrali del pensiero). In questo contesto, l’inaspettato tendergli la mano di Salvini in conclusione del discorso odierno potrebbe essere foriero di ulteriori e inaspettati sviluppi.

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