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Vorrei iniziare questo breve editoriale di presentazione del nostro progetto, con l’esempio di un film. Un film recente, “L’ora più buia”, dedicato a Winston Churchill, nei giorni della sua nomina a Primo Ministro. È un film molto bello, che racconta uno dei momenti più drammatici dell’esperienza politica di Churchill e che finisce con il famoso discorso rivolto a motivare la Gran Bretagna nel continuare a combattere la guerra. È un film travagliato nel quale si vedono gli aspetti complessi di una personalità politica che ha avuto la forza di cambiare il destino della guerra e del mondo.
Nelle democrazie non bisogna mai scordare che la politica, ha il compito di cambiare il destino delle cose. E se si accetta passivamente che la politica, in qualche maniera, venga fatta decadere e non abbia il suo ruolo, si smarrisce la sua funzione e con essa quella delle istituzioni. Perché le istituzioni non esistono senza la politica e la politica non esiste senza le istituzioni.

Oggi viviamo in un momento in cui tutti vorrebbero parlare con il popolo e per il popolo. Pericle diceva che è un esercizio assai difficile parlare per il popolo. Churchill affermava che bisogna sempre sapere per cosa si combatte perché alla fine quando la politica la riduci, ne fai il concentrato, c’è qualcosa che rimane in fondo, che è semplice, ma che nella realtà è l’essenza: qual è, cioè, il valore profondo che ti anima nell’impegno politico e nella difesa delle istituzioni. E questa cosa, per chi e per cosa uno combatte, diventa fondamentale. È l’elemento che accomuna chi ha la divisa e chi non ce l’ha perché tutti difendiamo un’idea delle istituzioni, la democrazia e la libertà.
La Nato e lo spazio di mondo del quale siamo parte, non sono una cosa burocratica, come non lo è l’Europa. Al contrario, rappresentano ancora oggi la difesa di un sistema di valori e di principi. I valori della democrazia e della libertà. E se noi perdiamo, anche per un attimo, il valore pedagogico che la politica deve avere, che tutte le istituzioni devono avere, se dimentichiamo che alla fine il nostro dovere verso la nazione è quello di affermare questi valori fondamentali, ci smarriamo.

Con il progetto di Europa Atlantica abbiamo avuto l’idea di fare una cosa dal carattere pedagogico perché alla fine noi stiamo smarrendo il senso della pedagogia. Europa Atlantica nasce come Associazione culturale, col presupposto di mettere insieme un mondo fatto di persone diverse, che fanno cose diverse ma che hanno tutte la volontà di cementarsi su questi temi, e soprattutto di trasferirli alle giovani generazioni.
Europa Atlantica oggi diventa anche una rivista online, anche grazie alla preziosa collaborazione di Formiche, con l’intento di accomunare persone che hanno la stessa volontà di rinverdire questi valori cercando in qualche maniera di far nascere un nuovo “lievito culturale”. Quello che bisogna fare tornare a parlare di quei valori fondamentali, che sono alla base del progetto atlantico e della democrazia. Lo faremo utilizzando più strumenti tra i quali il blog di Europa Atlantica, che è aperto al contributo di punti di vista diversi tra loro, con articoli che cambiano tutti i giorni, e soprattutto anche grazie alla nostra newsletter, il cuore del nostro progetto, che sarà un supplemento digitale di Formiche. Oltre a questo, continueremo anche a promuovere eventi e seminari di approfondimento, sempre tenendo fede alla nostra missione divulgativa.

Il nostro obiettivo è quello di anticipare il corso delle cose e provare anche a definire un’agenda a chi poi deve discutere e decidere. Ovviamente vogliamo anche discutere del Mediterraneo e di tutti gli altri temi che riguardano il futuro dell’Alleanza, così come cercheremo di promuovere una riflessione sulle principali sfide strategiche del nostro tempo, che riguardano la politica, l’economia, la società e che interessando da vicino anche l’Europa.
Non possiamo pensare che sia un caso che le due più grosse crisi internazionali che il mondo ha vissuto negli ultimi anni siano state entrambi ai confini dell’Europa.
La vicenda ucraina e la vicenda del Mediterraneo sono tutte e due il limite dell’Europa e l’Europa, a sua volta, è il limite dell’Occidente. È fondamentale uscire dalla sacralità e dal mantra di un Occidente intangibile e solo, che guarda ai valori che gli vengono dal proprio passato. Abbiamo bisogno di classi dirigenti che sappiano invece definire la nuova frontiera dello spazio, quella che sa regolare anche i confini dell’Occidente. È fondamentale trovare una nuova dimensione e il rapporto con la Russia è inimmaginabile se non si guarda a questa prospettiva. Anche riorganizzare il Mediterraneo senza aver chiaro qual è il ruolo dell’Europa e dell’Occidente è impossibile. Serve davvero una crescita del dibattito pubblico su questi temi, per far crescere le classi dirigenti.

Si tratta di un impegno che possiamo vivere tutti con grande passione. È il motivo per cui anche io, che oggi faccio cose interessantissime, non voglio dismettere il mio impegno civile. Perché un paese non lo si interpreta soltanto quando si è protagonisti. E se si ha uno spirito civico, lo si deve mettere al servizio dell’interesse generale e della comunità. Insieme ad altri, che hanno idee e storie diverse tra loro, ma tutti accomunati da una profonda passione civica, abbiamo pensato di farlo attraverso Europa Atlantica.
Spero che, nel modo in cui voi tutti, vorrete e potrete seguire questa nostra avventura, potrete anche darci una mano. Europa Atlantica è aperta al contributo di chiunque abbia a cuore questi valori e il senso di questa sfida. Perché siamo convinti, che la di là del colore e delle casacche, può essere una cosa che fa bene all’Italia, e anche allo spazio politico-culturale di cui facciamo parte e che amiamo, l’Occidente.

Andrea Manciulli, Presidente dell’Associazione culturale Europa Atlantica

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Di Andrea Manciulli

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