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“Bellissime parole”. Così il vicepremier e ministro Matteo Salvini commenta, lasciando palazzo Madama, il discorso del Capo dello Stato Sergio Mattarella che parlando a gruppi di studenti ricevuti al Quirinale ha ricordato che la Costituzione gli permette di svolgere la funzione di garante del buon funzionamento del sistema. E non solo. Al centro del discorso di Mattarella c’è molto altro. Enunciando tutti i meriti della nostra Carta costituzionale il Presidente della Repubblica ha sottolineato l’importanza delle autorità indipendenti e il vero senso della distribuzione del potere, ancor più quando viene meno l’autocontrollo e come inebriati si perde il senso del servizio e si sfocia nel dominio.
Salvini fa orecchie da mercante, ma il riferimento è chiaramente alle polemiche degli scorsi giorni tra esponenti di governo, l’Ufficio parlamentare di bilancio e Bankitalia che hanno avvertito circa i potenziali problemi derivanti dalle misure scelte per la legge di Bilancio dall’esecutivo M5s-Lega.

Su Twitter si parla infatti di tiratina d’orecchie: “Mattarella dà una vigorosa tirata d’orecchie a Matteo Salvini e Luigi Di Maio: il potere inebria, servono pesi e contrappesi. Il governo abbassi i toni e la smetta di attaccare in modo sguaiato gli organi terzi previsti dalla nostra Costituzione”, ha scritto Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera.

Rispetto ai pericoli di sbandamenti nella gestione del potere, il Presidente ha spiegato ci sono “due antidoti”: uno è il “senso del limite” e l’altro sono i “meccanismi di equilibrio” che distribuiscono funzioni e compiti di potere “tra più soggetti”. “È una Costituzione che ha creato una condizione di equilibri. La nostra Costituzione consente di superare difficoltà e di garantire l’unità della società anche perché ha creato un sistema in cui nessuno, da solo, può avere troppo potere. C’è un sistema che si articola nella divisione dei poteri, nella previsione di autorità indipendenti, autorità che non sono dipendenti dagli organi politici ma che, dovendo governare aspetti tecnici, li governano prescindendo dalle scelte politiche, a garanzia di tutti. C’è un sistema complesso di pesi e contrappesi, come insegna la nostra Costituzione”, ha detto il Presidente.

Perché? “Perché – vedete – la storia insegna che l’esercizio del potere può provocare il rischio di fare inebriare, di perderne il senso del servizio e di fare invece acquisire il senso del dominio nell’esercizio del potere. Ci sono, rispetto a questo pericolo, due antidoti. Il primo e’ personale: una capacita’ di autodisciplina, di senso del limite, del proprio limite come persona e come ruolo che si esercita, un senso di autocontrollo – e, ragazzi, anche, perché no – di autoironia che è sempre molto utile a tutti. C’è poi un altro antidoto che è quello di meccanismi di equilibri che distribuiscono le funzioni e i compiti del potere tra più soggetti, in maniera che nessuno, da solo, ne abbia troppo. La nostra Costituzione conta molto sul primo aspetto, quello dell’autodisciplina e dell’autocontrollo, ma ha messo in campo una serie di meccanismi di articolazione del potere che garantiscono quell’obiettivo. Questo consente anche al Capo dello Stato, al Presidente della Repubblica, di svolgere la funzione di garante del buon funzionamento del sistema in maniera adeguata, ma il merito è della Costituzione”.

Alla domanda: “In qualità di garante della Costituzione, quanto ritiene sia difficile il suo lavoro?” il Presidente ha cosi’ risposto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado: “Ogni Presidente della Repubblica che si succede in questo ruolo incontra problemi e difficoltà, incontra condizioni diverse. Io penso sempre a quelle maggiori che vi sono state in periodi precedenti. Quando penso alle difficoltà che vi sono in questo periodo, penso gli anni ’70. Voi non eravate nati, ragazzi, ma io ero già tra i trenta e i quaranta anni. Era il decennio del terrorismo, degli attentati, delle bombe; venivano assassinate moltissime persone, spesso tra le migliori della Repubblica. Quelle erano condizioni tragiche, di difficoltà. Bisogna sempre avere la conoscenza e il ricordo della storia per valutare le condizioni in cui si opera. E questa è una cosa che si riallaccia in fondo alla forza della nostra Costituzione: essere garante della Costituzione, o perlomeno essere Presidente della Repubblica garante che rappresenta l’unità nazionale, che non e’ soltanto quella del territorio ma anche quella della società, quella delle istituzioni, quella della vita in comune. La nostra Costituzione, per fortuna, è riuscita a superare momenti difficili, riesce sempre a superare momenti difficili, anche perché ha anche alcuni elementi che la difendono. È una Costituzione, come si dice, “rigida” nel senso che non può essere cambiata da una legge normale, occorre una procedura particolarmente impegnativa per cambiarla. Questo le garantisce stabilità e autorevolezza”, ha concluso Mattarella.

Una lezione costituzionale per gli studenti, e non solo.

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