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Le imprese farmaceutiche italiane sono sempre più green. Parola di Prometeia. Ma attenzione, non c’è solo la sostenibilità ambientale, c’è anche quella industriale. E le big pharma tricolori ne sanno qualcosa.

Tutto parte dal Contract Development and Manufacturing, un modello organizzativo diffuso a livello internazionale con il quale le imprese titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali esternalizzano le attività produttive, di controllo e di sviluppo farmaceutico, affidandole ad aziende dotate di proprie officine e laboratori dedicati.

Secondo uno studio presentato a Milano lo scorso 5 ottobre, in Italia questo modello si è molto sviluppato a partire dalla metà dello scorso decennio, anche a seguito delle profonde trasformazioni che hanno caratterizzato l’industria farmaceutica mondiale. Nel Paese, dove esiste un’importante tradizione manifatturiera, si registra attualmente una cospicua presenza di aziende con questo assetto organizzativo.

L’Italia è ancora leader in Europa nel green farmaceutico. Nessuna invenzione ma una conferma ben evidenziata nello studio presentato in occasione di un convegno organizzato da Farmindustria. Lo Stivale, che con 1,9 miliardi di euro di valore della produzione farmaceutica (il 24% del totale Ue, pari a 7,9 miliardi di euro) supera la Germania e la Francia, ha aumentato la sua quota sul totale (era 22% nel 2010), conseguendo la crescita in valore più elevata tra tutti i Paesi dell’Ue.

Un successo raggiunto soprattutto grazie all’export e allo sviluppo dei segmenti produttivi a maggiore complessità. Dati, si legge nello studio, “che dimostrano come il Cdmo farmaceutico in Italia stia intercettando la domanda mondiale e rafforzi la sua competitività su produzioni a maggior valore aggiunto. Oltre all’analisi dei dati di bilancio e delle performance del settore, l’indagine ha approfondito anche il rapporto fra aziende pharma green e sostenibilità ambientale, relativamente agli aspetti chiave dell’approccio delle imprese in termini di azioni e investimenti per la protezione dell’ambiente. Ne emerge un comparto a cultura green: le imprese si caratterizzano per un’attenzione all’ambiente molto elevata, con l’adozione di scelte anche in chiave di economia circolare, che assicurano al contempo sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e competitività”.

L’indagine Prometeia elaborata per Farmindustria ha mostrato come in questi anni il comparto abbia rafforzato la sua leadership in Europa grazie a ingenti investimenti che dal 2015 al 2017 sono passati dal 9% al 12% del fatturato, un’incidenza circa doppia rispetto alla media manifatturiera.
Ed è alta anche la propensione a investire per la sostenibilità ambientale. Nelle imprese del Contract Development and Manufacturing farmaceutico la quota degli investimenti green sul totale è infatti pari all’8%, il doppio della media dell’industria (4%). Inoltre metà degli investimenti è in tecnologie pulite (rispetto a una media manifatturiera del 32%), ovvero in attrezzature e impianti che abbattono o riducono alla fonte l’impatto dell’inquinamento.

Di più. La quasi totalità delle imprese farmaceutiche associate a Farmindustria ha pianificato ulteriori investimenti in tecnologie a minor impatto ambientale nel prossimo futuro, in particolare nell’adattamento degli impianti esistenti, ma anche nell’acquisto di nuovi.

In conclusione, il comparto  farmaceutico in Italia dimostra un’elevata capacità competitiva e grande attenzione verso la sostenibilità ambientale. Un’attenzione che nasce non solo dalla necessità di rendere efficiente il processo produttivo o dal rispetto della norma, ma da una diffusa sensibilità delle imprese su questi temi.

Il farmaco italiano è sempre più green. Lo studio di Prometeia

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