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L’economia è protagonista della campagna elettorale in Brasile. Domenica 7 ottobre i brasiliani dovranno decidere tra le idee neoliberali e i progetti di privatizzazione del candidato del Partito Social Liberale, Jair Bolsonaro, e la scelta di aumentare la spesa pubblica per contenere la disoccupazione proposta da Fernando Haddad, candidato del Partito dei Lavoratori ed erede politico dell’ex presidente, Luiz Inacio Lula Da Silva.

Secondo la Cnn, gli analisti sostengono che in queste presidenziali del Brasile vincerà il voto di protesta. Negli ultimi sondaggi, il candidato Bolsonaro (qui il ritratto di Formiche.net) ha circa il 30% dei voti, mentre Haddad ha otto punti percentuali in meno, nonostante l’aumento dei consensi delle ultime settimane.

Il voto totale è anche diviso tra una dozzina di altri candidati, come Ciro Gomes, Geraldo Alckmin, Henrique Meirelles e Marina Silva, che però non hanno possibilità di passare al secondo turno previsto per il 28 settembre.  Tutto indica che Bolsonaro potrebbe vincere nel primo turno. In caso di ballottaggio, però, rischierebbe di scontrarsi direttamente con Haddad. Il sondaggio di Datafolha indica che il candidato della sinistra potrebbe raggiungere il 45% al secondo turno.

Il politologo Manuel Martínez ha dichiarato a France 24 che, purtroppo, nessuno dei due candidati porterà i cambiamenti necessari per risolvere la crisi sociale del Paese: “Il team di Bolsonaro: il vicepresidente Hamilton Mourão e il probabile ministro di Economia, Paulo Guedes, così come l’elettorato che lo sostiene, hanno fatto dichiarazioni che evidenziano una chiara marcia indietro”. Il modello dell’altro candidato, Haddad? Si conosce fin troppo bene.

Gli effetti economici degli scandali di corruzione del caso Lava Jato, nel quale è coinvolto l’ex presidente Lula Da Silva, sono il principale scoglio da superare per il prossimo governo del Brasile. Il Paese ha una recessione di circa 7% e circa 13 milioni di disoccupati.

E, purtroppo, la situazione politica non contribuisce a un miglioramento. Anzi. L’incertezza per il risultato delle elezioni ha colpito particolarmente la fiducia degli industriali, riducendo gli investimenti nel settore dell’edilizia. In un report diffuso giovedì, la Confederazione Nazionale di Industriali brasiliani ha dichiarato che “la crescita registrata per i prossimi mesi si è interrotta a settembre, con un peggioramento degli indicatori”. L’ottimismo del settore è a breve periodo e si sono fermati i nuovi progetti di sviluppo, l’acquisto di materiali e le progettazioni.

Tuttavia, l’esitazione per le elezioni in Brasile non solo agita l’economia interna. Secondo Bloomberg, il grande consenso del candidato dell’estrema destra ha influito negli ultimi giorni all’aumento dei prezzi dei grani e altre materie prime del settore agricolo.

Insieme al rischio di restrizioni delle esportazioni russe e il nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada, il processo elettorale del Brasile ha conseguenze dirette sul mercato economico internazionale. “Il consenso del candidato dell’estrema destra in Brasile – scrive Bloomberg – ha fortificato la moneta del Paese, aumentando il caffè e lo zucchero”. L’indice di agricoltura di Bloomberg, che include zucchero, caffè e grano, è aumentato del 1,6%, il più alto dal 22 agosto: “Il reale brasiliano è aumentato alla vigilia delle elezioni presidenziali, in linea con l’aumento del sostegno a Jair Bolsonaro, ex capitano dell’esercito, il cui consigliere è favorevole alla privatizzazione e altre misure liberali del mercato”.

Economia di mercato o sovranismo? Il caso Brasile e il suo impatto globale

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