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Raccogliere informazione di qualsiasi natura con le quali compilare dossier sui cardinali elettori. Vero e proprio spionaggio vaticano. Obiettivo? Influenzare l’elezione del nuovo Pontefice. La notizia, sconvolgente, da ore circola in rete su siti cattolici americani e riguarda un gruppo che si autodefinisce “Better Church Governance Group”, letteramente, Gruppo per un migliore governo della Chiesa. Un cumulo cioè di facoltosi americani conservatori che ha messo in piedi l’operazione “Red Hat report”, Rapporto sulle berette rosse. Ovvero un’opera massiccia di vera intelligence ai danni di porporati della Chiesa cattolica, con le quali raccogliere notizie di ogni fattura: buone, meno buone, voci, accuse, timori, situazioni incresciose. Tutto per poterli avere in pugno in un secondo momento, quando saranno chiamati ad eleggere il successore di Pietro. O forse per intimorirli, mettendoli sotto pressione, nel caso la notizia non fosse realmente fondata. E per influenzare le posizioni degli eventuali “papabili”, con la possibilità concreta perciò di danneggiarne la reputazione.

Un dossieraggio, da utilizzare a proprio piacimento, ovvero per interessi politici e personali. Che si inserirebbe, con molta verosimiglianza, in quel contesto di conservatori che cercano ardentemente di dare l’assalto al pontificato di Francesco. Si parla di un milione di dollari investiti solo per il primo anno del progetto, a favore di oltre cento professionisti provenienti dal mondo accademico, giornalistico, persino investigativo, vale a dire ex-agenti dell’Fbi. Alla maniera “dell’opposizione politica”. Il tutto entro l’anno 2020, si pensa, momento in cui lo stato dell’inchiesta dovrebbe arrivare a una completezza di fondo. Andando ovviamente a pescare con minuziosità il tutto il mare magno della questione abusi tra i sacerdoti, che non solo si espande ormai a macchia d’olio tra Cile, Australia, Germania, gli stessi Stati Uniti, ma che viene utilizzata oggi prendendo come riferimento talvolta fatti accaduti molto tempo addietro. Il fine, ovviamente, è dichiaratamente positivo, ed è quello cioè di fare pulizia di scandali e vizi abominevoli. Non a caso anche il cardinale Becciu nei giorni scorsi, parlando a Tv2000, ha spiegato che un modo per contrastare questi crimini potrà essere quello di essere “più severi nella scelta dei preti”, con l’ausilio di “test psicologico approfondito per tutti i seminaristi”. Il che rende possibile, a questo gruppo di paladini della pulizia nella Chiesa, di ammantare il loro progetto di un nobile ideale. Che coincide perfettamente con quanto affermato, dal suo punto di vista, nel Memoriale dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò, che nel frattempo ha scritto una nuova lettera diretta al Papa, in seguito al trasferimento dell’ex cardinale Theodore McCarrick nel monastero di St. Fidelis a Victoria, in Kansas. Con sostanzialmente lo stesso contenuto della prima.

Il progetto è stato addirittura lanciato il 30 settembre nel campus dell’Università Cattolica d’America, con un evento chiamato “Red Hat Cocktail Party”. Inusuale, per un dossieraggio segreto organizzarne il lancio con un cocktail party su una terrazza universitaria. L’obiettivo dichiarato, una raccolta fondi. Comunque, stando a quanto riporta la testata americana, durante la presentazione sono state ripassate le modalità con cui Bergoglio è stato eletto nel 2013. E si è spiegato che, a differenza “del gruppo che delineò la sua ambizione di espandere la sua ricerca all’intero episcopato, non solo ai cardinali, e di diventare una commissione permanente”, quindi verosimilmente si parla quella che è stata rinominata “Mafia di san Gallo”, questa nuova aggregazione, si dichiara, “non è destinata a essere un progetto politico, e non avallerà o attaccherà alcun cardinale”. Ma “nell’annuncio inviato a potenziali partecipanti, colpisce il tono nettamente diverso” poi utilizzato, afferma il Ncr. In questa lettera diffusa la firma è di Philip Nielsen, direttore della ricerca presso il Center for Evangelical Catholicism, un’organizzazione no-profit con sede nel South Carolina e attuale sponsor fiscale del gruppo, nell’attesa dello status che gli consentirebbe di effettuare donazioni dirette. Nielsen ora è anche direttore esecutivo di questo sodalizio, e redattore capo della loro rivista Red Hat report, redatta persino assieme a un imam, Jacob Fareed, dottorando in teologia e religione all’Università di Oxford. Ufficialmente loro stessi parlano di “un’organizzazione senza scopo di lucro” che comprende “accademici, giornalisti vaticanisti e una trentina di altri”, compresi contributori anonimi. E la lettera in questione, poi, è stata inviata ai giornali.

Nel testo si parla anche di un piano di otto punti in cui monitorare i cardinali per evidenziare pubblicamente quanti sono accusati di scandali, abusi o insabbiamenti, e indicare chi ha risposto con una mancata collaborazione “contro la corruzione” nella Chiesa. Perciò, l’intenzione è di “usare queste informazioni per comporre un dossier, assemblato nel modo di ricerca dell’opposizione politica, su ogni cardinale elettore, così come sui cardinali influenti o più anziani connessi all’abuso o alla corruzione”. Nel punto finale viene tirata in ballo la persona del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, della quale intendono innanzitutto modificarne, spiegano, le “pagine di Wikipedia in lingua inglese dei cardinali”. Visto che si dice che all’ultimo conclave papale il sito veniva utilizzato da molti dei segretari degli stessi cardinali per raccogliere informazioni sui loro omologhi, al fine di conoscerli meglio. Nella critica a Parolin si dice la sua pagina al momento sarebbe ripulita dalle accuse di Carlo Maria Viganò, che per fare un metro di paragone ha tirato in ballo, tra i numerosi prelati, anche gli ultimi tre papi. “Possiamo cambiarlo”, minaccia lo stesso Nielsen, senza sminuire i toni successivamente. “Parolin deve essere conosciuto, in tutto il mondo, come una vergogna per la Chiesa. Il nostro piano sarebbe quello di assicurarsi che la sua pagina di Wikipedia lo mostri”, è la vera e propria intimidazione che viene lanciata. Con l’aggiunta che, riporta il Ncr, “ogni dossier dovrà contenere una valutazione con accuse credibili di grave colpevolezza e sulla base delle nostre migliori prove e delle raccomandazioni dei migliori esperti”.

Il rapporto, secondo gli autori, dovrebbe perciò in questo modo”chiarire che non stiamo cercando test ideologici” ma “apertura e verità” sulle questioni scottanti della Chiesa. “Ci consulteremo ovviamente sui requisiti della diffamazione prima di pubblicare”, specificano. Contattato dal giornale americano, Nielsen ha ribattuto che la loro “missione fondamentale non dovrebbe avere nulla a che fare con l’influenza di alcun conclave. Molti dei nostri collaboratori hanno però sottolineato questo punto, quando ho scritto il comunicato”. Ma, continua, “ho accettato la loro correzione e abbiamo di conseguenza rimosso questo obiettivo dal nostro progetto”. Il riferimento a Parolin, ha perciò chiosato Nielsen, “potrebbe indicare il mio pregiudizio personale al momento della scrittura”. Ma “da allora ho acquisito una comprensione più arrotondata del cardinale”, è la boutade finale di questo vero e proprio blitz mediatico. E l’imam Fareed, sostiene il Ncr spiegando di avere ricevuto una registrazione audio dell’evento, nell’occasione ha sostenuto che all’epoca “l’allora arcivescovo cardinale di Buenos Aires gestì male i casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti”. Cioè Papa Francesco. Un’inchiesta stile Kgb, ma che viene da Occidente.

Red Hat report, ecco chi spia i cardinali dagli Usa

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