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L’Iran denuncia la “guerra psicologica ed economica” lanciata dagli Stati Uniti e cerca nuove alleanze. In un discorso ufficiale, il portavoce del ministero degli Affari esteri iraniano, Bahram Qasemi, ha assicurato che la Repubblica islamica è “pronta per neutralizzare i complotti americani. […] Non sono nuove le ostilità di Washington per fare pressione economica e politica contro l’Iran”.

E sembrerebbe che questa strategia si basa molto sul contributo dell’Unione europea. Qasemi ha fatto riferimento al pacchetto dell’Europa per salvare l’accordo nucleare raggiunto nel 2015 con il Gruppo 5+1 (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia, Cina e Germania).

Bruxelles, Mosca e Pechino hanno approvato misure per salvare l’accordo Piano Integrazione di Azione Congiunta (JCPOA). Tuttavia, il governo di Teheran ha sottolineato la necessità di spingere l’acceleratore per siglare una nuova intesa. “Gli europei e altri firmatari dell’accordo hanno cercato di salvare il piano – ha detto il ministro iraniano -, ma il processo è molto lento. C’è bisogno di velocizzarlo”.

Sulle preoccupazioni espresse dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, il programma di missili iraniano e la presenza militare in Siria, Qasemi ha dichiarato – un’altra volta – che la capacità di difesa della Repubblica islamica non è sul tavolo dei negoziati. Ha aggiunto che la presenza di consiglieri militari iraniani in Siria risponde alla richiesta del presidente Bashar al-Assad: “Se il governo lo consente, noi siamo disposti ad aiutare i siriani in questi momenti e anche durante il periodo di normalizzazione che avverrà”.

Le dichiarazioni dell’Iran arrivano parallelamente all’annuncio di ritiro dal Paese della petrolifera francese Total. Per evitare sanzioni da parte dell’amministrazione americana, molte imprese stanno abbandonando il mercato iraniano. PSA, Renault, Daimler, Deutsche Bahn e Deutsche Telekom, tra altri, hanno sospeso le operazioni in Iran.

Il ministro del Petrolio iraniano, Bijan Namdar Zangeneh, ha detto che “la Total è uscita ufficialmente dall’accordo sullo sviluppo del giacimento South Pars-11. Sono passati più di due mesi da quando la società ha annunciato l’uscita dall’accordo. All’agenzia di stampa Icana. Ha spiegato che il governo è attualmente alla ricerca di una società che possa sostituire la compagnia francese. Alcuni media specializzati anticipano che la statale cinese CNPC sembra interessata ad acquistare la totale partecipazione del progetto (oggi ha il 30%).

Secondo il presidente Donald Trump, l’accordo con l’Iran è pieno di difetti, per cui ha deciso di uscirne e di imporre nuove sanzioni, con effetti nel settore petrolifero, l’industria auto e il commercio dell’oro. La moneta locale, il riyal, ha perso la metà del valore da aprile.

Intanto, la Cina tende la mano all’Iran. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha parlato telefonicamente con l’omologo iraniano Javad Zarif per confermare la disponibilità di Pechino di approfondire il rapporto di cooperazione: “La Cina attribuisce grande importanza alle relazioni con l’Iran ed è pronta, in accordo con lo sviluppo della situazione, a sviluppare la cooperazione reciprocamente vantaggiosa tra i due Paesi”. Ha aggiunto che il piano di azione comune sul nucleare è il risultato di sforzi multilaterali che soddisfano gli interessi della comunità internazionale. Anche Mosca è sull’attenti per sostenere l’alleato iraniano.

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