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Un cittadino americano di nome Paul Whelan è stato arrestato a Mosca con l’accusa di spionaggio. È stato l’Fsb — l’intelligence federale — a fermarlo il 28 dicembre, ma la notizia è iniziata a circolare oggi, a tre giorni di distanza.

La nota ufficiale del servizio che ha ereditato i compiti del vecchio Kgb non dà troppi dettagli: nome, nazionalità e un richiamo generico a un’accusa che secondo il sistema giudiziario russo può portare a pene severe.

Washington finora non ha commentato, l’ambasciata americana a Mosca ha detto al New York Times di non avere informazioni.

Dunque ecco quel che si sa, senza conferme definitive. Primo: Whelan è stato arrestato “nel corso di un’operazione di controspionaggio condotta a Mosca”, dice la nota dell’Fsb. Secondo, sarebbe stato colto in fragranza di reato (“while carrying out an act of espionage”, dicono i servizi segreti russi). Terzo, contro il cittadino statunitense è stato immediatamente aperto un procedimento penale per spionaggio. Quarto, potrebbe essere processato sotto l’A276, la legge sullo spionaggio (raccolta/consegna di segreti di Stato russi a uno Stato/organizzazione estera o informazioni da utilizzare contro la sicurezza russa). Quinto, la pena in questi casi, spiega la Tass, va dai 10 ai 20 anni di carcere.

Un po’ di contesto, allora. Le relazioni tra Russia e Stati Uniti, al di là delle cordialità negli auguri di buona fine e buon principio che Cremlino e Casa Bianca si sono scambiati oggi, sono scese ai minimi dai tempi della Guerra Fredda dal 2014 — quando la Russia invase, occupò e annesse la penisola ucraina della Crimea. Peggiorate poi nell’anno successivo, con l’ingresso russo nella guerra in Siria, e poi precipitate con le interferenze durante le presidenziali del 2016.

Nella sua conferenza stampa annuale di questo mese, il presidente Vladimir Putin ha denunciato che le nazioni occidentali stanno usando le accuse di spionaggio contro cittadini russi, e il governo di Mosca in genere, per cercare di minare “una Russia sempre più potente”.

L’arresto di Whelan arriva pochi giorni dopo che la russa Maria Butina ha sottoscritto una dichiarazione di colpevolezza a Washington, ammettendo di agire come un agente straniero illegale (aveva cercato contatti con uomini del Partito Repubblicano infiltrandosi nell’Nra, la lobby per le armi). Butina non ha contro di lei un’accusa di spionaggio, e rischia solo sei mesi di carcere, seguita da probabile deportazione in patria.

Mosca, che ha sempre (anche davanti alla confessione) negato che Butina fosse un’agente, ha anche dichiarato che non avrebbe agito in rappresaglia per il caso.

L’Fsb periodicamente accusa gli americani di compiere operazioni di intelligence su territorio russo, ma un arresto alza il livello di queste denunce. Attività di spionaggio americane in Russia (come altrove) sono praticamente ordinarie e sono coperte da segreto; la Russia fa altrettanto negli Stati Uniti o altrove, ma il 2018 è stato un anno disastroso per queste missioni segrete di Mosca, con l’intelligence militare coinvolta in un goffo tentato assassinio nel Regno Unito, il caso Skripal, e varie missioni smascherate in altri Paesi europei.

 

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