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Non era scontato che si presentasse, dopo una notte come questa. E invece Luigi Di Maio è arrivato in pieno orario alla Camera dei Deputati, ospite d’onore dell’ “Huawei 5G Summit”. Un breve intervento introduttivo, ed è subito tempo di licenziare ogni formalità per dare una risposta allo sguardo interrogativo di decine di cronisti ammassatisi nella sala dei Gruppi Parlamentari, curiosi di scoprire retroscena e pensieri sui numeri da capogiro del Def concordato dal Consiglio dei Ministri. Quel 2,4% del rapporto deficit-pil annunciato con tanta enfasi dalla squadra pentastellata dal balcone di Palazzo Chigi a una folla di manifestanti in giubilo, sta già spaventando i mercati. I primi sentori sono meno preoccupanti del previsto. Lo spread in rialzo a 258, rendimenti decennali sopra il 3%, piazza Affari cede il 2,4%. Più forte il contraccolpo sulle banche: Ubi, Mps e Unicredit scendono del 4,5%, e così Intesa San Paolo. Si tratta di cifre provvisorie, è chiaro.

Di Maio non è preoccupato: “La decisione che ieri ha preso il governo sulla quota del rapporto deficit-Pil è una notizia importante perché ci sono 15 miliardi in più per gli investimenti”. Prima le rivendicazioni, poi, con uno sguardo ai mercati, le rassicurazioni. “Abbiamo deciso di aiutare una parte della popolazione che era in forte sofferenza, di mettere in sicurezza la parte sociale più colpita dalla crisi” ha esordito raggiante il ministro. Per poi precisare: “Ci aspettano giorni importanti di interlocuzione con l’Ue e i grandi investitori”. “Non vogliamo lo scontro” – promette Di Maio – adesso possiamo dedicarci agli investitori privati e ai parametri europei, abbiamo scelto di spezzare questa contrapposizione fra parametri e sicurezza sociale che ha reso il dibattito pubblico malsano”.

Applausi in sala, il seminario Huawei riprende con tanto di complimenti alle parole del vicepremier sugli investimenti. Ma per Di Maio non è finita. Un nugolo di telecamere lo attende al varco per un fact-checking: il governo non vorrà lo scontro, ma a giudicare dalle parole del Commissario Ue Pierre Moscovici sembra che l’impatto con Bruxelles sia inevitabile. Non c’è spazio per interpretazioni: “Sono convinto che non è nell’interesse dell’Italia andare avanti su un indebitamento ancora piu’ grande. Perché alla fine sarà il popolo che pagherà il conto” ha ammonito il francese questa mattina ai microfoni di Bfm Tv. Da Roma Di Maio risponde: “Non sono preoccupato perché nei prossimi giorni vogliamo incontrare tutti i soggetti pubblici e privati che rappresentano la realtà del mercato e ribadire che nel 2,4% ci sono anche 15 miliardi di euro di investimenti, è il più grande piano d’investimenti mai fatto in Italia”. Le preoccupazioni di Bruxelles sono “legittime”, dice il vicepremier, ma il governo saprà spiegare le sue ragioni: “Andremo a discutere le nostre ragioni, ieri non ho visto in Cdm un dibattito algido. Abbiamo parlato della vita delle persone, noi aiutiamo le partite Iva, le casalinghe, i disoccupati”.

Il leader del Movimento smentisce tensioni con il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Le ricostruzioni sui giornali parlano di un giovedì travagliato per il titolare di via XX settembre, che nel pomeriggio era ancora convinto di riuscire a contenere il rapporto Deficit-Pil entro il 2%. Una speranza che si è spezzata con il Cdm serale, nonostante gli sforzi negoziali del sottosegretario di Stato Giancarlo Giorgetti. Il tandem Di Maio-Salvini ha vinto la partita politica. Qualcuno ha parlato di una salita di Tria al Quirinale (che per il momento tace), altri di sue dimissioni imminenti, ma entrambe le ipotesi sono state smentite dal governo. “Giovanni Tria ha seguito tutto quello che avevamo concordato insieme” spiega Di Maio alla Camera la mattina dopo. Non ci sono vinti, ma solo vincitori per la nota di aggiornamento al Def concordata di notte in una “riunione piuttosto veloce”, aggiunge il ministro: “Tria aveva previsto vari scenari. Uno di questi prevedeva anche la legge Fornero a 8 miliardi, il reddito di cittadinanza a 10, la flat tax a 1 e il fondo per i truffati delle banche a 1,5 mld una tantum. Quando abbiamo fatto le varie previsioni, non ci siamo impiccati a dei numeri, ma abbiamo detto queste sono le misure che si devono fare per il popolo italiano e poi si fanno i calcoli”.

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