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Deficit? Parola superata, meglio crescita. Per spuntarla con l’Ue è meglio ribaltare il punto di vista, smettendo di pungolare Bruxelles sui vincoli di bilancio e pensando di più al Pil. Questione di concetto ma non per questo secondaria. Un suggerimento al governo che arriva da un economista ferrato in materia come Giorgio La Malfa, che a Formiche.net spiega come uscire dallo scontro tra la filosofia disinvolta di Matteo Salvini e Luigi Di Maio e quella attenta a oculata di Giovanni Tria.

La questione è nota (qui l’intervento di un altro economista, Gustavo Piga). Il due vicepremier, azionisti forti del governo gialloverde, continuano a spingere per una pronta attuazione delle due misure emblema dei rispettivi partiti, la flat tax e il reddito di cittadinanza. Da parte sua il responsabile del Tesoro, che funge ormai da guardiano superemo dei conti italiani, cerca di fare da camera di compensazione per un’applicazione graduale dei provvedimenti. Per un motivo molto semplice, lo spazio di manovra è poco.

Dunque, come evitare che dinnanzi a un pressing del governo per inserire in manovra flat tax e reddito della manovra d’autunno, l’Europa possa reagire stizzita? Per La Malfa bisogna invertire l’ordine dei fattori, raggiungendo il medesimo risultato. “Il governo Conte ha la possibilità di poter davvero cambiare la dialettica con l’Europa e interrompere un corso che si ripete da anni. E cioè tante misure nel paniere e poi lo scoglio dei parametri di bilancio”, premette La Malfa.

“Il punto di partenza è questo. Occorrerebbe predisporre un documento, da presentare a Bruxelles, in cui l’esecutivo indica determinati target di crescita. Non partire quindi dal deficit, ma dalla crescita. Dunque dire dove e quanto si cresce e mettere la voce deficit in fondo all’elenco. Perché se Conte va lì e dice che la nostra priorità è la crescita, con documento alla mano che lo attesti, allora può anche permettersi di prendersi un po’ di spazio sul deficit per poi coprirlo con la stessa crescita”.

Secondo la Malfa insomma, è una questione di approccio. “Per anni siamo stati a sentire ministri dell’Economia che parlavano di rispetto dei patti con l’Ue. Ma ora dobbiamo ribaltare il concetto e partire dalla crescita. Se io cresco e certifico che voglio crescere allora non ho forse più possibilità di trattare sul deficit? Direi proprio di sì”.

L’economista, fa notare ancora una cosa. “Il vero problema dell’Italia, diciamolo chiaramente, non è il deficit ma il debito. E l’unico modo di abbatterlo è la crescita. Come è evidente, anche per questo motivo dobbiamo una volta per tutte mettere il deficit un gradino sotto alla crescita”.

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