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La questione della difesa europea entra nel cuore dell’agenda economica dell’Unione. Alla riunione informale dell’Ecofin in corso a Varsavia, dove i ministri dell’Economia e delle Finanze si confrontano sul nuovo quadro fiscale dell’Unione, è infatti anche l’occasione per mettere sul tavolo – accanto ai vincoli di bilancio e alle traiettorie di crescita – la questione strategica della sicurezza comune con un’attenzione crescente a come finanziare il riarmo europeo.

In rappresentanza dell’Italia c’è il ministro Giancarlo Giorgetti, reduce dalla presentazione del Documento di economia e finanza, nel corso della quale ha dichiarato come il governo stia “effettuando le opportune valutazioni nell’ambito della difesa comune europea e degli impegni presi a livello dell’Alleanza Atlantica”. A livello europeo, ha sottolineato il ministro, “assume potenzialmente grande rilevanza l’annuncio della Commissione sul piano Defence Readiness 2030”, che tra i suoi pilastri include la proposta di attivare una clausola di salvaguardia nazionale. L’idea: scorporare le spese per la difesa dal calcolo dell’indicatore di spesa netta nel periodo 2025-2028. Una flessibilità mirata, tutta da definire, che il governo italiano guarda con interesse.

Il nodo delle risorse sarà il cuore della giornata di sabato, quando verrà presentato un documento curato da Bruegel, think tank di riferimento per la riflessione economica europea. Dalle anticipazioni, il testo propone la nascita di un Meccanismo europeo di Difesa (Med) simile al Mes, che avrebbe il compito di coordinare gli appalti militari e pianificare congiuntamente la fornitura di sistemi d’arma.

Una visione che non può prescindere dal coinvolgimento del tessuto industriale. Giuseppe Cossiga, presidente dell’Aiad, la federazione delle aziende italiane dell’aerospazio, difesa e sicurezza, dalle colonne de il Giornale ha rilanciato l’urgenza di aprire in sede europea “una discussione seria e concreta sulle politiche di investimento in questo settore strategico”. In particolare per le piccole e medie imprese, che continuano a scontrarsi con ostacoli nell’accesso al credito. “I vincoli etici imposti dagli istituti di credito – ha spiegato – costituiscono una barriera che, pur comprensibile nei principi, rischia di diventare insormontabile nella pratica”.

Il modello del Mes per la Difesa europea. La proposta all’Ecofin

All’Ecofin informale di Varsavia, la Difesa europea entra ufficialmente nel perimetro delle politiche economiche dell’Unione. Tra vincoli fiscali e nuove flessibilità, prende corpo l’idea di un Meccanismo europeo di Difesa (Med) – sul modello del Mes – pensato per coordinare acquisti militari e investimenti strategici, in sinergia con l’industria. Ma il nodo resta l’accesso al credito per le aziende, ostacolato da reticenze, che rischiano di minare la competitività e la sicurezza europee

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