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Non è una guerra commerciale, ma poco ci manca. Come preannunciato l’Ue ha iniziato a schierare l’artiglieria contro gli Stati Uniti, colpevoli di voler imporre dazi pesantissimi su acciaio (25%) e alluminio (10%). Nelle ultime ore, come rivela il sito Axios, si parla di un Donald Trump impaziente di firmare il decreto sui dazi, già domani. La rappresaglia europea è pronta, come fatto intendere oggi dalla commissaria europea al Commercio, Cecilia Malmstroem, durante una conferenza stampa a Bruxelles. Ma c’è un però. E cioè che un sì della commissione Ue ai contro-dazi rischia di costare non poco all’Italia. E il perché è presto spiegato.

IL COSTO DELLA GUERRA (A TRUMP)

All’Italia potrebbe costare cara la controffensiva europea agli Stati Uniti. Un po’ di calcoli sul costo della guerra commerciale con gli Stati Uniti li ha fatti la Coldiretti per la quale sono a rischio circa 4 miliardi di export agroalimentare made in Italy con le esportazioni di cibo e bevande che sono aumentare del 6% nel 2017. Gli Usa si collocano infatti al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi, davanti a olio, formaggi e pasta.

L’EUROPA RISPONDE A TRUMP

La temperatura è salita di parecchi gradi nelle ultime ore, complice la rigidità mostrata da Trump verso una possibile revisione dei dazi. Un’inflessibilità costata al Presidente l’addio di Gary Cohn, il più importante tra i  consiglieri economici di Trump. “Chiediamo a Washington di ripensarci”, ha ammonito Malmstroem. “Ma se così non fosse abbiamo preparato una serie di interventi”. D’altronde “ci sembra di poter dire che la misura americana sia una misura economica sotto mentite spoglie”. La contraerea insomma è pronta. Resta da capire in che modo l’Europa intenda alzare il livello dello scontro con la Casa Bianca.

LA STRATEGIA DI BRUXELLES

I dazi sono dunque pronti a scattare (lo scorso ottobre l’Europa ha approvato le tariffe sulle importazioni cinesi, per proteggere le aziende del Vecchio Continente). Ma prima di imporre dazi all’economia statunitense, l’Ue vorrebbe tentare un’ultima volta la via diplomatica. Ovvero adire al Wto, l’organizzazione mondiale del commercio per perorare la sua causa. Solo in caso di fallimento sarebbe pronta a mettere in campo una serie di provvedimenti per fronteggiare l’eventuale reindeirizzamento di acciaio destinato al mercato Usa, verso l’Ue, puntando comunque a evitare una chiusura su scala globale del settore.

DOLCI E WHISKY NEL MIRINO

Sui possibili prodotti americani oggetto di rappresaglie, l’Europa sembra avere le idee chiare. Natualmente beni industriali, come l’acciaio, bourbon o dolciumi. Sotto la scure della Ue potrebbero finire anche il burro di arachidi e il succo d’arancia, prodotti Usa tipici importati in Europa. Senza considerare che nei giorni scorsi il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, aveva menzionato prodotti siderurgici, prodotti agricoli e di altro tipo.

IL RUOLO DEI PAESI UE

Certo è che una guerra commerciale fa paura ai Paesi dell’Ue. Pochi giorni fa il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, è stato chiaro circa la necessità di una risposta ferma ma moderata dell’Europa, per non innescare uno scontro in campo aperto. “Credo che ci siano seri rischi di escalation derivanti dall’approccio non prevedibile della controparte (Trump, ndr). Occorre stare molto attenti. Esportiamo negli Stati Uniti più o meno 40 miliardi con un saldo superiore ai 20. Occorre moderazione e cautela, non alzare livello tensione”. Anche la Germania non vuole arrivare allo scontro totale, visto che esporta parecchio acciaio negli Stati Uniti. “La situazione è grave, l’Unione europea, se dovesse concretizzarsi lo scenario peggiore, sarebbe pronta ad agire in modo appropriato, ma il nostro obiettivo è prevenire una guerra commerciale”, ha fatto sapere il ministro dell’Ecomomia tedesco Brigitte Zypries.

 

 

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