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Si sono attaccati. Si sono insultati. Anche con parole grosse. Ma tra loro due il “file rouge” non si è mai spezzato. Parliamo di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. La prova è l’ultima offerta di governo politico piombata sulla scrivania di Sergio Mattarella. Ovvero un governo Lega-M5S con appoggio esterno di Forza Italia, in cui il partito di Silvio Berlusconi otterrebbe tre ministri di area forzista più, forse, la presidenza di alcune commissioni tra cui la Vigilanza, oltre a rassicurazioni sul programma (niente conflitto di interessi). Idea messa a punto da un incontro due giorni fa a Montecitorio, proprio tra Salvini e Di Maio, che poi si sono rivisti anche nelle ultime ore. I due sono gli esponenti politici più contrari a un governo del presidente, o istituzionale che dir si voglia. E senza il loro via libera, sarà impossibile far nascere un esecutivo e si andrà diretti a elezioni a luglio. Non è detto, però, che i due non cambino idea e accettino l’offerta di Mattarella. Cui però hanno chiesto altre 24 ore: segno che la trattativa con Berlusconi è ancora in corso.

Salvini e Di Maio faranno di tutto per tornare sul Colle con il pacco regalo di un esecutivo grillo-leghista: quello che due giorni fa non era stato possibile ora potrebbe diventare realtà. Come anche auspicano diversi esponenti di Forza Italia, a cominciare da Paolo Romani e Giovanni Toti. Tutto, naturalmente, dipende dal Cavaliere. Un esecutivo politico, frutto del risultato delle urne, con i due partiti usciti vincitori, forse sarebbe soluzione migliore. Anche per Mattarella, che sta incontrando non poche difficoltà a trovare adepti per un esecutivo istituzionale. E dopo una serie di governi non eletti, almeno quello tra Di Maio e Salvini sarebbe il frutto di un accordo sul risultato uscito dalle urne del 4 marzo. Se poi sarà in grado di governare, questo saranno i prossimi mesi a dirlo. Sarà interessante anche vedere come si comporterà Berlusconi in questo ruolo, per lui inedito, di secondo piano. Ma comunque assai importante.

Quel che appare evidente, però, è che dopo aver gestito praticamente da soli la partita delle presidenze delle Camere e degli uffici di presidenza e dopo un primo fallimento di un’intesa tra grillini e centrodestra, ora Di Maio e Salvini sono tornati non solo a parlarsi regolarmente (i due si messaggiano e si telefonano), ma pure ad agire all’unisono. Come due gemelli diversi. Due nemici-amici con parecchie cose in comune, a partire dalla questione generazionale. Tanto da provocare la reazione di Berlusconi. “Sembra che il suo alleato vero sia Di Maio e io il suo avversario. Con lui si vede per prendere le decisioni e con me per sottopormi le loro scelte”, si è sfogato l’altro giorno il leader azzurro con i suoi più stretti collaboratori. E così, anche se non l’ha mai detto ufficialmente, la pensa pure Giorgia Meloni, destinata a recitare un ruolo da comprimaria, visto che il veto grillino vale anche per Fratelli d’Italia.

Questo il passato. Sarà però interessante vedere come l’asse Salvini-Di Maio reggerà anche alle prove future. Se riusciranno a formare un governo oppure come si comporteranno nei confronti di un esecutivo del presidente, che potrebbe anche far loro comodo. In primo luogo perché mettersi di traverso alla volontà di Mattarella, altissimo nell’indice di gradimento degli italiani, potrebbe ritorcersi loro contro dal punto di vista elettorale. In secondo luogo, di un governo del presidente Lega e M5S avrebbero comunque la golden share, da esercitare, per esempio, nel rinnovo dei vertici Rai in scadenza il 30 giugno, e che andranno decisi appunto da governo e Parlamento. Infine, saranno loro ad avere l’ultima parola anche sulla nuova legge elettorale, se mai si farà. Votare in autunno o magari tra un anno, dunque, potrebbe non essere uno svantaggio per Di Maio e Salvini. Che nel frattempo avrebbero tutto il tempo per consolidare la loro posizione all’interno dei rispettivi campi: aumentando i voti a scapito del Pd e di Forza Italia. Quando poi si tornerà alle urne, saranno loro due i principali avversari e ricominceranno a darsela di santa ragione. Già perché, come sostengono molti osservatori, le future elezioni saranno una sorta di ballottaggio tra i vincitori morali del 4 marzo. Salvini e Di Maio, che in realtà avrebbero tanta voglia di governare insieme, il destino cinico e baro li relega per forza al ruolo di avversari. Un po’ quello che è accaduto, nel recente passato, a Renzi e Berlusconi.

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