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Free rider e approfittatori della generosità Americana. Questo sono agli occhi di Trump i partner europei della Nato che, con le eccezioni Gran Bretagna, Grecia, Paesi baltici Polonia e Romania sono ancora molto lontani da spendere quel 2% del Pil in spese militari stabilito al summit del Galles del 2014.
Per capirne di più sulle accuse americane e le ragioni europee Judy Dempsey, senior fellow di Carnegie Europe, ha interpellato importanti esperti europei e internazionali.

Secondo Adam Balcer, manager di Wise Europa, “Trump ha ragione sulle spese insufficienti dei membri Nato – tuttavia, secondo Balcer – è la sua posizione sulla Russia a costituire una sfida ancora più grande alla sicurezza dell’alleanza”. Qui l’attenzione passa al bilaterale che Trump ha in programma con Putin a Helsinki per il 16 Luglio, dove alcuni temono addirittura che il Presidente americano possa esprimersi su un eventuale riconoscimento americano dell’annessione russa della Crimea.

Anche Sophia Besch del Centre for European Reform concorda sull’importanza di aumentare le spese militari, ma “il focus ostinato e esclusivo di Trump sul 2% rischia di minare la solidarietà e la coesione dell’alleanza”. Da parte loro gli europei – continua la ricercatrice – “devono assumersi le loro responsabilità, degli obblighi che comporta e dei suoi numerosi successi”. Lo stesso ragionamento lo fa Karl-Heinz Kamp, presidente della Federal Academy for Security Policy a Berlino. “Molti membri Nato non spendono abbastanza per la propria sicurezza – nota il presidente – e questo è ingiusto nei confronti degli Usa”. Il problema però, è che Trump “ignora che parte del suo ruolo è anche quelle di tenere l’alleanza unita…anzi, offendendo amici e partner rischia di farla saltare”.

Le spese dedicate alla difesa sono anche al centro della riflessione di Carl BIldt dell’European Council on Foreign relations, che tuttavia, pur ammettendo che gli europei dovrebbero spendere di più, nota che “la maggior parte della spesa statunitense non è direttamente collegata all’Europa”, e cita il segretario alla difesa Mattis che ha affermato che “il 60% delle risorse ora sono dirette all’aria del Pacifico”.

Alla base delle accuse di Trump c’è secondo Ian Bremmer, presidente e fondatore dell’Eurasia Group, “una profonda mancanza di fiducia nei confronti del multilateralismo. Altrimenti – spiega Bremmer – non si spiegherebbero i suoi suggerimenti a Macron di lasciare l’Ue. Un discorso simile a quello di Claudia Majors, secondo la quale “Trump ha ragione a ricordare agli europei che la difesa non è gratis…ma ha torto a mettere in dubbio il valore intrinseco dell’alleanza”:

Molto tranchant il giudizio di John Deni, Professore al prestigioso US Army War College, secondo cui “Trump ha per la maggior parte tragicamente e catastroficamente torto”. Secondo il professore, “Trump ha il potenziale e l’inclinazione per arrecare danni di lungo termine alla Nato, diminuendo l’impegno americano in Europa e consentendo alla Russia di cementificare le sui incursioni politico/militari nel continente”.

Anche Ulrike Franke dell’European Council on Foreign Relations non è tenero nei confronti del tycoon. “Trump ha torto quando dice che gli alleati stanno uccidendo gli Usa con la Nato e che la Germania deve dei soldi all’alleanza”. La Nato – spiega l’esperto – non è un club di golf”. Inoltre, gli Usa potrebbero avere più bisogno della Nato di quanto Trump pensi. Non solo, ricorda Franke, “la sola volta che il sistema di difesa collettiva della Nato è stato invocato è stato per gli Usa, dopo il 9/11”. La Nato inoltre, “fornisce agli Usa un potere geopolitico che va ben oltre i suoi confini nazionali, specialmente in relazione alla Russia”.

Markus Kaim, senior fellow al German Institute per gli affari internazionali e di sicurezza, pur dando ragione alle richieste di Trump per un equo burden sharingdei costi dell’alleanza, invita a riflettere sulla vera natura della stessa. “La Nato non è un’istituzione in cui gli Usa investono per ottenere dei ritorni materiali…è innanzitutto uno strumento di politica estera in Europa, che consente di mantenere la leadership americana”. È lo stesso ragionamento di Marc Pierini, visiting scholar a Carnegie, “Trump non coglie il significato politico della Nato”, chiosa l’accademico, ricordando come la storia dell’Alleanza atlantica e il ruolo che ha giocato nelle relazioni transatlantiche.

La storia dell’alleanza atlantica viene ripercorsa anche da Alexander Vershbow, distinguishedfellow all’ Atlantic Council e ex vice segretario generale alla Nato, che ricorda come “attraverso la Nato, la promozione dell’integrazione europea e il Piano Marshall gli Usa hanno create le condizioni per una straordinaria prosperità su entrambi i lati dell’atlantico”. Oggi, “Trump ha al 98% torto riguardo la Nato”. I partner europei, pur spesso non raggiungendo la soglia del 2%, stanno facendo degli sforzi per aumentare i propri investimenti nella difesa, come testimonia l’impegno a contribuire ai nuovi battaglioni presenti nei Paesi baltici, ma la questione è se

“Trump stia deliberatamente ignorando il quadro generale per giustificare un ritiro dal ruolo di leader della Nato e di leader del mondo libero. La risposta la si avrà proprio al summit di questa settimana”.

Insomma, gli esperti sembrano generalmente concordare su un punto. Trump ha ragione a chiedere ai partner europei più impegno sul versante delle spese militari, ma ciò non deve in nessun modo pregiudicare l’unità e la coesione dell’alleanza o mettere in dubbio l’impegno e il sostegno statunitense nei confronti della Nato.

 

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