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Marte, Mercurio e molto altro, attraverso la collaborazione tra pubblico e privato e un nuovo fondo di venture capital tutto dedicato alla Space economy. Lo spazio italiano punta in alto, e lo fa cercando di consolidare un sistema-Paese che ci ha permesso di attestarci tra le grandi potenze mondiali del settore, coinvolgendo istituzioni, mondo della ricerca e tante eccellenze industriali. Un punto sui programmi correnti e sul futuro del comparto è emerso nel corso dei festeggiamenti per i trent’anni dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), che ha spento le candeline lo scorso 30 maggio e ha riunito oggi esperti e addetti ai lavori presso la propria sede romana.

L’EVENTO A ROMA

Sono intervenuti, tra gli altri, il presidente dell’Agenzia Roberto Battiston, il primo presidente dell’Asi Luciano Guerriero, il presidente del Cnr Massimo Inguscio, il presidente dell’Inaf Nichi D’Amico, il presidente della Commissione di fisica astroparticellare dell’Infn Marco Pallavicini, il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo e il consigliere militare di Palazzo Chigi, l’ammiraglio Carlo Massagli. Nutrita anche la partecipazione del comparto industriale, con gli ad di Leonardo Alessandro Profumo, di Telespazio Luigi Pasquali, di Thales Alenia Space Donato Amoroso, di Avio Giulio Ranzo, di OHB Roberto Aceti, di Sitael Nicola Zaccheo, il managing director di Airbus Defence and Space Italy Serafino D’Angelantonio.

IL NUOVO ASSETTO ISTITUZIONALE

L’Italia pare avere le carte in regola per poter giocare un ruolo da protagonista nella nuova economia dello spazio. L’ultima uscita dal mazzo è la legge di riforma della governance del settore, approvata allo scadere della scorsa legislatura e ora alla prova dell’attuazione. Al vertice del sistema c’è il presidente del Consiglio, supportato da un Comitato interministeriale che si avvale di un ufficio ad ora attribuito al consigliere militare di palazzo Chigi, l’ammiraglio Carlo Massagli, come ha ricordato lui stesso nel corso della conferenza. Attualmente, il premier sta valutando se assumere lui stesso il ruolo all’interno del Comitato o delegare un sottosegretario, ha aggiunto l’ammiraglio. Nel frattempo, ha rimarcato, all’Asi è già affidato il ruolo di “architetto del sistema spazio”. Difatti, ha aggiunto il presidente dell’Agenzia Roberto Battiston, “a 30 anni dalla sua fondazione, l’Asi si è ritagliata un ruolo da protagonista nelle scienze spaziali, nelle tecnologie satellitari con Cosmo-SkyMed e nell’esplorazione dell’universo”. Basti pensare, ha rimarcato, “ai sette astronauti italiani, alla missione Cassini su Saturno, con cui l’Asi ha operato alla pari con la Nasa e l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), alla Stazione Spaziale Internazionale (Iss), per metà made in Italy, o al lanciatore Vega e alla quotazione in borsa dell’azienda che lo realizza, l’Avio”. Parlando con l’Ansa, si è detto d’accordo Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, colosso nazionale del settore aerospaziale: “L’industria italiana ha un ruolo centrale nella Space economy, uno dei settori che cresce di più”.

CREARE UN SISTEMA-PAESE

Sulla stessa linea il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo: “Quando tra qualche anno un’altra Agenzia spaziale si troverà a festeggiare il suo anniversario, mi piacerebbe che ci fosse in collegamento Roberto Battiston come direttore dell’Esa perché non siamo secondi a nessuno”. Lo sforzo di questo governo, ha aggiunto, “sarà scrivere e creare il sistema-Paese, perché adesso non c’è”. Tofalo ha ricordato inoltre il suo focus sulla “diffusione della cultura delle sicurezza e della difesa”, per cui “ho chiesto una delega specifica che arriverà nei prossimi giorni; poi voglio parlare con il presidente (Battiston, ndr) per cominciare qualcosa di importante”. Il sottosegretario ha poi spiegato l’apertura di un tavolo di lavoro che sarebbe già a lavoro per creare “una cabina di regia che sia il sistema-Paese, il cui seme sarà alla Difesa ma che sarà poi presso la presidenza del Consiglio”. L’idea sembra quella di applicare al comparto della sicurezza e difesa ciò che per lo spazio è stato istituzionalizzato con la nuova legge di riforma (un Comitato interministeriale nato proprio sulle orme della Cabina di Regia). “La nostra direttrice sarà creare il sistema-Paese; metteremo nero su bianco e non saranno scatole vuote che entreranno in contrasto con chi fa già queste cose”. L’obiettivo, ha rimarcato Tofalo, “è creare squadre, fare intelligence e mandare i migliori uomini delle istituzioni in tutti i Paesi”.

ITALGOVSATCOM E IL NUOVO FONDO PER LA SPACE ECONOMY

Nell’immediato, la nuova sfida italiana si chiama ItalGovSatCom, un bando di gara, partito qualche giorno fa, che sarà finanziato con risorse pubbliche (dal Fondo di coesione ai fondi regionali) e da investimenti privati (per circa il 45%). Si tratta del primo grande programma del Piano nazionale Space economy e mira a costituire una partnership pubblico-privata con l’obiettivo di realizzare e attivare un sistema satellitare innovativo per servizi di telecomunicazioni con finalità istituzionali, dall’osservazione e monitoraggio, alla sorveglianza marittima. Nel suo complesso, ha ricordato Battiston, il Piano strategico nazionale space economy prevede un investimento di circa 4,7 miliardi di euro. Poi, è in rampa di lancio un fondo ad hoc per la Space economy, un settore che in Italia ha un valore che si aggira intorno a 1,6 miliardi di euro per 6.300 lavoratori specializzati e un contributo delle pmi pari all’80%. Il fondo avrà una dotazione iniziale di 80 milioni (per il 30% privati) e renderà l’Italia il secondo Paese a dotarsi di uno strumento simile dopo il Regno Unito, ha spiegato Battiston. L’Asi, da parte sua, investirà nel fondo e selezionerà i progetti da finanziare. Il tutto dovrebbe entrare in operatività entro la fine dell’anno. Parallelamente, il presidente ha annunciato una nuova iniziativa: una mostra tutta dedicata allo Spazio che andrà in scena alla Fiera di Roma, paragonabile ai grandi saloni internazionali come Le Bourget o Farnborough. Sarebbe “una mostra mercato in cui possiamo esporre le nostre capacità”, ha detto Battiston.

I PROGRAMMI IMMINENTI

Intanto, tra i programmi che si apprestano a partire, l’attesa è tutta per ExoMars 2020, la seconda fase della missione europea per l’esplorazione del Pianeta rosso che porterà su Marte un rover. Il drill con cui verrà perforata la superficie marziana fino a due metri di profondità è italiano, e permetterà di capire molto di più dell’eventuale vita precedente sul Pianeta. Ancora prima, il prossimo autunno, partirà BepiColombo, la prima missione europea diretta a scoprire il misterioso Mercurio. Occorrerà invece attendere di più per Lisa (Laser Interferometer Space Antenna), la terza missione di classe “Large” del programma scientifico dell’Agenzia spaziale europea (Esa), il cui studio di fase A è stato recentemente affidato alla joint venture spaziale franco-italiana Thales Alenia Space. L’obiettivo è rivoluzionare la conoscenza umana delle onde gravitazionali e dei buchi neri.

I PROGETTI STRATEGICI

Accanto a ItalGovSatCom, c’è Prisma, il programma nazionale di osservazione della Terra in ottico e iperspettrale che partirà a dicembre. Poi, nel 2019, partirà la seconda generazione di Cosmo-SkyMed, il sistema duale per l’osservazione della Terra tutto made in Italy, già eccellenza a livello globale. Pochi mesi fa ha invece preso il via il programma Platino, ideato per permettere all’Italia di conquistare un segmento tra quelli a maggiore sviluppo su scala mondiale: quello dei mini satelliti. La sua realizzazione è stata affidata a Sitael, azienda del gruppo pugliese Angelo Investments (la holding guidata da Vito Pertosa) che insieme a Thales Alenia Space, Leonardo e Space Engineering (controllata di Airbus), è risultata vincitrice della procedura competitiva promossa dall’Asi.

IL RITORNO ECONOMICO

Tutto questo ha un impatto economico notevole per il Paese, con ritorni nel sistema economico ben superiori ad altri settori. Per quanto riguarda la partecipazione ai programmi della Commissione europea, “il ritorno per l’Italia nel settore spazio tra il 2014 e il 2017 è del 4%, pari a 276 milioni di euro”, ha ricordato Battiston. La partecipazione ai piani di Bruxelles è stata di circa il 12,48%, mentre ciò che è stato ricevuto indietro è pari al 16,4%. Lo stesso può dirsi sulla partecipazione all’Agenzia spaziale europea (Esa), di cui l’Italia è terzo contributore con circa 2 miliardi nel suddetto triennio. In questo caso di parla di un sovra-ritorno nell’ordine del 12%.

Così l'Italia festeggia i trent'anni dell'Asi

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