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Il governo chiude la porta a Michele Emiliano sull’Ilva. Nella tarda serata di ieri l’esecutivo ha comunicato la sua contrarietà ad accettare la proposta della Regione Puglia per arrivare a un accordo su Taranto in grado di sbloccare gli investimenti stanziati dai nuovi proprietari di Arcelor Mittal. Nei fatti, dunque, è di nuovo muro contro muro sull’acciaieria.

La doccia gelata è arrivata con una nota congiunta dei ministeri dello Sviluppo e Ambiente, diffusa a tarda sera. La proposta di accordo inviata dalla Regione due settimane fa “non può essere condivisa per motivi di merito e di diritto”, ha scritto il governo.

E questo perché “lo schema di accordo proposto prevede infatti modifiche e integrazioni sostanziali del Dpcm ambientale approvato dal Governo il 29 settembre 2017.  La sua  accettazione presupporrebbe dunque  la necessità di una completa rielaborazione del piano industriale, del piano ambientale e della stessa offerta del soggetto aggiudicatario con conseguente azzeramento del lavoro fin qui fatto, significativo allungamento dei tempi (anche per l’avvio delle misure di ambientalizzazione quali la copertura dei parchi minerari), l’annullamento degli esiti della gara svolta ed il probabile  avvio di contenziosi legali con l’acquirente”. Insomma, troppo anche per un investitore come Arcelor, che non accetterebbe una ridiscussione del piano industriale.

Tuttavia, uno spiraglio c’è.  Gli stessi dicasteri hanno infatti “comunicato alla Regione Puglia e al Comune di Taranto la loro disponibilità a firmare un Accordo di Programma con i contenuti del Protocollo d’Intesa proposto dal governo lo scorso 3 gennaio, con alcune integrazioni sugli aspetti sanitari”. Ora la palla ripassa agli enti locali.

Nel pomeriggio era arrivato l’ennesimo sfogo del ministri dello Sviluppo Carlo Calenda (nella foto). Su Ilva “abbiamo finalmente un investitore che tra prezzo e investimenti investe 5,3 miliardi di euro” ma anche “una situazione un po’ surreale perché in qualunque altro Paese del mondo un investitore che si presenta per ricondizionare una fabbrica esistente investendo solo sull’ambiente 1,2 miliardi verrebbe accolto con i tappeti rossi. Invece noi abbiamo un po’ di resistenze dagli enti locali, non ho ben capito qual è la ragione”.

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