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Il 10 e l’11 luglio 2025 Roma diventerà la capitale dell’Ucraina: qui si riuniranno la leadership dello Stato ucraino, i principali stakeholder e policy maker, insieme ai leader e partner internazionali più influenti. In questa cornice, l’Ucraina e i suoi partner discuteranno non solo la ricostruzione, ma anche una visione a lungo termine per una nuova Europa del dopoguerra. La Ukraine recovery conference 2025, organizzata dall’Italia insieme al governo ucraino, è molto più di un forum internazionale: è una piattaforma in cui la solidarietà politica deve tradursi in strumenti concreti di trasformazione economica, sociale e istituzionale. Sono passati più di tre anni dall’inizio dell’invasione su vasta scala, ma il popolo ucraino continua a resistere all’aggressione russa. Nonostante gli attacchi brutali contro città, popolazione civile, infrastrutture e sistemi critici, l’Ucraina ha mantenuto non solo la capacità di combattere ma anche di riformarsi, pianificare il futuro e aprirsi alla cooperazione. Non abbiamo mai considerato la guerra come una pausa nello sviluppo: al contrario, siamo consapevoli che proprio in questo momento si stanno prendendo decisioni fondamentali che determineranno il volto del nostro Stato per i decenni a venire.

È in questo contesto che assume particolare rilevanza la conferenza di Roma di quest’anno, che dà continuità a quanto avviato nei precedenti incontri, sviluppando i cosiddetti “quattro pilastri di Berlino”. La prima dimensione è quella economica: la ricostruzione dell’Ucraina non sarà possibile senza la mobilitazione del settore privato. Il business – nazionale e internazionale – deve diventare il motore della crescita economica. Parliamo non solo di investimenti infrastrutturali, ma di una presenza strutturale di imprese capaci di generare occupazione, introdurre tecnologie e sviluppare l’industria locale. Le imprese italiane, con la loro esperienza nei settori delle costruzioni, dell’energia, della meccanica e dell’agroindustria, possono svolgere un ruolo centrale. L’Ucraina, da parte sua, sta già creando le condizioni per un ambiente imprenditoriale trasparente e prevedibile, attivando meccanismi di assicurazione dei rischi e semplificando l’accesso ai progetti pubblici.

La seconda dimensione è quella umana. La guerra ha causato non solo distruzioni materiali, ma anche profonde ferite sociali. Oltre cinque milioni di cittadini sono stati costretti a lasciare il Paese, molti altri sono sfollati interni. Ricostruire il capitale umano, sostenere l’istruzione, la sanità, la riabilitazione psicologica è tanto importante quanto ricostruire ponti o fabbriche. Investire nelle persone – insegnanti, medici, giovani e veterani – significa investire in un futuro che sia non solo sicuro, ma anche dignitoso. Questo è uno spazio naturale di cooperazione con le istituzioni europee, i comuni, le università e la società civile. La terza dimensione è quella locale e regionale. L’Ucraina è un grande Paese con comunità resilienti, che durante la guerra hanno mostrato straordinaria iniziativa. La decentralizzazione attuata prima del 2022 ha dimostrato la sua efficacia: le autorità locali sono diventate attori chiave tanto nella gestione delle emergenze quanto nella ripresa. Oggi le regioni ucraine stanno già elaborando piani di ricostruzione, cercando partner tra le città europee e sono pronte a partecipare direttamente a progetti internazionali. Per l’Italia, con le sue profonde tradizioni di regionalismo e autonomia locale, si apre qui un terreno di cooperazione naturale.

Infine, la dimensione europea. L’Ucraina si appresta ad avviare ufficialmente i negoziati per l’adesione all’Unione europea: si tratta non solo di un obiettivo politico, ma di un processo profondo di trasformazione interna. Tra le riforme figurano la semplificazione normativa, la lotta alla corruzione, l’allineamento agli standard europei in materia economica, ambientale e digitale. L’integrazione europea e la ricostruzione non sono percorsi paralleli, ma un unico processo strategico. In questo cammino l’Italia ha svolto un ruolo storico decisivo, sostenendo attivamente la concessione dello status di Paese candidato all’Ucraina da parte dell’Unione europea. Proprio per questo, Urc 2025 sarà uno spazio di confronto su come accompagnare queste trasformazioni in modo concreto, attraverso finanziamenti, assistenza tecnica e cooperazione istituzionale.

L’Italia, ospitando questa conferenza, non solo dimostra solidarietà. Assume un nuovo ruolo, quello di moderatore delle partnership, architetto di soluzioni comuni e mediatore tra istituzioni, imprese e società. Roma diventa il luogo in cui l’Ucraina parla non di ciò che ha perso, ma di ciò che è pronta a costruire. E questa costruzione è aperta a chi vede in essa un futuro non solo per l’Ucraina, ma per tutta l’Europa. Non idealizziamo la situazione. Ma crediamo nella responsabilità. Crediamo che l’Ucraina non sia solo un tema di guerra, ma anche una storia di resilienza, di dignità e di partenariato. Urc 2025 a Roma è un passo affinché questa storia diventi una storia condivisa. Esprimiamo la nostra profonda gratitudine a tutti i partner internazionali che continuano a sostenere l’Ucraina nella sua resistenza, nel suo processo di riforma e nella ricostruzione. È grazie a questa solidarietà costante che il nostro Paese può guardare al futuro, verso la pace giusta, la ripresa e il rientro nella famiglia europea.

Formiche 215

Il futuro dell'Ucraina si disegna a Roma. Le prospettive dell'amb. Melnyk

Di Yaroslav Melnyk

Ucraina non è solo guerra ma anche una storia di resilienza, dignità e partenariato. Ospitando la conferenza, l’Italia non solo dimostra solidarietà ma assume un nuovo ruolo, quello di moderatore delle partnership, architetto di soluzioni comuni e mediatore tra istituzioni, imprese e società. Roma diventa il luogo in cui l’Ucraina parla non di ciò che ha perso, ma di ciò che è pronta a costruire. E questa costruzione è aperta a chi vede in essa un futuro non solo per il Paese, ma per tutta l’Europa. L’analisi di Yaroslav Melnyk, ambasciatore straordinario e plenipotenziario d’Ucraina in Italia

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