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La rivoluzione è la parola che ha dominato il XX-imo secolo. La rivoluzione russa lo ha anche cambiato. Meglio conosciuta come rivoluzione d’ottobre, sino ai primi anni ’90 e la caduta dell’Unione Sovietica, veniva celebrata il 7 novembre, il giorno dell’anniversario secondo il calendario Giuliano. Cento anni dopo, ci chiediamo quanto è rimasto di questo ricordo storico.

Soltanto pochi giorni prima dell’anniversario in questione, San Pietroburgo e Mosca la ricordano a malapena. Camminando per le strade di San Pietroburgo pochi sono i luoghi che dedicano una parte dei suoi spazi alla rivoluzione, come l’Hermitage, l’edificio che faceva parte della reggia imperiale che per due secoli ospitò le famiglie degli zar Romanov, fino al 1917, e il museo russo, che ospita la mostra dell’avanguardia russa che trovava la sua massima espressione proprio durante la rivoluzione.

La divisione della società russa di oggi sembra consumarsi proprio intorno al ricordo di questo episodio storico. Le opinioni contrastanti spiegano anche una posizione di non allineamento e di non presa di posizione riguardo al passato rivoluzionario da parte di Cremlino. Il ricordo della rivoluzione russa aiuta a capire anche il futuro prossimo del Paese che si prepara per le elezioni presidenziali a marzo del 2018.

Valeri Popov, scrittore, mi spiega come la rivoluzione ha cambiato il destino della sua famiglia. “Nel mio libro parlo di mio nonno, che è stato un contadino e di mio papà, che era un agricoltore e del loro arrivo a Leningrado. Parlo di come sono diventato uno scrittore. Ovvero, racconto come la rivoluzione ci ha portati dalla campagna verso la città e come siamo diventati la parte dell’intellighenzia della città. Dunque la rivoluzione ha avuto anche gli aspetti positivi. Altrimenti il mio papà avrebbe potuto diventare al massimo un prete del villaggio.”

Elena Cizova, scrittrice pietroburghese, autrice del libro Il tempo delle donne, vincitrice del Russian Booker Prize, commenta così l’anniversario della rivoluzione d’ottobre: “Non mi sorprende che molte persone guardano con nostalgia il periodo sovietico. C’è tantissima ingiustizia in giro. C’è la nostalgia per Stalin non perché si desidera l’autocrazia e la repressione ma perché la gente è stufa che tutta la ricchezza del Paese si trova nelle mani del 5% della popolazione. Più di 20 milioni di persone vivono sotto la soglia della povertà.”

Aleksandar Govorunov, vice governatore di San Pietroburgo è quasi infastidito alla mia domanda se bisogna celebrare la rivoluzione d’ottobre. “Le ripeto un’altra volta. Il ricordo della rivoluzione d’ottobre a San Pietroburgo non è la celebrazione della rivoluzione ma la sua valutazione. E le valutazioni possono essere diverse come lo siamo tutti noi. Alcuni la considerano una carneficina e altri una svolta nella nostra storia. Noi rifiutiamo di appoggiare la rivoluzione e in generale di dare i voti relativi a questo evento. Se c’è stato il terrore dei rossi, c’è stato, c’è stato! A ogni persona intelligente è chiaro che lì, dove viene versato il sangue, non può nascere nulla di buono. Il ruolo maggiore del governo è impedire che queste opinioni opposte evolvano creando il divario fra le persone. Noi viviamo in un unico luogo che si chiama San Pietroburgo. In questo luogo noi viviamo in pace e assieme. E questo è il messaggio del nostro Paese, la Russia, e del nostro Presidente.”

Il non allineamento, o meglio la non presa di posizione da parte del Kremlino rispetto all’anniversario dei cento anni dalla rivoluzione d’ottobre, lo spiega Ilya Shepelin, uno dei giornalisti del canale di opposizione Dozd: “Oggi il governo non ha una posizione chiara perché da una parte ci sono i monarchici e dall’altra, coloro che appoggiano l’Unione Sovietica. Sino ad ora, complessivamente parlando, c’è molta nostalgia per la storia. Così ad esempio, almeno due volte all’anno si solleva la questione se o meno dislocare il mausoleo di Lenin dalla Piazza rossa. E almeno una volta all’anno il presidente Putin evita questa domanda per non far litigare la gente. Così ancor oggi non c’è una risposta alla questione che cosa è stata la rivoluzione d’Ottobre. Anche oggi le persone sono disposte a litigare e a combattere per sostenere che è stata un bene o un male. Dunque se anche oggi si inizia a parlarne, alla fine si può finire a litigare.“

Delovoy Peterburg è uno dei pochi giornali dove si trovano gli articoli critici su come il Kremlino ricordava o meglio, non ricordava la rivoluzione d’ottobre. Mihail Shevchuk, una delle firme del giornale, mi spiega perché non andrà a votare alle prossime elezioni presidenziali previste per il marzo del 2018: “No, non andrò a votare. Le elezioni qui le considero un rituale senza senso. Dall’altra parte il mio compito della cittadinanza lo faccio attraverso il mio lavoro giornalistico. Votare alle elezioni presidenziali qui non ha senso davvero. Non mi piacciono i rituali. L’unico discorso sul futuro della Russia si può affrontare soltanto dopo la morte di Putin. Non ci sono i progetti per il futuro finché lui è vivo. Il programma per il futuro è continuare a vivere come abbiamo fatto fino ad ora.”

Sulla domanda come definirebbe il russo mi risponde: “il russo è una persona molto sospettosa. Il russo non crede a nessuno, né agli altri russi né agli stranieri né ai giornali. Questi sono i retaggi del passato. Oggi viviamo una vita e domani tutto può cambiare. Oggi celebriamo la rivoluzione e domani risulta che non dovevamo celebrarla. Meglio non fare nulla per non provocare nulla.”

La prima cosa che le viene in mente se dico la Russia? “Tragedia. Abbiamo avuto una storia davvero tragica. Vorrei che imparassimo a vivere in pace e tranquilli e che non ci fossero così tanti nemici.” Polina Talanova, san pietroburghese, sostiene invece che Putin è amatissimo. “Non è un segreto che amiamo tanto Putin. A prescindere se sbaglia o no, lui ama il suo stato. Non vende il nostro stato, ma lo ama.”

La Russia fra 5 anni? Natalia Kuzminykh, originaria degli Urali e da poco trasferitasi a San Pietroburgo, risponde che se le avessi fatto questa domanda qualche anno fa, sarebbe stata molto più cinica. “Dopo tutti i viaggi che ho fatto, conoscendo molte persone, mi sono resa conto che l’immagine che abbiamo dell’estero è un po’ esagerata. Quando guardi la Russia da dentro, percepisci in modo diverso quello che succede. Magari prendi la decisione di non guardare la tv che è davvero inguardabile negli ultimi anni. Prendi la decisione di proseguire lo stesso e di fare quello che puoi, cercare di fare il tuo meglio, stando anche qui.”

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