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Nella scorsa legislatura i temi della difesa e della sicurezza sono stati affrontati a livello politico da una formidabile squadra: nel governo il ministro della difesa Roberta Pinotti e il ministro dell’interno Marco Minniti, in Parlamento il presidente della Commissione Difesa del Senato Nicola Latorre e della Camera Francesco Garofani, nell’Assemblea Parlamentare della Nato il presidente della Delegazione italiana Andrea Manciulli e, nell’ultimo biennio, il presidente dell’Assemblea stessa, Paolo Alli. La compresenza di politici attenti, competenti e impegnati nel potere esecutivo e in quello legislativo è risultata utilissima al fine di una loro stretta collaborazione, dell’approvazione di alcuni importanti provvedimenti legati alle missioni internazionali e dell’evitare negative decisioni prese sull’onda della perdurante mancanza nazionale di cultura della difesa e della sicurezza. Purtroppo, però, nemmeno questa favorevole situazione ha consentito di concludere la riforma del sistema nazionale di difesa prevista dal Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa presentato nel 2016 dal ministro Pinotti.

A parte Alli, tutti gli altri erano e sono esponenti del Pd. Considerando le precedenti legislature, vi è stato, quindi, un forte impegno e una forte esposizione dell’area parlamentare riformista, occupando un ampio spazio nella tutela degli interessi nazionali che tradizionalmente veniva lasciato all’area conservatrice. Nel mondo militare e nell’industria aerospaziale, sicurezza e difesa, il serio impegno di questi politici è stato molto apprezzato, contribuendo a costruire un maggiore legame con le istituzioni che rappresentavano.

Ha, quindi, stupito che i tre esponenti parlamentari Pd non siano stati candidati, dando l’impressione di una scarsa considerazione per i temi di cui si occupavano, che rischia di disincentivare i futuri parlamentari. La candidatura dei due ministri Pd va, infatti, considerata doverosa, visto anche il generale apprezzamento per come hanno gestito il loro incarico.

A parziale compensazione di queste inspiegabili esclusioni, vi è solo l’inclusione nella lista collegata Centro Popolare dell’on. Alli che, per lo meno, dovrebbe poter assicurare una continuità italiana nell’Assemblea Parlamentare della Nato. In aggiunta, in un’altra lista collegata, +Europa, è stato inserito il generale Camporini, ex Capo di Stato maggiore della difesa.

Resta, però, il fatto che il Pd, a parte i due ministri, perde in questo modo i suoi parlamentari più esperti e conosciuti.

Sull’altro fronte è, invece, stato candidato da Fratelli d’Italia Crosetto che nella penultima legislatura si era, invece, fatto apprezzare come efficiente Sottosegretario alla Difesa e che, successivamente, ha maturato una diversa, ma complementare esperienza come Presidente dell’AIAD, l’associazione delle industrie di questo settore. È stato anche ricandidato l’on. La Russa, ministro della difesa nella penultima legislatura.

In questa campagna elettorale resta, però, come sempre un grande assente nei programmi di tutti i partiti, il tema della difesa e della sicurezza (a parte qualche riferimento alla criminalità). Eppure, mai come in questo momento, dovrebbe essere messo all’ordine del giorno e ricevere una grande attenzione.

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