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La Cgil scarica Michele Emiliano sull’Ilva? Pare proprio di sì. E il governatore della Puglia non la prende bene. Questa mattina, sulla drammatica vicenda di Taranto, dove la potenziale prima acciaieria d’Europa è ingabbiata da una rete di ricorsi amministrativi (Regione contro governo, provincia contro Regione), si è registrata una profonda e forse inattesa spaccatura. Il sindacato di Susanna Camusso da una parte, Emiliano dall’altra.

SE LA CGIL SCARICA EMILIANO

Tutto è partito dall’attacco della leader Cgil alla politica dei ricorsi che sta affossando ancora una volta l’Ilva (ma anche molte altri asset strategici, Tap in primis), sferrato a margine di un convegno all’Università di Bari. “La nostra pratica è sempre stata una pratica di confronto. Se poi si determina l’impossibilità, uno può decidere degli altri strumenti. Ma agire per ricorsi è rinunciare a una pratica negoziale che invece riteniamo fondamentale per risolvere i problemi ambientali, per determinare il piano degli investimenti e per avere risorse per l’occupazione”. Come dire, meglio parlare, al limite trattare, piuttosto che andare di carta bollata. Perché di tribunale in tribunale non si va da nessuna parte.

MEZZA SPONDA AL GOVERNO?

Non bastasse, la sindacalista ha fornito al governo, impegnato a valutare la proposta di accordo di programma siderurgico spedita da Regione e comune di Taranto al ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, una mezza sponda. A chi le chiedeva se il silenzio del governo (le proposte sono state inviate il 12 gennaio) fosse foriero di tempesta, Camusso ha fatto notare come “giustamente siano in corso delle valutazioni rispetto alle proposte che sono state fatte. Così come noi continuiamo a sollecitare che si cominci a discutere concretamente dei temi dell’occupazione e delle caratteristiche di quella occupazione, e della necessità di avere la salvaguardia occupazionale per tutti, indotto compreso”. Insomma, il governo prende tempo e fa bene.

LA RISPOSTA (SECCATA) DI EMILIANO

Emiliano non deve aver gradito la fucilata della Camusso. “Adesso non so quale sia esattamente la sua teoria” ma “è una posizione inconsueta. Perché in moltissimi casi noi abbiamo avuto questioni giudiziarie dove io, la Regione e i Comuni erano al fianco del sindacato. E nessuno ha mai chiesto al sindacato di ritirare un articolo 28 per chiudere un accordo”. “Capisco che l’irruzione della Regione e del Comune sulla scena Ilva, che non era prevista dagli accordi tra il sindacato e il governo, abbia un po’ innervosito tutti, sia governo che sindacato. Però devono prendere atto che Regione e Comune esistono e devono dire la loro”.

EMILIANO E CALENDA IN PARLAMENTO

Intanto gli stessi Emiliano e Calenda potrebbero presto finire in Parlamento per essere auditi. Il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, e le parlamentari azzurre Vincenza Labriola e Catia Polidori, hanno infatti inviato una lettera alla presidente della Camera, Laura Boldrini, e ai presidenti delle Commissioni Ambiente e Attività produttive di Montecitorio, Ermete Realacci e Guglielmo Epifani, per chiedere lo “svolgimento di un ciclo di audizioni per un aggiornamento complessivo in merito alle vicende che coinvolgono lo stabilimento dell’Ilva e la città di Taranto”. Il gruppo di Forza Italia della Camera  denuncia il grave allarme salute che sta coinvolgendo il territorio tarantino, “e l’ulteriore chiusura delle scuole in questi giorni in cui il vento che soffia da Nord sparge sulla città polveri pericolose”.

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