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Il bollitore europeo sta funzionando a pieno regime. L’ultimo incontro dei ministri a livello di Consiglio è dell’altro ieri, in formato telecomunicazioni, e il prossimo sarà il 6 novembre, in formato agricoltura. In mezzo, a Bruxelles, è un brulicare di comitati e commissioni, a tutti i livelli: da quello degli ambasciatori (Coreper II) con una settantina di punti di agenda, al Comitato militare che discute della Cooperazione strutturata permanente (Pesco) al Gruppo di lavoro sui trasporti terresti che discute dei diritti dei passeggeri sui treni. Nella sola giornata di ieri, 25 ottobre, si sarà parlato a Bruxelles di almeno 200 argomenti diversi, come a Strasburgo, in uno dei quattro giorni di riunione, da lunedì a giovedì, del Parlamento europeo.

L’assemblea (co)-legislativa dell’Unione fa le sue dovute scintille: chiedendo di ridurre gli aiuti di pre-adesione alla Turchia, discutendo in un’aula semivuota di molestie sessuali, ma anche votando il cosiddetto “Sistema di ingressi-uscite”.

INGRESSO E USCITA DALL’EUROPA

Con gli eventi terroristici degli ultimi anni e con i flussi migratori, l’Unione europea sta andando verso un rafforzamento delle frontiere esterne. Il Sistema ingressi/uscite è uno degli strumenti, che si accompagna agli interventi sui migranti nel Mediterraneo, sui voli aerei, sull’identificazione di persone sospette, anche di contrasto al terrorismo.

Il “Sistema” votato dal Parlamento europeo è rivolto ai cittadini di Paesi terzi che staranno nell’area Schengen per un massimo di 90 giorni nell’arco di 180 giorni, dunque per vacanza, lavoro e comunque temporaneamente. Sostituirà con un database comune europeo il timbro manuale sul passaporto, che tra l’altro può essere distrutto e porre problemi nel caso venga perduto. Permetterà di sapere chi rimane nello spazio Schengen dopo la scadenza del permesso, chi è già stato respinto, oppure di risolvere vari problemi nella contraffazione e nella falsa identità. Registrerà ingressi e uscite, i dati del passaporto e quelli biometrici, cioè quattro impronte e l’immagine del volto: il modello è proprio quello statunitense, già rodato e in funzione. Il sistema prevede una garanzia dei dati personali e che le polizie nazionali ed Europol vi abbiano accesso in modo condizionato. Ci saranno anche procedimenti elettronici e semplificazioni per i viaggiatori conosciuti. Il voto del Parlamento europeo non conclude il procedimento: occorre il voto finale del Consiglio (dei ministri europei) che sarà espresso entro la fine dell’anno.

IL DISERBANTE A BRUXELLES

In contemporanea a Bruxelles, di tutto il circo della cosiddetta “comitologia”, ieri si è riunito il Comitato Paff (Plants, Animals, Food and Feed) per parlare del divieto d’uso di pesticidi che contengano il glifosato, che lo Iarc di Lione ritiene un probabile cancerogeno. I rappresentanti nazionali – e a livello dunque di semplice comitato – non hanno trovato un accordo sul testo della Commissione europea, che proponeva di rinnovare la licenza per dieci anni, ridotti a cinque anni dopo le pressioni degli ultimi giorni. Questa del glifosato è una delle notizie europee ricorrenti, perché ha rilievo sui temi politici della globalizzazione (la Monsanto è un produttore dei diserbanti), del mercato aperto transatlantico, della protezione della salute e dell’ambiente. Lo stesso prodotto ha messo in dubbio la solidità delle valutazioni scientifiche, in ragione di interessi tecnici e di varie commistioni. Lunedì 23 si è tenuta una protesta davanti ai palazzi europei, con tanto di incontro con il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans (nella foto), e con il Commissario per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andrikuaitis. Poi, martedì 24 il Parlamento europeo ha votato una risoluzione per far bandire il prodotto a uso privato dal 15 dicembre e per eliminarlo con progressive restrizioni a fini produttivi entro cinque anni. Le lobby delle imprese agricole europee, Copa e Cogeca, hanno invece proposto un rinnovo per 15 anni, mentre un sondaggio spiegava che l’80% dei cittadini di Italia, Francia, Germania, Portogallo e Grecia erano per il bando immediato. Nel frattempo, in alcuni Stati membri il dibattito si è svolto in parallelo, come in Francia, con il ministro dell’ambiente Nicolas Hulot e il ministro dell’agricoltura Stephane Travert che propongono date diverse per l’eliminazione del prodotto.

Mentre a Bruxelles non si trovava un accordo sul glifosato, nel frattempo a Strasburgo il Parlamento europeo votava la proposta relativa all’esposizione dei lavoratori ad agenti cancerogeni, rivedendo al ribasso i limiti e aggiungendo undici sostanze, dall’ossido di propilene all’idrazina.

Insomma, l’ambiente di ieri, a Bruxelles e Strasburgo, era piuttosto vivace.

allinn

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