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Impedire alle navi legittimamente autorizzate di giungere nella zee a caccia di gas; allarmare quanto basta la comunità internazionale che prima o poi prenderà atto che Ankara non è più soggetto comprimario nella macroregione adriatica (e in quella mediorientale); scaricare sulla Grecia il proprio fumus in attesa di capire se altri mezzi giungeranno da Washington.

È escalation nel Mediterraneo orientale, dove la Turchia ha emesso un nuovo Navtex (servizio internazionale per l’invio di avvisi e bollettini di navigazione) per sbarrare le acque ad altre unità navali nella zona economica esclusiva di Cipro dove c’è il gas.

Il tutto mentre la sesta flotta statunitense ha di fatto permesso alla nave dell’Exxon di dirigersi nel blocco 10 e mentre le truppe di terra greche sono insolitamente e frettolosamente partite alla volta del confine settentrionale con la Turchia (dove sono stati arrestati due militari greci accusati di spionaggio).

QUI ANKARA

Dopo le minacce alla nave Saipem dell’Eni e a quella americana della Exxon, Erdogan adesso, probabilmente perché spaventato dalla sesta flotta che è nell’area mediterranea, e sentendosi nell’angolo, emette un nuovo Navtex circa le coste occidentali, orientali e meridionali di Cipro: sarà in vigore sino al 18 marzo, e in seguito dal 22 al 29 marzo. Nello specifico, navi della marina militare turca pattuglieranno le acque interessate per impedire che soggetti privati, come appunto gli aggiudicatari delle concessioni, possano effettuare i rilevamenti sui giacimenti di gas presenti nel suolo marino.

Inoltre nella giornata di lunedì il blocco speciale di tre giorni al largo dell’isola di Kastelorizo (nota perché set del film di Gabriele Salvatores, Mediterraneo) inizia a produrre i suoi frutti, con due cacciatorpedinieri turchi impegnati in un inseguimento con un aereo anti-som americano, verosimilmente decollato dalla portaerei Iwo.

OCEAN INVESTIGATOR

Si chiama Ocean Investigator la nave che sta togliendo il sonno a Erdogan e che ha causato il nuovo Navtex: era ormeggiata nel porto greco di Laurio, mentre adesso fa rotta su Limassol a Cipro per perforare i due pozzi esplorativi “back-to-back” entro la prossima estate.

Anche Cipro ha emesso un Navtex, dallo scorso 10 marzo per l’area del blocco 10 della Zee, ma con la spada di Damocle della parte occupata dell’isola che non vuol perdere la partita. Infatti il vicepremier e ministro degli Esteri della Repubblica autoproclamata di Cipro Nord, Kudret Ozersay, ha detto che “non consentirà a Cipro di prendere iniziative unilaterali nell’attività di prospezione ed estrazione di idrocarburi”.

E prova a spargere pillole di attacchi mediatici mettendo in dubbio che la sesta flotta Usa sia in zona non per proteggere la nave Exxon, ma solo per una serie di esercitazioni. L’obiettivo di Ankara, seppur zavorrato da un mancato appiglio normativo, è quello di dirigere tutte le operazioni di indagini sul gas nella regione, così come fatto lo scorso 9 febbraio in occasione delle minacce di speronamento rivolte contro la nave Saipem 12000, noleggiata da Eni. In zona anche due navi russe impegnate in un’esercitazione con lancio di missili, monitorate dalla stessa Iwo Jima e dal sottomarino greco “Papanikolis”. È la prima volta dal 1974 che la Grecia e gli Stati Uniti cooperano a livello bilaterale marittimo.

SCENARI

Gli scenari contingenti sono di due tipologie, al momento: il primo investe la diplomazia, con il trilaterale di Bucarest tra ministri Esteri di Grecia, Romania e Bulgaria, e il secondo attiene il futuro approvigionamento di armi per Atene e Nicosia.

La cooperazione su energia e trasporti è solo la punta di un iceberg che si chiama stabilizzazione dei Balcani e percorso d’integrazione nell’Unione europea di un quadrante assolutamente dirimente anche per le sorti dei futuri rapporti con Ankara e Mosca. Infatti saranno verosimilmente gettate le basi per il vertice Ue-Turchia, il 26 marzo nella località bulgara di Varna, ma il cui svolgimento al momento è in forse, visti i fatti accaduti nel Mediterraneo orientale.

Tra l’altro, oltre alla nuova geografia dei gasdotti che avranno nei Balcani un punto nevralgico, allo studio dei tre Paesi c’è il collegamento ad alta velocità tra i porti greci e quelli bulgari in direzione Danubio, su cui un memorandum d’intesa preliminare è già stato siglato dai due ministri competenti. Si tratterebbe di un investimento da 5 miliardi di dollari che toccherebbe le località di Salonicco, Kavala, Alessandropoli, Burgas e Varna con sullo sfondo anche gli occhi interessati delle aziende di Cina, Russia e delle regioni mediorientali.

A ciò si aggiungano le nuove trattative per fornire armi russe a Grecia e Cipro, così come raccontato dal consigliere presidenziale russo Vladimir Kozhin, all’emittente televisiva “Rossiya 24”. Mosca ha già fornito ad Ankara la propria tecnologia di un sistema antimissile S-400 Triumf di ultimissima generazione e oggi vorrebbe “completare” con Atene e Nicosia ampliando così il proprio raggio di influenza.

Si tratta di 20 veicoli di lancio Shorads Tor-M2 in combinazione con Buk-M2 per sostituire il vecchio Osa con l’obiettivo di preparare le contromisure nell’Egeo, come prima linea di difesa contro i missili da crociera turchi. Inoltre 50 lanciatori e 500 missili con guida laser Kornet-EM, ma con due volte il raggio di azione. Montati su piattaforme mobili, questi sistemi potrebbero essere sistemati nelle isole più a rischio, come Lesvos, Chios, Samos e Kos e Rodi, dove si stanno concentrando le rivendicazioni di Ankara.

twitter@FDepalo

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