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Il mal d’Africa di Erdogan. L’interesse turco per i Paesi africani è oggettivo e costante nel tempo, come dimostrano le numerose visite che il presidente turco ha effettuato in quel continente. Ma oggi, in concomitanza con un tour lungo e delicato che lo sta portando a toccare quattro Paesi in meno di una settimana, ecco che i dossier sui tavoli bilaterali e gli scenari su quelli legati alle singole macroregioni, assumono una veste differente rispetto al recente passato. Al centro del viaggio i temi legati all’energia, alla difesa, alle materie prime.

PRIORITÀ

Che ci guadagna Erdogan dal viaggio in Africa? Primo, aumentare l’influenza economica del suo Paese nel continente nero. Vuole anche essere più coinvolto nella sicurezza in quanto la Turchia detiene ben 41 ambasciate nei Paesi africani. L’Africa è la destinazione turistica preferita dal presidente turco Erdogan: lo dimostra il numero significativo di viaggi di Stato fatti lì. Nel 2015 è stato infatti in Somalia, Etiopia e Gibuti; nel 2016 in Uganda e in Kenya; nel 2017 in altri sei Paesi africani. Quindi nessuna sorpresa dal tour di questa settimana in Algeria, Mauritania, Senegal e Mali. È accompagnato da una corposa delegazione di uomini d’affari e diplomatici.

ALGERIA

Algeri è il primo partner commerciale di Ankara in Africa con 800 aziende turche presenti in loco. Nel 2006, data della prima visita di Erdogan ad Algeri, lo scambio commerciale tra i due Paesi era di 2 miliardi di dollari, mentre oggi si attesta sui 3,5 miliardi. Erdogan promette che arriverà a 10 miliardi. In che modo?

La tappa di Algeri tocca due settori nevralgici, come investimenti ed energia. La Turchia è in cerca di materie prime e le ha trovate proprio in Algeria dove ha siglato sette accordi bilaterali per offrire ai locali il know how turco e la realizzazione di alcune infrastrutture, in cambio delle materie prime in questione. In occasione della quarta visita del leader turco nel Paese del Nord Africa, ecco che il contratto più corposo è stato siglato dall’azienda algerina Sonatrach e dalle turche Ronesans e Bayegan: investiranno un miliardo di dollari nel sito petrolchimico di Yumurtalik. L’impianto situato nella zona franca di Adana dovrebbe produrre 450.000 tonnellate di polipropilene l’anno, proprio grazie alla materia prima fornita da Sonatrach.

Altre intese sono state raggiunte nei settori culturale, agricolo, energetico, universitario come quello tra tra l’Istituto Yunus Emre e l’Università Setif 2.

MISTER 5 MILIARDI

Anche la difesa al centro di incontri e affari. Cinque miliardi verranno stanziati da Ankara per un nuovo dispositivo militare congiunto tra i cinque Paesi della regione cosiddetta del Sahel (Mali, Mauritania, Burkina Faso, Niger e Ciad). Da Nouakchott, capitale della Mauritania, Erdogan ha messo un punto fisso anche nel settore della difesa: “La Turchia – ha detto – è tra i Paesi che meglio comprendono i pericoli che dovete affrontare nel Sahel”.

SCENARI

Sullo sfondo, complice la presenza dell’Isis, Ankara mira a realizzare altre basi in Somalia (dopo quella logistica già operativa a Mogadiscio) dove i turchi hanno costruito il nuovo aeroporto e alcuni ospedali. La cooperazione economica con l’Africa rimane per Erdogan un obiettivo primario come dimostra il fatto che ha intenzione di potenziare le attuali 41 ambasciate presenti nel continente: entro tre anni diventeranno 54, ha annunciato. Inoltre negli ultimi quindici anni il volume degli scambi tra Ankara e i Paesi africani è aumentato di sei volte, con l’obiettivo nel medio-breve periodo di un uteriore balzo in avanti del 20%.

L’obiettivo dichiarato di Erdogan, così come annunciato ufficalmente durante una conferenza stampa con l’omologo mauritano Mohamed Ould Abdul Aziz a Nouakchott, capitale della Mauritania, è di stabilire un nuovo ordine mondiale. Per cui Ankara si sforzerà di lavorare per “formare con la Mauritania un’alleanza reciprocamente vantaggiosa” e i due paesi avanzeranno insieme “quando sarà stabilito un nuovo ordine mondiale”.

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