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La svolta a destra che era stata pronosticata da tempo c’è infine stata ieri in Austria. Così come la vittoria del giovane leader conservatore del Partito popolare, Övp, Sebastian Kurz. Ed era evidentemente emozionato Kurz, quando ieri sera si è presentato nella sede dell’Övp. Una sede gremita di giovani elettori e sostenitori con decine di palloncini turchesi: una scena piuttosto inusuale per un partito che fino a poco tempo fa era fatta soprattutto di teste ingrigite. Con il 31,6 per cento la “Lista Sebastian Kurz – La nuova Övp” ha conquistato il primo posto (una vittoria da attribuire il primo luogo a Kurz stesso, come si evince anche dai grafici: il 60 per cento di chi ha votato Övp l’ha fatto per questo giovane leader). Al secondo posto, con il 26,8 per cento di voti, si sono posizionati i socialdemocratici (dopo una mezz’ora o poco più di patema d’animo, quando sembrava che i nazionalisti dell’Fpö li avessero superati). Al terzo posto, con il 26 per cento dei voti, i nazionalisti del Fpö.

Che il voto testimoni di una sterzata a destra è fuori dubbio: anche perché sono stati soprattutto Övp (+6,5 per cento) e Fpö (+6 per cento) a guadagnare voti. Ad aver favorito questo cambio di rotta è stato, anche questo è fuori dubbio, il tema migranti. Un tema che i nazionalisti cavalcano da sempre e che Kurz ha saputo fare proprio con un’abilità quasi diabolica. In politica c’è il detto che tra l’originale e il clone l’elettore sceglie l’originale. Ma Kurz si è dimostrata essere la classica eccezione che conferma la regola. D’altre parte, la grancassa contro i migranti la batte dall’autunno del 2015 (prima lamentava invece che in Austria non ci fosse una cultura dell’accoglienza). Non ha mai smesso di ricordare che la rotta balcanica è stata prosciugata soprattutto grazie a lui. E anche decisioni prese dalla grande coalizione, dunque in comune accordo con i socialdemocratici che la guidavano, hanno fino per sembrare merito esclusivamente suo: per esempio il divieto, entrato in vigore da inizio ottobre, di girare con il volto coperto (niente burka, niente niqab e niente mascherine – se la si porta per motivi di salute bisogna poter esibire la prescrizione medica).

Kurz non si è mai macchiato di frasi ambigue, sconvenienti, dal dubbio retrogusto. Motivo per cui Kurz ha rappresentato per elettori che prima votavano Fpö turandosi il naso un’alternativa. Stando ai grafici mostrati ieri dall’Orf, la televisione pubblica austriaca, 170 mila elettori Fpö sono migrati all’Övp, così come 114mila che l’ultima volta avevano votato la lista del magnate Stronach (questa volta non presente nella competizione elettorale). Certo è anche vero che 100mila elettori dell’Övp questa volta hanno votato i nazionalisti. Più preoccupante da questo punto di vista è però il fatto che ben 160mila ex elettori socialdemocratici questa volta hanno votato Fpö.

C’è voglia di cambiamento, commentavano gli analisti il voto. Peccato che il rimescolamento abbia finito per riproporre le solite alternative. I partiti piccoli, a differenza di quelli in Germania, sono troppo deboli per fare da king maker, nemmeno in una coalizione a tre. Il partito liberale Neos ha preso il 5,3 per cento; la lista Peter Pilz (ex politico dei VerdI) il 4,3, mentre i Verdi con il 3,9 per cento non sono riusciti, per la prima volta dal 1996, a superare la soglia di sbarramento del 4 per cento.

Che coalizione uscirà dunque? La più probabile parrebbe tra Övp e Fpö. I due leader, come si è visto anche nei duelli televisivi, si intendono. Un governo simile mette però in allarme Bruxelles e Berlino (Angela Merkel si è affrettata a congratularsi con Kurz già ieri sera). Bastano e avanzano le cancellerie dei quattro stati del gruppo Visegrad (Budapest, Varsavia, Praga, Bratislava). Se adesso Vienna si dovesse mettere alla testa di gruppo vorrebbe dire altri scontri e grattacapi. Kurz, in un’intervista rilasciata ieri al canale televisivo pubblico tedesco Ard, si è definito un europeista convinto, ricordando inoltre che era stata l’Övp a premere affinché l’Austria entrasse nell’Ue. Anche il politologo austriaco Peter Filzmaier non nutre dubbi sull’europeismo di Kurz. Resta ovviamente l’incognita del partner di coalizione. Se fossero i nazionalisti dell’Fpö, bisognerà vedere quali dicasteri vorranno e quanto saranno disposti a dimostrare “di essere europeisti” come ultimamente vanno dicendo.

Sulla base dei risultati delle elezioni di ieri, le possibili coalizioni sono tre: oltre a quella già trattata qui, tra Övp e Fpö, ci sarebbe anche la possibilità di una nuova grande coalizione. Secondo Filzmaier un’ipotesi poco probabile “visto che è stato Kurz a spingere per elezioni anticipate perché, come lui stesso ha spiegato, non c’erano più i presupposti per andare avanti”; oppure un governo di minoranza. Un’ipotesi ventilata in campagna elettorale un paio di volta da Kurz stesso. Ma anche questa è, sempre secondo il politologo, poco probabile: “Kurz ha promesso un cambiamento significativo. Difficile farlo con maggioranze che di volta in volta vanno cercate”.

Comunque un po’ di tempo c’è ancora. Domattina inizia lo spoglio dei voti postali, giovedì in giornata verrà comunicato il risultato definitivo. Il capo di Stato Alexander Van der Bellen convocherà poi i leader di tutti i partiti che sono entrati nel parlamento e affiderà a quello con il maggio numero di voti, l’incarico. Tra non molto l’Austria potrebbe dunque essere governata dal più giovane cancelliere mai arrivato al potere in Europa.

Che cosa succederà in Austria dopo la vittoria del Popolare Sebastian Kurz

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