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Lo special coynsel che il dipartimento di Stato ha messo alla guida dell’inchiesta sulle potenziale collusioni dietro al Russiagate tra Mosca e il comitato-Trump, Robert Mueller, ha messo agli atti un lettera che il presidente Donald Trump aveva redatto per inviare all’ex capo dell’Fbi.

COSA SCRIVEVA TRUMP

Non è (al momento) esattamente chiaro quanto scritto a James Comey i giorni appena prima del suo licenziamento ufficiale. Trump avrebbe voluto che il direttore dicesse pubblicamente che il presidente non era indagato, e per questo la Casa Bianca non era per niente contenta del lavoro che il Bureau stava facendo proprio a proposito dell’indagine sulla Russia. Sono queste le probabili ragioni del licenziamento (spiegate nella missiva?). Memo: ai tempi erano i Federali da soli a condurre l’inchiesta, perché Mueller non era stato ancora nominato a coordinarli, dunque Comey, insieme ai vertici del dipartimento, era il più alto in grado a seguire il caso. La lettera non è mai uscita dal 1600 di Pennsylvania Avenue perché è stata bloccata da uno dei consulenti legali della Casa Bianca, Donald McGahan, il quale riteneva che “il tono arrabbiato” con cui Trump si esprimeva contro il direttore potesse diventare una questione problematica (ne hanno parlato una dozzina di funzionari con due dei più importanti giornalisti politici del New York Times, che ha fatto lo scoop). È stata scritta in co-redazione del consigliere Stephen Miller – il trentenne bannoniano che il presidente usa per la composizione pratica di molti dei testi che ritiene più importanti, per esempio il travel ban contro alcuni paesi a maggioranza musulmana. La lettera fu scritta i primissimi giorni di maggio in fretta e furia (soprattutto furia, pare) durante un weekend di golf che il presidente stava passando al suo resort a Bedminster, in New Jersey.

PERCHÉ È IMPORTANTE

La notizia della lettera in mano a Mueller è importante, perché il procuratore non sta indagando solo su come l’interferenza russa durante le elezioni è avvenuta e su come si possono essere svolti gli eventuali contatti tra gli uomini di Trump e quelli del Cremlino, ma sta pure cercando di capire se il presidente ha cercato di intralciare il corso della giustizia. Ossia, se Trump ha cercato di fare pressioni, dall’alto del suo ruolo, su qualcuno dei sottoposti perché degradassero la centralità dell’inchiesta. È evidente che se Trump dovesse aver redatto una lettera dai toni duri da inviare a Comey per dirgli che non era soddisfatto del suo lavoro sul Russiagate, quanto meno il tentativo di intralciare il corso delle indagini c’è stato.

UNA SITUAZIONE PROBLEMATICA

McGahan avrebbe anche cercato di impedire che la lettera finisse in mano a Mueller, inquadrandola come una conversazione privata tra presidente e direttore, ma lo special counsel – che sull’indagine ha praticamente poteri illimitati – ne ha ottenuta una copia tramite il dipartimento di Giustizia. Infatti, nonostante il consulente legale sia riuscito a impedire che fosse spedita a Comey, una copia per conoscenza è stata data durante un briefing nello Studio Ovale, avvenuto il giorno prima del licenziamento di Comy, a Rod Rosenstein, il vice segretario alla Giustizia (è lui a gestire tutto dal più alto grado, perché il segretario Jeff Sessions si è ricusato a causa di un potenziale conflitto d’interesse). Rosenstein è colui che ha nominato Mueller, ma soprattutto è colui che ha redatto il report definitivo e la lettera di raccomandazioni in cui il dipartimento di Giustizia chiedeva formalmente al presidente di esautorare Comey dall’incarico perché si era comportato in modo negligente con le indagini sulla superficiale gestione delle email governative attraverso un server personale da parte di Hillary Clinton.

BREVE STORIA

Comey veniva accusato da Rosenstein di non aver gestito bene quell’indagine su Hillary che prese il nome di “Emailgate”: tra i motivi, averla riaperta senza troppe prove a pochi giorni dal voto – secondo Hillary fu una delle principali ragioni della sua sconfitta. La scusa formale per allontanare Comey, quasi una difesa postuma a favore dei diritti di Clinton, era stata stralciata dal presidente, che pochi giorni dopo aver cacciato il direttore aveva preso una posizione opposta a quella ufficialmente sostenuta dalla sua amministrazione, dicendo in televisione che in realtà lo avrebbe licenziato comunque visto che non era soddisfatto di come s’intestardiva sul Russiagate. Ora la lettera entrata in mano a Mueller è un’altra conferma delle volontà del presidente? Il licenziamento di Comey è il motivo per cui Mueller ha iniziato a indagare sulla possibilità che Trump abbia cercato di intralciare il corso della giustizia.

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