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Oggi Kim Jong Un potrebbe celebrare la “giornata della vittoria” – la ricorrenza dell’armistizio tra le due Coree dopo la guerra del 1950-53 – con un nuovo test missilistico. È questa la preoccupazione degli Stati Uniti, che ben sanno come sotto il suo irrequieto e giovane leader la Corea del Nord abbia iniziato a rendere concomitanti le feste nazionali con l’esibizione dei progressi tecnologici nel programma nucleare e balistico illegale che tanto inquieta Washington come i suoi alleati della Corea del Sud e del Giappone.

A conferma del probabile test odierno vi sono le rilevazioni di movimenti militari sospetti da parte dell’intelligence Usa nella zona di Kusong, nell’ovest del paese, dove si sono effettuati precedenti test. È probabile, sottolineano diverse fonti americane, che ad essere lanciato sarebbe di nuovo un missile balistico intercontinentale (Icbm), il secondo in questo mese dopo quello scagliato il 4 luglio in prossimità delle coste giapponesi. Il successo del test di un Icbm rappresenta una preoccupante evoluzione del programma illegale della Corea del Nord che ora, come sostengono la propaganda del regime e anche numerosi analisti e membri dell’intelligence Usa, è in grado di colpire l’Alaska, anche se non le principali città continentali americane.

L’escalation del regime di Kim Jong Un vede ora gli Stati Uniti impegnati nel tentativo di varare, nella sede del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, nuove sanzioni nei confronti di Pyongyang. A questo sta lavorando l’ambasciatrice Usa al Palazzo di Vetro Nikky Haley, i cui sforzi si stanno scontrando però con la riluttanza cinese e lo scetticismo di Mosca, secondo cui il missile testato il 4 luglio non sarebbe un Icbm bensì un missile a medio raggio.

L’amministrazione Trump, che da diversi mesi ha annunciato che l’era della “pazienza strategica” verso la Corea del Nord è finita, si sta adoperando in particolare affinché la Cina cessi di sostenere il suo problematico alleato con scambi commerciali che violano le sanzioni in vigore. Sin dal loro primo incontro lo scorso aprile nella “Casa Bianca invernale” di Mar-a-Lago, il presidente Usa e il suo collega cinese Xi Jinping hanno trovato un’intesa su questo punto. Ma nonostante le effusioni tra i due leader, non si registrano significative inversioni di tendenza nel commercio tra Cina e Corea del Nord che anzi, secondo i dati ufficiali forniti da Pechino, sarebbe aumentato e non di poco nel 2017. Nella sua comunicazione via Twitter, Trump ha espresso una cauta insoddisfazione nei confronti della Cina, senza tuttavia abbandonare la speranza che Pechino si faccia carico con i fatti oltre che con le parole di riportare a più miti consigli l’irrefrenabile Kim.

La notizia di un possibile nuovo test missilistico arriva mentre l’intelligence Usa fa sapere, tramite il Washington Post, che le stime dell’effettiva minaccia posta da Pyongyang agli Stati Uniti sono cambiate dopo il test del 4 luglio. Se fino a poco tempo fa le spie americane erano dell’avviso che ci sarebbero voluti almeno quattro anni prima che la Corea del Nord fosse in grado di colpire il territorio Usa con un Icbm dotato di testata nucleare, ora il calcolo si è abbassato a un solo anno.

È una previsione che non trova concordi tutti gli osservatori, parte dei quali ritiene che Pyongyang non disponga del know how necessario per miniaturizzare una testata nucleare così da poterla montare su un Icbm, né che i suoi missili siano in grado di sopportare il calore che si sviluppa al seguito del rientro nell’atmosfera dopo l’iniziale parabola ascendente. Sta di fatto che la Corea del Nord, proprio come aveva detto Obama al suo successore prima che si insediasse, si delinea sempre più come la principale minaccia strategica che gli Stati Uniti debbano affrontare, più di uno Stato islamico ormai prossimo alla sconfitta militare o di un Afghanistan che giorno dopo giorno subisce i colpi del risorto movimento dei talebani.

Ecco cosa farà Kim Jong Un in Corea del Nord con i test secondo gli Usa

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