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Credo possa serenamente affermarsi che “l’esperimento milanese” non ha di certo dato i risultati sperati. Il progetto che probabilmente l’amministrazione cittadina sperava rappresentasse la strada per l’inclusione e il sostegno agli “ultimi”, in realtà ha determinato un crash sociale secondo in Europa solo al caso Parigi.

Mentre le cronache economiche raccontano che uno stabile nel quadrilatero della moda viene compravenduto a 1,3 miliardi, facendo conquistare a via Montenapoleone il primato di via più cara del mondo, superando persino quel tratto della fifth avenue di New York dove sorge la Trump Tower, nella periferia si spara per disperazione, per ribellione, per denuncia di una condizione non più sostenibile.

Mentre un caffè in quello stesso quadrilatero tocca, e a volte supera, i due euro, a pochi metri, sotto i portici di piazza San Babila o Corso Vittorio Emanuele, gli ultimi resistono ogni notte a fame, intemperie e freddo.

Ma tutto questo perché?

Probabilmente perché mentre si inseguiva e insegue l’utopia di creare una città inclusiva e per tutti, non si riesce a fare a meno della ricchezza dei più fortunati e abbienti e non si investe la stessa come e dove si dovrebbe. Della serie, meglio spendere per chi paga l’Imu che quella stessa ricchezza genera.

L’amministrazione appare incapace e indifferente verso le vere esigenze di chi assiste a questa polarizzazione della ricchezza, inerme, ammaliata dai lustrini di chi corre veloce.

Altro tema è anche il vero cambio di paradigma dell’economia cittadina. Milano, fino alla vigilia della pandemia (altra pagina che l’ha vista triste protagonista) era una città in cui, spesso, venivano spesi denari altrui. Già, il turismo business fa questo.

Milioni di euro spesi in alloggi, hotel, ristoranti, bar, nell’ambito – spesso – di un’attività lavorativa per conto di terzi. In una città pulita, ordinata, equilibratamente ricca e sicura.

Oggi quel turismo è stato decapitato da un nuovo modo di lavorare e viaggiare. A molte riunioni sono state sostituite videochiamate e, di conseguenza, molti operatori economici non sono più disposti a spendere migliaia di euro in trasferte come un tempo e Milano deve cambiare pelle.

E anche questo cambiamento va in una sola direzione. Costi di beni e servizi nel centro sono alle stelle. Hotel carissimi e presi d’assalto da un turismo molto più leisure di un tempo, mentre i rider presenti sul piazzale della stazione o in via Vittor Pisani stanno a guardare.

A tutto questo si aggiunga che le cronache parlano di una città pervasa dalla droga e questo, ovviamente, si porta dietro quei fenomeni delinquenziali tipici dell’economia della “bamba”, in danno agli scippati o rapinati di turno.

Ed ecco allora che mentre a Parigi – che prima di Milano ha vissuto questo crash sociale – sorge il quartiere latino, ai piedi della madonnina, quello dei latinos che hanno bisogno di affermare una superiorità e un dominio in danno ad altri, come loro, parte di un’economia sommersa e legata al mondo della droga e non solo. L’amministrazione? L’amministrazione stira e prepara lo smoking per la prima della Scala, ormai prossima!

Vi racconto l'esperimento milanese. Scrive l'avv. Arcuri

Di Gabriele Arcuri

Mentre si inseguiva e insegue l’utopia di creare una città inclusiva e per tutti, non si riesce a fare a meno della ricchezza dei più fortunati e abbienti e non si investe la stessa come e dove si dovrebbe. Il commento dell’avvocato Gabriele Arcuri

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