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Una trama avvincente, un’ambientazione affascinante, una costruzione sapiente: se poi ci si mette uno stile nervoso, asciutto, che non cede mai alla maniera, ecco, il thriller è servito. A questi requisiti risponde perfettamente il libro d’esordio nel mondo del romanzo di Massimo Del Gigia, giornalista che vive e lavora a Firenze, e a cui senza dubbio la trentennale carriera fra redazioni, televisioni, comunicazione istituzionale, ha contribuito a rendere così lucido e maneggevole lo stile.

Ma se questo è il primo punto che salta agli occhi, è l’ambientazione a imporsi fin da subito come un valore di per se’ di questa prima, pregevolissima prova: la narrazione si svolge a cavallo fra gli anni ’40, alla vigilia dell’invasione della Francia da parte dei nazisti, e la fine della seconda guerra mondiale, toccando, sebbene a volo d’uccello, anche la spinosissima questione, ancora aperta e foriera di danni immensi, della nascita di Israele nel cuore della Palestina. In pratica. la “location” è proprio dentro a quello snodo fondamentale del mondo occidentale e dell’area medio-orientale cui la per niente scontata sconfitta della Germania e nascita di Israele, hanno cambiato del tutto i destini dell’Europa e del popolo ebraico.

Della complessità del momento storico (peraltro narrato con la stringatezza del cronista) si avvalgono i personaggi, che recano in se’ le sfaccettature, le contraddizioni, le molteplici verità proprie dell’epoca. Su tutti, si staglia prepotente la figura di Margit Stern, la protagonista, una donna che all’apparente fragilità, sotto gli urti della vita, riesce ad unire non solo un carattere d’acciaio, ma un’insospettabile passione, contro il nazismo a favore della nuova patria. Persino la tragedia palestinese non è ignorata, anche se, sul punto, è forse troppo frettoloso e giustificatorio il “salvataggio” della piccola palestinese che diverrà sorella del primo figlio di Margit, avuto con un’aviatore tedesco del Reich morto giovanissimo e ignaro del figlio in arrivo.

Ancora una sottolineatura che rivela la capacità drammatica dell’autore: l‘intuizione di mettere in scena non solo una giovane donna, sola, bellissima, ebrea in pieno regime nazista, ma anche incinta, divisa fra la necessità di salvarsi in una situazione in cui un figlio capitato per caso potrebbe essere destinato, senza troppi rimorsi, all’oblio dell’aborto, oppure a diventare la segreta risorsa di una madre dalle origini “segrete”. Così, fra girandole di spie, messaggi cifrati, giochi pericolosi sul filo dell’abisso, è quasi con dispiacere che s’arriva in fondo. E Margit Stern rimane nella mente come uno di quei personaggi che vanno a far parte del circolo “famigliare” delle frequentazioni letterarie.

Massimo Del Gigia

“In salvo dall’Eden”

Editore Ibiskos-Ulivieri

pp.301, prezzo euro 18

(Articolo pubblicato su Stamp Toscana)

In salvo dall'Eden. Il libro di Massimo Del Gigia

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