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Il “mistero” dell’aereo russo in America Latina non si ferma al capitolo venezuelano, ma ne ha anche uno cubano e uno nicaraguense. Dopo essere atterrato a Caracas, in Venezuela, lo scorso 26 ottobre, l’aereo da cargo russo Ilyushin Il-76 operato dalla compagnia Aviacon Zitotrans e identificato con la sigla Ra-78765, nei giorni successivi si è recato prima all’Avana e poi a Managua, rientrando poi a Caracas il 29 ottobre. Da qui è ripartito il giorno seguente per la Russia facendo scali intermedi a Nouakchott (Mauritania) e Algeri (Algeria), per poi raggiungere Sochi e infine Mosca.

Restano sconosciute le motivazioni di questa missione. Aviacon Zitotrans, formalmente privata ma considerata vicina al governo russo, è già stata sanzionata da diversi governi occidentali per il ruolo svolto nel trasporto di materiale militare russo in varie aree del mondo. Questa tipologia di voli cargo rappresentano un tassello cruciale nella rete logistica parallela che Mosca utilizza per aggirare le sanzioni internazionali imposte dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022. Aerei come quelli di Aviacon Zitotrans servono anche a rifornire le operazioni militari russe in Africa e in altri Paesi del Sud globale.

Il viaggio in America Latina assume un significato particolare nel contesto delle crescenti tensioni tra Washington e Caracas. Gli Stati Uniti hanno recentemente schierato assetti militari nei pressi del Venezuela, accusando il governo di Nicolás Maduro di essere coinvolto nel traffico internazionale di droga. Da parte sua, il governo venezuelano ha reagito accusando Washington di “fabbricare una guerra”.

Secondo quanto riportato dal Washington Post, Caracas avrebbe chiesto assistenza militare a Russia, Cina e Iran nel tentativo di rafforzare le proprie capacità difensive. Mosca non ha confermato né smentito l’esistenza di tali richieste, ma ha espresso sostegno alla “difesa della sovranità nazionale del Venezuela”, dichiarandosi pronta a rispondere adeguatamente alle richieste dei propri partner in presenza di nuove minacce.

Il volo dell’Il-76 di ottobre non è stato un episodio isolato. Lo stesso velivolo aveva già attraversato l’Atlantico in agosto, toccando Brasilia, Santa Cruz, Bogotà, Caracas, Toluca e L’Avana, dopo una partenza da Conakry, in Guinea. In entrambe le missioni, il cargo ha effettuato numerose soste intermedie in Africa e nel Caucaso, una prassi che può indicare carichi pesanti, che richiedono frequenti rifornimenti, ma anche un tentativo deliberato di eludere il tracciamento e nascondere l’origine e la natura del materiale trasportato.

Un Ilyushin Il-76 può trasportare fino a 46 tonnellate di carico. Secondo il sito della compagnia, la capacità include il trasporto di due elicotteri Mi-8 o Mi-17, tre container da 20 piedi, cinque veicoli Toyota Land Cruiser o nove pallet da 463 litri. Tuttavia, considerando le diverse tappe fatte in America Latina, è presumibile che oltre a materiale pesante siano stati spostati anche asset più leggeri, come ad esempio personale specializzato.

Sebbene il reale contenuto di queste missioni rimanga ignoto, il nuovo ponte aereo tra Russia e America Latina appare come un segnale geopolitico chiaro: in un momento di isolamento crescente, Mosca consolida i rapporti con regimi amici nell’emisfero occidentale, mentre Caracas cerca nuovi garanti militari per fronteggiare la pressione statunitense.

Aviacon Zitotrans, l’ombra del Cremlino nei cieli dell’America Latina

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