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A più di un anno di distanza, le competizioni olimpiche già forniscono occasione di dissapori diplomatici. Ancora prima di insediarsi, la futura presidente del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) Kirsty Coventry, eletta poche settimane fa, ha infatti rilasciato delle dichiarazioni che hanno scatenato una dura reazione da parte del governo ucraino. Coventry, che succederà all’attuale presidente Thomas Bach il prossimo giugno, ha espresso la volontà di aprire un dibattito sulla reintegrazione della Russia ai Giochi Olimpici del 2026, opponendosi all’esclusione di interi Paesi dalle competizioni.

Dal febbraio 2022, in seguito all’invasione dell’Ucraina lanciata dal Cremlino, gli atleti russi sono stati banditi dal gareggiare sotto la propria bandiera, una decisione adottata dal Cio come sanzione per la violazione delle sue regole. Attualmente gli atleti russi possono competere alle Olimpiadi solo sotto una bandiera neutrale. Alcune federazioni internazionali, come quelle di hockey su ghiaccio e atletica leggera, vietano completamente la loro partecipazione ai tornei e alle qualificazioni, impedendo loro di accedere ai Giochi. Inoltre, coloro che “sostengono attivamente” la guerra o sono legati alle forze armate non possono partecipare, sebbene questa regola non sia sempre applicata con rigore. Nelle Olimpiadi estive di Parigi 2024, solo 15 atleti russi hanno gareggiato, rispetto ai più di 300 di Tokyo 2021. Mosca ha definito queste restrizioni ingiuste e discriminatorie. Coventry ha evidenziato l’incoerenza nel vietare la partecipazione di alcuni Paesi coinvolti in conflitti e non di altri, sottolineando l’importanza di garantire la rappresentanza di “tutti gli atleti” alle Olimpiadi.

Le parole di Coventry hanno suscitato la reazione immediata di Kyiv. Il viceministro dello sport ucraino Yuri Muzyka ha dichiarato a Politico: “Chiederemo alla comunità internazionale di respingere qualsiasi tentativo di normalizzare la presenza di cittadini russi e bielorussi nello sport finché la guerra contro l’Ucraina continua”, sottolineando come in Russia lo sport sia strettamente legato alla politica di Stato, privo di autonomia e utilizzato come strumento di propaganda, e ribadendo il fermo sostegno dell’Ucraina al divieto di partecipazione degli atleti russi alle competizioni internazionali.

I sostenitori del divieto accusano la Russia di voler sfruttare il ritorno alle competizioni internazionali come strumento di soft power per rompere il proprio isolamento diplomatico e riabilitare la sua immagine globale. Secondo Muzyka, la Russia “politicizza lo sport, disprezza i valori olimpici e i principi del fair play e utilizza lo sport per giustificare la sua brutale guerra contro l’Ucraina”.

Dall’altra parte, l’elezione di Coventry alla guida del Comitato Olimpico è stata accolta con entusiasmo dal Cremlino. Il presidente del Comitato Olimpico Russo e ministro dello Sport Mikhail Degtyarev ha espresso le proprie congratulazioni su Telegram, affermando: “Ci aspettiamo che, con la nuova leadership, il movimento olimpico diventi più forte e che la Russia torni sul podio olimpico”.

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