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Vi è capitato di incontrare un politico che annuncia nel 2016 una riduzione delle imposte sui redditi non per l’anno successivo ma che inizierà ad avere efficacia soltanto nel 2018? Se non vi è mai successo finora – anche se pullulano politici che annunciano e non realizzano anche e soprattutto sul fronte fiscale – non disperate perché la politica italiana contemporanea ha saputo inventare anche il taglio dell’Irpef postdatato (come talora è avvenuto anche per premier come Silvio Berlusconi e Matteo Renzi). La primizia è sbocciata la scorsa settimana in una Regione, la Regione Lazio, quando il presidente Nicola Zingaretti ha presentato i tagli alle addizionali Irpef regionali (le più alte d’Italia, ndr.) contenuti nella manovra di bilancio per il 2017. Sebbene i media abbiano titolato che nel 2017 cala l’Irpef nella regione Lazio, la verità contenuta nelle pieghe della manovra e ben illustrata dalla brava assessora al bilancio, Alessandra Sartore, è che solo tra due anni i contribuenti potranno beneficiare di una minima riduzione delle addizionali. Nel dettaglio l’addizionale nel 2018 diminuirà del 15,15% rispetto all’aliquota del 3,33% (che per i residenti di Roma di aggiunge all’addizionale Irpef comunale dello 0,9%) per i redditi ricompresi tra i 15 ed i 28mila euro, del 12,12% per quelli ricompresi tra i 28 ed i 55mila euro, del 9% per quelli fino a 75mila euro e resterà immutata per quelli superiori.

Ovviamente nessuno può garantire che nel 2018 la Regione Lazio abbia le risorse finanziarie necessarie per assicurare la copertura del modesto ribasso, perché nel frattempo tante cose potrebbe accadere nel contesto economico italiano ed europeo. Un significativo rialzo dei tassi di interesse e del costo del debito; la necessità di varare una manovra correttiva di bilancio perché la crescita del pil nel 2017 sarà inferiore alle stime; un sensibile incremento della bolletta petrolifera ed energetica e così via nell’elencazione dei possibili eventi che possono impedire la riduzione fiscale postdatata.

L’annuncio del taglio delle imposte fatto con largo anticipo da Zingaretti prova, soprattutto, nella maniera più incontrovertibile quanto ormai si sia grillinizzata la politica italiana. L’obiettivo dei partiti e dei politici alla ricerca di rielezione non è più quello di offrire informazioni concrete su fatti che producono subito effetti nella vita delle persone, ma quella meno nobile di costruire contenuti che possano rimbalzare bene nei social media e nella rete per creare una realtà virtuale parallela a quella vera. Annunciare a dicembre del 2016 la riduzione dell’Irpef ha come vero obiettivo quello di favorire la creazione di contenuti che da subito possano diffondersi per dare la sensazione che l’Irpef è già diminuita. Che si pagano già meno tasse. Poi, magari, si incarica qualcuno di spingere i contenuti su Facebook o su Twitter con la buona novella, di taggare e sottolineare il più possibile che nel 2017 cala l’Irpef nel Lazio e, come d’incanto, la riduzione postdata dell’Irpef diventa l’attualità nei social media. L’Irpef non è diminuita e resterà invariata almeno per altri tredici mesi ma gli elettori, almeno qualcuno di loro, può pensare che il taglio c’è già stato. Almeno fino a quando non prende la prima busta paga del 2017 o non effettua il pagamento del primo acconto.

Nicola Zingaretti e gli scintillanti annunci sulle maxi riduzioni fiscali

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