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La presenza di assetti aerei russi nella regione artica non è una novità. Sin dai tempi della guerra fredda, la Russia ha spinto i suoi aerei all’interno dell’Adiz (Air defense identification zone) degli Stati Uniti, in particolare nella regione dell’Alaska. Anche oggi, eventuali sconfinamenti nelle propaggini più settentrionali dello spazio di difesa aerea statunitense sono considerati alla stregua di una routine. Spesso lo sconfinamento non è neanche intenzionale, e la prassi consolidata tra le aeronautiche di Usa e Russia tende a risolvere la questione senza che si verifichino ulteriori problemi. Quando uno o più aerei non identificati entrano nell’Adiz, i caccia Usa si levano in volo e procedono a intercettarli, scortandoli poi al di fuori del proprio spazio aereo. Stavolta però l’intercetto non ha seguito la solita dinamica, dal momento che la manovra di un pilota russo ha rischiato di portare a una collisione col suo omologo statunitense.

Lunedì 23 settembre, il Norad (North american aerospace defense command) ha rilevato quattro velivoli non identificati all’interno dell’Adiz dell’Alaska. In seguito alla segnalazione, che si è rivelata poi riguardare due bombardieri Tu-95 scortati da altrettanti caccia Su-35, gli F-16 statunitensi hanno avviato le manovre di avvicinamento per procedere all’intercetto. Al momento dell’avvicinamento ai bombardieri, uno dei due caccia Su-35 ha effettuato una pericolosa manovra a sorpresa che lo ha portato a sfiorare l’F-16, il quale ha deviato bruscamente prima di rimettersi in asse. “Gli aerei del Norad hanno intercettato in modo sicuro e disciplinato gli aerei militari russi nella zona dell’Alaska. Il comportamento di un Su-35 russo non è stato sicuro, non è stato professionale e ha messo in pericolo tutti”, ha affermato in una dichiarazione il generale Gregory Guillot, capo del Norad e del comando settentrionale degli Stati Uniti. “Non è quello che ci si aspetta da una forza aerea professionale”, ha poi aggiunto a margine.

Recentemente, lo stesso Guillot aveva sottolineato l’importanza di innalzare il livello di awareness nella regione dell’Artico, in risposta alla crescente assertività aerea di Cina e Russia nella regione. A suo avviso, questo può essere fatto spostando in servizio attivo assetti che altrimenti verrebbero solo considerati come in stato di allerta, accrescendo così la readiness complessiva del Norad. “I caccia, gli aerei cisterna e gli Awacs (Airborne warning and control system) che sono in stato di allerta, penso che possano essere usati diversamente, in modo da poter prendere alcune delle forze che sono in stato di allerta e restituirle ai servizi per aumentare la prontezza”, ha detto. Questo a patto “che ci siano i giusti meccanismi e le giuste autorità per riportarle indietro”.

Collisione evitata nei cieli dell’Alaska. Il caccia russo sfiora quello Usa

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