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Ci sono fatti di una certa rilevanza che accadono al Meeting di Rimini, ma ignorati dai giornaloni, da fare impallidire l’imbarazzante dibattito sulla bufala della Madonna coperta in uno stand. Potrà sembrare una notizia di minor interesse per l’opinione pubblica abituata a ben altri messaggi, ma alla kermesse ciellina succede anche che manager, imprenditori e dirigenti pubblici si riuniscano attorno allo stesso tavolo davanti a un migliaio di persone per parlare della riforma della Pubblica amministrazione firmata dal ministro Marianna Madia (provvedimento più volte lodato da tutti i presenti) senza mai fare cenno ai sindacati. Mai citati in un’ora e mezza di dibattito, nemmeno per sbaglio. E dire che, stando al consueto ping-pong di dichiarazioni che si legge ogni giorno sulla stampa, sembra quasi che per trattare il tema della Pubblica amministrazione in Italia si debba chiedere il permesso alle organizzazioni dei lavoratori. Tra queste pure quella Cisl che al Meeting è presente con tanto di spazio a pagamento a poche centinaia di metri da dove si è tenuto l’incontro di ieri. Proprio quella Cisl così forte a livello di iscritti nel settore pubblico, ma che ieri non era rappresentata alla tavola rotonda.

LODI ALLA RIFORMA MADIA

L’incontro dal titolo “Lavoro pubblico e bene comune: dalla casta alla comunità professionale” è stata l’occasione per parlare della riforma voluta dal Governo Renzi, che “con i 14 decreti delegati sta portando a compimento una nuova rivoluzione organizzativa nel settore pubblico”, ha spiegato il moderatore del dibattito Salvatore Taormina, dirigente della Regione Sicilia ed esponente della Fondazione per la Sussidiarietà. Il manager e saggista Francesco Delzio, autore del volume “Opzione zero. Il virus che tiene in ostaggio l’Italia” (qui alcuni estratti del libro e le foto della presentazione del saggio a Roma), ha spiegato: “C’è un aspetto fondamentale per il funzionamento della Pa sul quale la riforma Madia inizia più o meno timidamente a intervenire: quello del merito”. E proprio “partendo dalla riforma Madia – ha aggiunto Delzio– che ha molti elementi positivi, occorre creare un sistema che aiuti gli eroi (ossia i funzionari pubblici che si assumono la responsabilità di decidere, secondo l’interpretazione di Delzio, ndr) a creare una loro comunità, cancellando dalla testa degli italiani l’idea che la Pubblica amministrazione sia costituita da una casta”. Il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Giovanni Pitruzzella ci va giù ancora più netto: “La riforma Madia – sono le sue parole – ha una portata storica, quindi va sostenuta con fermezza. E’ un’ondata di cambiamento nella Pa che riguarda il merito ma anche la semplificazione delle procedure amministrative. Bisogna però avere consapevolezza dei rischi: affinché le amministrazioni pubbliche funzionino, la burocrazia non deve essere alla ricerca di alcun padrino politico. I meccanismi di nomina contano moltissimo, conterà molto se la politica valuterà davvero dirigenti e funzionari sulla base di criteri oggettivi e non sull’affiliazione. Parliamo di una grande riforma sulla quale si dovrà comunque vigilare nella sua attuazione”. Questa, aggiunge Pitruzzella, “è una delle migliori e più importanti riforme della nostra amministrazione”. L’unico a non citare la legge firmata dalla ministra renziana è il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Marco Gay, che chiede invece di introdurre quei meccanismi di produttività di cui oggi tanto si discute nelle imprese private, anche nel sistema pubblico. “Altrimenti – dice – sono abbastanza sicuro che non si otterrà nessun tipo di risultato”.

L’OPZIONE ZERO DI DELZIO

“Con una sequenza dolorosissima di errori, nei decenni abbiamo costruito un sistema che paralizza la Pubblica amministrazione dove ci sono regole, meccanismi e dinamiche che bloccano il Paese”, ha commentato Delzio, convinto che l’opzione zero di cui parla nel suo libro sia “il modo in cui i cittadini oggi si rapportano al sistema pubblico”. “La nostra Pa – incalza il manager – favorisce la creazione di caste invece che di comunità. Il sistema dei controlli che presiedono le attività amministrative e il sistema di retribuzione dei dipendenti pubblici è costruito apposta per spingerli a non assumersi rischi, considerando l’ottimo paretiano come l’immobilismo assoluto. Non è vero che i nostri funzionari pubblici sono meno preparati, meno capaci e produttivi, e sono anche troppi rispetto agli altri Paesi europei. Liberiamoci da questo falso mito, poi affrontiamo seriamente i problemi”. Il problema, secondo Delzio, “è che un Paese in cui un funzionario pubblico si assume la responsabilità di decidere è un eroe civile, è basato sul modello dell’anatra zoppa”.

(Nella foto da sinistra: Francesco Delzio, Giovanni Pitruzzella, Salvatore Taormina e Marco Gay)

Ecco come al Meeting di CL a Rimini si elogia la riforma Madia

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