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“Quando crediamo che la situazione non può peggiorare, il livello di depravazione (in Siria, ndr) scende ancora (…) Il lavoratori che portavano aiuti umanitari in Siria erano degli eroi. Chi li ha bombardati sono codardi”. Con queste parole il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha commentato durante l’intervento all’Assemblea generale il bombardamento di un convoglio delle Nazioni Unite con 31 camion carichi di aiuti per la Siria.

L’ATTACCO 

Dopo l’attacco, le Nazioni Unite hanno deciso di sospendere l’assistenza umanitaria nel Paese. Dodici persone che facevano parte del team – gran parte erano membri della Mezza Luna Rossa – hanno perso la vita. Nell’esplosione sono andati persi nove tonnellate di medicine, alimenti, sacchi di farina, vestiti e bottiglie d’acqua. L’attacco è considerato un crimine di guerra.

Gli approvvigionamenti erano destinati alla popolazione civile che resta ancora nella periferia di Aleppo: più di  70mila civili. Un aiuto imprescindibile per la vita di chi è stato più colpito dal conflitto armato in Siria.

I RESPONSABILI 

Secondo il New York Times, il bombardamento è avvenuto poco dopo la fine della tregua di una settimana tra i gruppi ribelli e l’esercito siriano. Un funzionario americano ha detto al quotidiano americano che “molto probabilmente è stata la Russia ad attaccare il convoglio”.

Negli ultimi cinque anni, i convogli di aiuti umanitari delle Nazioni Unite hanno subìto diversi attacchi. Questo però è il primo con bombardamento aereo. Per Peter Maurer, presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, l’attacco è una “violazione flagrante del diritto internazionale umanitario, che è totalmente inaccettabile. Il fatto di non rispettare e proteggere i lavoratori umanitari e le loro strutture può avere ripercussioni per le attività umanitarie in corso nel Paese, per cui milioni di persone resteranno senza aiuti essenziali per la sopravvivenza”.

GLI EFFETTI DELLO STOP

In un’intervista con Formiche.net, Andrea Iacomini, portavoce del Comitato Italiano per il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), ha detto che le Nazioni Unite assistono 13 milioni di persone in Siria, di cui sei milioni sono minorenni. I siriani che si trovano in condizioni disperate, ovvero, senza alimenti né medicine, sono circa 4,5 milioni, di cui la metà bambini.

“Solo ad Aleppo ci sono 300mila persone sotto assedio dallo scorso luglio. Sono in zone dove è difficile arrivare con gli aiuti. Centoventimila sono bambini. Mentre ad ovest di Aleppo c’è il dialogo, ad est non si può entrare”, ha detto Iacomini. “Un convoglio che portava aiuti per 78mila persone – ha aggiunto – è stato colpito in un atto considerato crimine di guerra. Portava alimenti, medicine, vaccini e acqua, per affrontare la malnutrizione e il rischio di malattie. Ci sono 300mila vite in pericolo”.

CRIMINE DI GUERRA

Iacomini sottolinea che la decisione di fermare le operazioni e gli interventi di aiuti umanitari riguarda la protezione del personale che lavora in Siria: “C’erano tutte le garanzie per l’arrivo di questo convoglio e invece non sono state rispettate. Un altro fatto che si aggiunge al pacchetto di orrende situazioni che si sono verificate in Siria. Sono stati attaccati ospedali, scuole, case. Le Nazioni Unite torneranno in campo quando sarà possibile, ma bisogna preservare la vita delle persone”.

IL LAVORO DELL’ONU

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) è da quattro anni in Siria per assistere la popolazione civile con medicine, alimenti, vestiti, acqua e coperte termiche per affrontare l’inverno. Da quanto si legge sul sito, grazie agli aiuti umanitari dell’Onu circa 1,7 milioni di rifugiati hanno ricevuto assistenza alimentare, 35mila bambini riescono ad andare alle scuole e 400mila persone riescono a vivere nei rifugi. I bambini colpiti dalla guerra in Siria sono circa otto milioni. Circa 2,4 milioni sono sfollati in Turchia, Libano, Giordano, Irak ed Egitto. La crisi siriana è la più grande emergenza umanitaria che affrontano attualmente le Nazioni Unite.

siria

Siria, 300mila persone rischiano la vita per lo stop degli aiuti umanitari Onu. Parla Iacomini (Unicef)

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