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Che cosa sta succedendo in Mbda? Ci sono cambiamenti in corso nell’azionariato? Le domande si susseguono da tempo nei mercati. Tutto nasce da recenti dichiarazioni del Ceo di Leonardo/Finmeccanica Mauro Moretti (nella foto) che ha parlato senza specificazioni di “colloqui in corso” con Airbus. Ecco tutti i dettagli.

AIRBUS SUL 25% di MBDA

Settimane fa il Sole 24 Ore ha rivelato che  il consorzio europeo dell’aerospazio avrebbe espresso interesse per la quota di Leonardo in Mdba, pari al 25 per cento della società, un affare dal valore stimato di 1,1 miliardi di euro. Mbda è nata dalla fusione della francese Aérospatiale-Matra (di Eads, una società del gruppo Airbus), l’italiana Alenia Marconi Systems (di Finmeccanica) e la britannica Matra BAe Dynamics (di BAe). Sull’inserimento di Airbus potrebbe avere un ruolo anche Fabrice Brégier, che diventerà il Coo del gruppo nell’ambito di un’ampia ristrutturazione di cui ha parlato il Financial Times: Brégier ha già ricoperto la posizione di amministratore delegato di Mbda ai tempi della sua fondazione, nel 2001.

LO SCAMBIO CON ATR

L’acquisto totale delle quote di Finmeccanica permetterebbe ad Airbus di raggiungere il 62,5 dell’azionariato totale, lasciando agli inglesi il 37,5 che già detengono, a meno che questi ultimi non decidano di esercitare l’opzione di acquisto sulla metà del pacchetto riportando le quote paritarie al 50 per cento. L’operazione ha scenari molto concreti, ed è stata accettata positivamente dai mercati, anche perché Moretti ha già espresso la volontà di valutare offerte adeguate considerando quello missilistico un settore industriale in cui l’Italia investe meno rispetto ai suoi partner europei, Francia, Gran Bretagna e ora anche Germania. Sullo sfondo la possibilità di scambiare le proprie quote in Mbda con quelle detenute da Airbus in Atr, l’Avion de Transport Règional, società che costruisce aerei civili, fondata nel 1981 dalla francese Aerospatiale (Airbus Group) e dall’italiana Aeritalia, poi divenuta Alenia Aermacchi e quindi confluita in Finmeccanica. Già il 50 per cento di Atr è in mano alla ditta italiane, che avrebbe intenzione di prenderne il controllo completo – qui, però, ci sarebbe da valutare le volontà francesi, che non ci sono state finora manifestazioni chiare sulla volontà di vendita, aspetto che svincolerebbe le due operazioni.

LE CRITICHE ALLA STRATEGIA DI LEONARDO

La cessione delle quote di Mbda si allinea comunque nella strategia tracciata dall’azienda diretta da Moretti, privilegiare partecipazioni nelle società dove può essere esercitato il pieno controllo: cedendo Mbda potrebbe ottenerlo in Atr, questo al posto dell’attuale situazione che vede Finmeccanica condividere le governance in entrambi le aziende. A maggio il segretario nazionale della Uilm, Giovanni Contento, aveva parlato delle volontà di Finmeccanica raccontando a Radiocor Plus, di un incontro avuto con Moretti, durante il quale il Ceo aveva rassicurato che nonostante le volontà di rafforzarsi su Atr, l’azienda italiana non avrebbe ceduto l’intero 25 per cento detenuto in Mbda. Sebbene l’offerta di scambio di cui il giornale di Confindustria ha parlato potrebbe essere un’operazione positiva – Banca Imi stima il quarto di Mbda in mano a Leonardo con un valore di poco meno di 1 miliardo, mentre Atr è valutata 887 milioni di euro – l’operazione troverebbe ostacoli tra sindacati e controparti politiche: si temono ripercussioni industriali e tecnologiche sulle attività italiane. Intervenendo su Formiche.net, Michele Zanocco, segretario nazionale Fim-Cisl, ha scritto che “MBDA Italia rappresenta un asset di punta per lo sviluppo delle attività del Gruppo Finmeccanica; lo è politicamente ed industrialmente per il ruolo che questa gioca e potrà giocare nello sviluppo del Sistema di Difesa Europeo”, aggiungendo che “la difficoltà nel reperimento di finanziamenti è data soprattutto dall’incertezza sul futuro di MBDA Italia e sul possibile, eventuale o ipotetico, acquirente”.

LE QUESTIONI INTERNE A MBDA

I subbugli interni non riguardano soltanto le rappresentanze sindacali, ma sono arrivati fino ai vertici. Di recente è giunta la designazione di Pasquale Di Bartolomeo, dopo che il direttore vendite generale e amministratore delegato di Mbda Italia (la parte italiana del gruppo) Antonio Perfetti ha lasciato il  posto. Un paio di anni fa si era parlato di un suo possibile futuro alla guida di Leonardo/Finmeccanica alla scadenza del mandato in Mbda, un dopo-Moretti che secondo indiscrezioni non confermabili avrebbe avuto il placet di quello che ai tempi era neo-establishment politico renziano, solo che attualmente Perfetti non è stato confermato nemmeno alla guida della società controllata. Ora l’azienda missilistica europea ha la rappresentanza legale affidata al presidente Mario Di Donato, mentre la guida del comparto commerciale è stata presa da Antoine Bouvier, l’ad francese. Di Bartolomeo mantiene la carica di Executive Group Director Strategy assunta nel settembre 2011, quando è entrato a far parte di MBDA dopo aver ricoperto, dal 1995, vari ruoli di responsabilità all’interno del Gruppo Leonardo – Finmeccanica.

I CONTRATTI FUTURI DEL MARCHIO MISSILISTICO

Il portafoglio ordini e clienti di Mbda è buono: 15.1 miliardi di euro alla fine del 2015, su ricavi di 2,9. A fine settembre l’azienda ha presentato l’offerta per la sostituzione delle vecchie batterie Raytheon Patriot dell’esercito tedesco con sistemi Meads, su cui il governo di Berlino dovrebbe decidere entro la prossima primavera e assegnare alla Mbda una commessa consistente. La concorrenza col colosso americano Raytheon c’è anche in Polonia, dove Mbda sta preparando, in joint venture con la francese Thales, l’offerta per un nuovo sistema missilistico a medio raggio di cui Varsavia si vuole dotare (la volontà del governo polacco è forte ed esplicita, dato che si sente estremamente minacciato dall’assertività russa ai confini). A metà settembre il ministero della Difesa inglese ha annunciato che Mbda si è aggiudicata l’appalto da 40 milioni di euro per la fase di sviluppo di un prototipo per un sistema d’arma al laser.

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