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Mancano sei mesi alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e i sondaggi testimoniano come il magnate dell’immobiliare Donald Trump stia accorciando sempre di più la distanza dall’ex segretario di Stato Hillary Clinton. I due sono praticamente in pareggio. Un sondaggio pubblicato domenica dalla catena ABC News e dal Washington Post sostiene che Trump ha il 46 per cento delle preferenze, mentre la Clinton il 44 per cento. A marzo, l’ex first lady aveva un vantaggio di 11 punti. Il 57 per cento degli elettori, poi, sempre secondo il sondaggio, ha un’opinione negativa di entrambi. Se al posto di Clinton, invece, ci fosse Bernie Sanders, il senatore del Vermont vincerebbe con il 50,3 per cento, contro il 39,5.

CANDIDATO INEVITABILE? 

Secondo Nate Cohn, corrispondente da Washington del New York Times, se esiste una candidatura inevitabile è quella di Hillary Clinton. “Ogni volta che dico che Hillary Rodham Clinton è la favorita alla nomination democratica, la conversazione generalmente torna indietro al 2008 – scrive Cohn -. ‘Anche l’ultima volta sembrava inevitabile’, mi dicono, ‘e invece ha perso’. Lo capisco. Ricordo che era ‘inevitabile’ […] Ma non c’è un equivalente tra la forza della Clinton di oggi e quella di allora”.

PERCHÉ DOVREBBE PERDERE?

I punti deboli della candidata donna, all’epoca, erano evidenti. Con il suo voto aveva autorizzato la guerra in Iraq e, in più, si portava dietro la sfiducia maturata della popolazione nei confronti di un altro membro della famiglia Clinton che prima de lei era passato alla Casa Bianca. In un articolo pubblicato nella sezione Week in Review del New York Times, ad aprile del 2006, Adam Nagourney diceva che “qualsiasi speranza per Hillary Clinton che i democratici accettassero la sua candidatura come inevitabile è svanita”, per via del consenso ottenuto da Edwards e Obama e per “l’evidente inopportunità, secondo alcuni esponenti del Partito democratico, di portare un altro Clinton alla Casa Bianca”. Allora Hillary Clinton era riuscita a ottenere il 48 per cento dei delegati. “Senza potenti forze che agissero contro, lei sembra essere in una posizione molto migliore di quella di otto anni. fa. All’epoca perse per poco, perché dovrebbe perdere ora?”, ha scritto Cohn.

ELEZIONI IMPREVEDIBILI

Ma non tutti condividono il pronostico del corrispondente del New York Times. James Hohmann, giornalista del Washington Post, crede che, nonostante la Clinton sia in vantaggio, le presidenziali in America saranno imprevedibili. La classe politica di Washington crede che Hillary Clinton sarà eletta presidente a novembre, visti i precedenti di Trump sulla misoginia, xenofobia e demagogia. Fino a poco tempo fa, però, nessuno credeva che Trump potesse diventare il candidato del Partito Repubblicano.

DISCORSO PIATTO

Per alcuni analisti, a Hillary Clinton manca ispirazione. “Non sono una politica naturale, se non ve ne siete accorti, a differenza di mio marito o del presidente Barack Obama”, ha detto a marzo dopo un comizio. Non a caso, la campagna elettorale non è ancora stata segnata da discorsi memorabili. È questo il motivo per cui molti giovani preferiscono Sanders alla Clinton. Mentre il senatore promette Università gratuite, Hillary parla di un complesso credito tributario.

FALSA SINCERITÀ 

In un articolo pubblicato dal Washington Post, Dan Balz e Anne Gearan analizzano, insieme ad alcuni alleati di Clinton, le principali debolezze della candidata. “Ridurrei il tutto ad una sola cosa, la sua simpatia”, ha detto l’esperto di sondaggi, Peter Hart. I consiglieri di Hillary Clinton stanno cercando di ammorbidire l’immagine pubblica della donna, esaltando le sue capacità di risolvere problemi e mostrandone la sensibilità. “Si sforza così tanto di essere sincera, che risulta falsa”, hanno detto alcuni “millennials” intervistati per un sondaggio. Circa due terzi degli americani non si fida di lei e, soprattutto, nutre sospetti nei confronti della Fondazione Clinton.

SIMBOLO DELL’ESTABLISHMENT 

Hillary Clinton è senza dubbio un simbolo dell’establishment americano. Secondo CNN Money, la candidata ha guadagnato più di 21 milioni di dollari grazie agli speech sulla macroeconomia fatti per i grandi gruppi bancari, soprattutto Goldman Sachs (qui l’articolo su tutti i conti di chi finanza la campagna elettorale di Hillary Clinton). In queste elezioni, però, fare parte dell’establishment non è una qualità, quanto un difetto, agli occhi degli elettori più giovani. Un’altra zona ombra nella candidatura di Hillary Clinton è la trasparenza. Il rifiuto a consegnare le trascrizione dei discorsi per Goldman Sachs è stato paragonato alla mancanza di volontà, da parte di Trump, di presentare la dichiarazione dei redditi.

VERSO DESTRA E SINISTRA

La campagna elettorale di Sanders sostiene che il team della Clinton abbia cercato di convincere i principali finanziatori di Jeb Bush che lei potrebbe rappresentare, meglio di Trump, i loro valori. Sulla Clinton, che non nega di essere stata repubblicana negli anni ‘60, potrebbe ricadere la scelta dei repubblicani delusi da Trump.

Hillary Clinton sembra essersi spostata un po’ a destra, ma anche un po’ a sinistra. Hillary ha trattato Sanders con molta gentilezza, proponendogli un’alleanza dopo la convention di Philadelphia, prevista per luglio. Come spiega il Washington Post, tuttavia, l’accordo esplicito potrebbe bruciare l’elettorato di destra, ma anche quello moderato. Secondo USA Today, Hillary Clinton sta cercando, come alleato nella corsa presidenziale, un nome collegato direttamente a Sanders. Un vicepresidente che sia capace di sfidare Trump.

“Perché Hillary Clinton è tanto odiata?” A questa domanda Jay Parini, editorialista della CNN.com, ha risposto dicendo che la candidata “non è perfetta, ma è intelligente e ha esperienza. Nonostante ho votato Bernie Sanders alle primarie, non penso male di Clinton. Anzi. La voterò felicemente a novembre”. Forse anche lei, come Alexander Van der Bellen in Austria, potrebbe vincere proprio grazie al voto di tutti quelli che non voteranno per il suo rivale.

Usa 2016, cosa dicono e scrivono i critici di Hillary Clinton

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