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L’imprenditore, editore e pubblicitario Urbano Cairo sceglie un venerdì sera di aprile per sorprendere tutti e spiazzare i grandi azionisti di Rcs lanciando un’offerta sul gruppo editoriale del Corriere della Sera. E così, l’8 aprile, il presidente della squadra di calcio del Torino, già socio del gruppo editoriale al 4,6%, ha annunciato il lancio di una offerta pubblica di scambio sulla totalità delle azioni Rcs.
I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE
L’operazione, che non prevede esborso di denaro in contanti da parte di Cairo, notoriamente molto attento alle spese, punta a scambiare un’azione Rcs con 0,12 titoli Cairo Communication. Stando ai valori di Borsa del 7 aprile, il gruppo editoriale viene in questo modo valutato 0,551 euro per azione rispetto alla chiusura di Borsa dell’8 aprile pari a 0,455 euro. “A questo prezzo – scrive Giovanni Pons su Repubblica – la società è valutata 287,5 milioni ma assumendone il controllo Cairo si caricherà anche dei debiti pari a 487 milioni a fine dicembre scorso. Dunque Cairo sta valutando Rcs come impresa nella sua totalità circa 775 milioni quando la sua società capitalizza in Borsa 370 milioni con zero debiti e 100 milioni di liquidità che gli derivano dalla dote per l’acquisto de La7″, con quest’ultima che è la tv comprata dall’editore e pubblicitario da Telecom Italia nel marzo del 2013.
COSA C’E’ DIETRO
Il comunicato ufficiale pubblicato da Cairo l’8 aprile spiega che l’offerta “è finalizzata a creare un grande gruppo editoriale multimediale, dotato di una leadership stabile e indipendente, e a rafforzare il profilo economico-finanziario di Rcs accelerandone il processo di ristrutturazione e rilancio”. Ancora il 7 aprile Formiche.net raccontava delle difficoltà dell’ad di Rcs Laura Cioli, alle prese con una complessa trattativa con le banche per la rinegoziazione del debito.
IL RUOLO DI INTESA
La banca più esposta è Intesa Sanpaolo, che figura anche tra i grandi soci con il 4,2%, e che secondo Il Messaggero sosterrebbe l’operazione Cairo attraverso il suo presidente del consiglio di sorveglianza uscente, Giovanni Bazoli. “Secondo indiscrezioni – scrive Carlotta Scozzari sul Messaggero – l’operazione disegnata dall’editore de La7 non solo ha il benestare di Bazoli, presidente uscente del consiglio di sorveglianza di Intesa, ma la riunione decisiva tra imprenditore e banchiere sarebbe avvenuta circa tre settimane fa. Poiché a tendere l’operazione dovrebbe puntare a unire Cairo Communication, che in Borsa vale 360 milioni, e Rcs, che ne vale appena 213, qualcuno sussurra che Bazoli potrebbe essere designato presidente del nuovo gruppo. Sembra, invece, siano stati colti di sorpresa gli azionisti di riferimento di Rcs, ossia Mediobanca (9,9%), Diego Della Valle (7,3%), Finsoe-Unipol (4,6%) e ChemChina-Pirelli (4,4%), che assemblano il 26% circa e che pare avessero deciso di concedere tempo all’ad Cioli fino a settembre per il rilancio del gruppo”.
Su questa linea anche Andrea Montanari, che su Milano Finanza riferisce che Cairo “per l’avventura ha scelto quali compagni di viaggio, leggasi advisor, Banca Imi (Intesa), Equita sim di Alessandro Profumo e lo studio Bonelli Erede. Una scelta di campo nello scacchiere del potere finanziario milanese visto che su Rcs si stavano confrontando due linee di pensiero: quella appunto di Ca’ de Sass, più aggressiva e decisa a trovare un nuovo socio di riferimento; e quella dell’asse Mediobanca-UnipolSai-Pirelli-DellaValle volta a sostenere l’attuale management”, vale a dire l’ad Cioli.
CHI E’ URBANO CAIRO
Cairo si prende prepotentemente la scena finanziaria dei salotti di potere (o di quel che ne rimane) nel 2013, quando dapprima, a marzo, compra La7 da Telecom pagandola la cifra simbolica di 1 milione e facendosi dare in cambio una corposa dote di 88 milioni; e, in un secondo momento, a luglio, sfruttando l’aumento di capitale, annuncia di avere in mano il 2,8% di Rcs. L’offerta pubblica di scambio annunciata la sera dell’8 aprile del 2016 può dunque essere considerata un po’ come l’epilogo di quella mossa risalente all’estate del 2013. Mentre per quel che riguarda La7, il canale tv, che nel marzo del 2013 appariva in difficoltà, risulta oggi sostanzialmente risanato anche grazie ai massicci tagli dei costi dell’era Cairo.
Proprio nel 2013 Formiche.net abbozzava un ritratto dell’imprenditore e pubblicitario: “Cairo crea effettivamente dal nulla il proprio omonimo gruppo editoriale: comincia la sua carriera in Fininvest come assistente di Silvio Berlusconi, diventa direttore commerciale di Publitalia ’80 e amministratore delegato dell’Arnoldo Mondadori Editore; poi però nel 1995 viene licenziato dall’azienda del Biscione e in quello stesso anno fonda la Cairo Pubblicità e il gruppo editoriale che porta il suo nome”. Nel 2000 va in scena un episodio chiave della storia imprenditoriale di Cairo: in un anno particolarmente propizio per operazioni di questo genere, quota in Borsa la sua società di comunicazione e porta a casa qualcosa come 200 milioni di euro, un “tesoretto” che conserverà negli anni scegliendo di spenderlo soltanto per le grandi occasioni. Di certo non per comprarsi Rcs, visto che paga gli azionisti in azioni Cairo Communication. “Cairo – scrive Montanari su Milano Finanza – che ha imparato il mestiere da Silvio Berlusconi (nel 1982 era suo assistente personale), si è creato un impero mediatico (ha il 28% di quota di mercato nei periodici come vendite in edicola), dispone di una cassa di oltre 100 milioni e il 4,6% a titolo personale di Rcs. Adesso ha deciso di osare là dove neppure l’ex Cavaliere si permise di fare”. Chissà se ci riuscirà e gli altri soci di riferimento capitanati da Mediobanca glielo lasceranno fare.

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