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Dopo mesi di stallo, la Spagna cerca di ripartire, ancora una volta, dal voto. I partiti non sono riusciti a trovare un accordo per formare un governo di coalizione, così il 26 giugno si tornerà alle urne. Gli ultimi sondaggi del Centro di ricerche sociologiche (Cis) prevedono risultati simili a quelli registrati nelle elezioni del 20 dicembre (qui l’articolo di Formiche.net). Il Partito Popolare potrebbe ottenere tra 118 e 121 seggi, la coalizione della sinistra Union Podemos tra 88 e 92, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) tra 78 e 80 e Ciudadanos tra 38 e 39. Così, ancora una volta, in assenza di una maggioranza che formi un nuovo governo, l’esito della partita dipenderà dai negoziati tra le forze politiche.

IL CONGRESSO DEL PSOE

Secondo Eliseo Rafael López Sánchez, professore della Facoltà di Scienze politiche e Sociologia dell’Università Complutense di Madrid, lo scenario è imprevedibile, ma molto dipenderà dalla capacità del Psoe di reagire a un probabile insuccesso elettorale. “Se il Psoe non arriva al secondo posto, il segretario Pedro Sánchez dovrà dimettersi. In questo modo la chiave elettorale sarà il congresso del partito socialista a luglio”, ha spiegato il politologo. Dal congresso uscirà un nuovo leader che dovrà guidare la rinnovata linea politica del partito.

IPOTESI DI COALIZIONI

L’opzione di coalizione più probabile, secondo López Sánchez, è quella tra Partito Popolare e Ciudadanos: “È quasi impossibile la formula Unione Podemos perché il Psoe non si fida, e ha le sue ragioni, di Podemos. Dipenderà molto dal risultato: se la differenza tra Psoe e il Pp sarà maggiore o minore dell’1 per cento”. L’investitura del nuovo governo è previsto si svolga in parallelo al Congresso del Psoe, ma probabilmente quest’ultimo sarà anticipato, ha precisato il docente.

IL FUTURO DEI NUOVI PARTITI

Per quanto riguarda il futuro dei nuovi partiti Podemos e Ciudadanos, López Sánchez sente di poter parlare con consapevolezza della formazione guidata da Pablo Iglesias (qui il ritratto di Formiche.net), che conosce perché era un suo collega alla Facoltà di Scienze politiche e Sociologia della Complutense di Madrid. “Molti di loro li conosco personalmente – ha detto il politologo -. Non tutti sono uguali. Ma capisco la diffidenza sul piano politico. È una mia opinione personale, ma non sono sicuro che loro abbiano buone capacità di gestione. Hanno le idee, ma non sono bravi a metterle in pratica, per dirlo in maniera morbida. Lo dico perché sono un frammento di Izquierda Unida”.

CAPACITÀ DI GESTIONE

In una conversazione con Formiche.net, López Sánchez ha sostenuto che l’amministrazione locale è un’altra realtà. La candidatura di Manuela Carmena al Comune di Madrid (qui il ritratto di Formiche.net), per esempio, non è un prodotto di Podemos. “Izquierda Unida può essere una formazione più anarchica, ma non ha idee contorte come Podemos. Il futuro dirà cosa sono capaci di fare”, dice il docente. Il futuro di Podemos dipende dalla reazione del Psoe. Su Ciudadanos, invece, López Sánchez non ha un’opinione precisa perché non li conosce, ma reputa che a livello locale abbiano una struttura più efficiente e una migliore capacità gestionale: “Il PP è diverso. Penso che si tratti di una formazione politica che moralmente non dovrebbe esistere, ma ha una base solida; è sostenuto da un elettorato che simpatizza per lui, nonostante i casi di corruzione di cui si sente parlare ogni giorno”.

QUANTO INCIDE IL BREXIT

Sull’influenza della Brexit nelle elezioni spagnole, López Sánchez reputa che non sarà determinante: “Non ci sarà nessun favoritismo per Podemos se la Brexit vince, perché i sostenitori di Pablo Iglesias nel Regno Unito sono europeisti. Il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea preoccupa soltanto un’élite finanziaria, le banche. I turisti inglesi continueranno a viaggiare in Spagna. Nel dibattito politico interno non se ne parla, forse oggi un po’ di più dopo la morte della deputata Jo Cox, ma gran parte degli spagnoli non sa neanche cosa sia”.

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