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Sebbene quest’estate i dati sull’economia globale siano stati piuttosto modesti, non si sono tuttavia registrati risultati particolarmente deludenti. Le commodity sembrano indicare un livello insoddisfacente per l’attività economica a livello globale, e quindi anche scarsi investimenti, ma i consumi hanno mostrato una certa tenuta, pur non essendo cresciuti molto né negli Stati Uniti né in Europa.

Forse il mercato ha subito uno shock dovuto ai timori per la crescita, in quanto le attese per il secondo semestre 2015 erano elevate e non sono state sostenute dalla relazione della Fed della settimana scorsa, decisamente “dovish”. Tuttavia, il fattore determinante che ha influenzato il sentiment degli investitori è stata la situazione in Cina: risulta sempre più evidente la debolezza delle esportazioni e della produzione industriale e come le risposte alla recente crisi del mercato siano state ostacolate dalle campagne anti-corruzione avviate da Pechino ormai da tempo, con il conseguente rallentamento del processo decisionale.

MERCATI

Si sono diffusi molti timori sulla liquidità dei mercati e sull’impatto dell’”high frequency trading”, e sulle piazze azionarie, solitamente più tranquille nei mesi estivi, la mancanza di liquidità ha segnato questa fase di rallentamento. Il tutto si è verificato sui mercati dei future, ripercuotendosi poi sui titoli e sui principali settori. Poiché è aumentata la correlazione fra settori e mercati, la selezione dei titoli si è rivelata inefficace, ma in futuro dovrebbero essere avvantaggiati i gestori attivi posizionati nei titoli giusti, in grado di offrire crescita e reddito sostenibile.

I mercati valutari globali hanno mostrato una certa turbolenza al peggiorare delle notizie geopolitiche relative a Turchia, Russia e Brasile e sono stati penalizzati dalle svalutazioni di Malesia e altri Paesi.

I mercati azionari sono scesi così velocemente da essere in condizioni definite di “ipervenduto”, il che suggerisce che nel breve potrebbero stabilizzarsi dopo quanto è successo. Una fase di stabilizzazione o rimbalzo tuttavia non significherebbe che va tutto bene e che gli investitori potrebbero comprare tranquillamente sui minimi.

Guardando alle valutazioni, il mercato azionario europeo è sceso sotto 15 volte gli utili e offre un rassicurante dividend yield, ancora superiore al 3,5%, in un’area in cui la liquidità ha un costo: molte obbligazioni a 10 anni rendono infatti meno dell’1% e hanno rendimenti negativi al netto dell’inflazione, e quindi NON proteggono il potere d’acquisto degli investitori.

Gli asset azionari europei rimangono interessanti, come mostrano le diverse operazioni di acquisizioni e fusioni aziendali; inoltre, in generale i mercati dovrebbero continuare ad essere sostenuti dal Quantitative Easing (QE) della BCE fino a settembre 2016.

Per quanto riguarda la rimanente parte dell’anno, al momento è chiaro che:

1 – Gli indicatori del mondo reale nei mercati emergenti e in Giappone si sono indeboliti e l’economia cinese – motore della crescita globale, ha rallentato.

2 – Con l’azzeramento o quasi dei tassi di interesse globali, le autorità politiche mondiali hanno a disposizione sempre meno opzioni.

3 – Ulteriori svalutazioni delle valute potrebbero avere un impatto negativo sull’attività economica e sugli scambi, e indebolire ancora l’attività d’investimento e l’occupazione, dopo aver già penalizzato il movimento di capitali a livello internazionale, soprattutto con riferimento ai mercati emergenti.

4 – Le dichiarazioni del FOMC sull’aumento dei tassi di interesse hanno creato nel mercato posizionamenti unilaterali e a leva, ad esempio posizioni lunghe sul dollaro USA e corte sull’Euro, con effetti eccessivi sui movimenti di mercato quotidiani.

5 – Mercati, ETF e future offrono prospettive di liquidità che potrebbero risultare illusorie.

6 – Data la debolezza delle politiche cinesi mercato azionario del Paese e la crescente consapevolezza che il QE non ha in realtà rilanciato negli ultimi anni le economie di USA e Giappone, gli investitori cominciano a dubitare dell’effetto delle politiche “Bernanke, Yellen, Draghi and Kuroda” sui mercati. Da tempo avevamo previsto l’attuale volatilità dei mercati azionari, obbligazionari e valutari, in AllianzGI siamo ancora convinti di trovarci in uno scenario di Financial Repression, in cui, a fronte di una crescita debole e fragile, è necessario che gli investitori accettino un certo livello di rischio per generare rendimento dai loro risparmi. Per lo zodiaco cinese il 2015 è “l’anno della capra”, animale simbolo di calma, stabilità e dolcezza. Speriamo che, dopo questo periodo di turbolenza, possa cominciare a mostrare il suo vero carattere…

Neil Dwane, Chief Investment Officer Equity Europe di Allianz Global Investors

cina

Non sembra ancora essere l’anno della capra... per la Cina!

Sebbene quest’estate i dati sull’economia globale siano stati piuttosto modesti, non si sono tuttavia registrati risultati particolarmente deludenti. Le commodity sembrano indicare un livello insoddisfacente per l’attività economica a livello globale, e quindi anche scarsi investimenti, ma i consumi hanno mostrato una certa tenuta, pur non essendo cresciuti molto né negli Stati Uniti né in Europa. Forse il mercato ha…

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