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“E’ stato un incontro positivo”. Così il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha definito l’incontro di ieri tra Federmeccanica e Fim, Fiom e Uilm per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. “Ci sono i presupposti – ha detto Palombella lasciando la sede di Confindustria dove si è svolta la trattativa – per un confronto serio perché riteniamo che Federmeccanica sia disponibile ad un confronto serio. Il prossimo incontro è stato fissato per il 4 dicembre e riteniamo che in quella data si possa entrare nel merito delle questioni”.

Per quanto riguarda la cronaca dell’incontro, alla parte sindacale è stato proposto un nuovo modello contrattuale innovativo, con nuove regole e che preveda la definizione di un salario minimo di garanzia. E’ proprio questa la proposta che Federmeccanica ha messo sul tavolo ieri nel corso del confronto con Fim, Fiom e Uilm per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici.

Una proposta che il presidente della federazione, Fabio Storchi, ha illustrato ai tre segretari generali, Marco Bentivogli, Maurizio Landini e Rocco Palombella riuniti insieme per la prima volta dopo la presentazione delle due diverse piattaforme, una definita da Fim e Uilm e una della Fiom.

“Positiva – ha detto Storchi – è la consapevolezza di tutti della necessità di andare verso un rinnovamento delle regole. Tutti si rendono conto che lo scenario è cambiato, trasformato dalla globalizzazione e dalle nuove tecnologie. Per questo non possiamo arrivare ad un rinnovo del contratto tradizionale ma dobbiamo definire un contratto innovativo. Sul nostro settore si gioca buona parte del futuro industriale del Paese e anche dell’economia del Paese e se vogliamo dare prospettive nuove all’Italia, prospettive di crescita economica e occupazionale dobbiamo definire un contratto nuovo, più innovativo”. Un contratto nuovo che per Federmeccanica deve definire i minimi salariali di garanzia. “Il rinnovo del contratto – ha spiegato Storchi – deve prevedere i minimi salariali di garanzia e non più aumenti di salario a pioggia. Chi è sotto i minimi si adegua in alto, chi è sopra non avrà nulla”.

Nel corso dell’incontro, Federmeccanica ha rimesso sul tavolo la richiesta di sottrarre dall’aumento salariale richiesto dai sindacati (105 euro per il nuovo contratto) 75 euro per il mancato aumento dell’inflazione contemplato nell’aumento salariale del vecchio contratto. Di fatto, il presidente Storchi ha sottolineato i quasi 4 punti percentuali in più tra l’inflazione attesa e reale già ricevuti dai lavoratori.

Il leader della Uilm, Rocco Palombella, ha definito “giusta la richiesta retributiva contenuta nella piattaforma di Uilm-Fim e ha ribadito l’efficacia della contrattazione nazionale e di quella di secondo livello che devono continuare a coesistere”. I contenuti della piattaforma sono noti: “Un salario –ha ricordato- di 105 euro lordi medi mensili nel triennio; una profonda rivisitazione dell’inquadramento professionale; poi, formazione professionale come diritto soggettivo dei lavoratori, welfare integrativo e diritti di partecipazione”.

In più di un’intervista, il segretario Uilm aveva dichiarato che rinnovare il contratto “è l’imperativo categorico che ci guida”, sottolineando, a proposito della necessità per i sindacati di mettere da parte le divisioni interne, che non sarebbe stato difficile: “sono più i punti di contatto tra le nostre piattaforme che quelli di divisione. Proprio con la Fiom dobbiamo cercare di valorizzarli, consapevoli che dobbiamo giocare insieme la partita per dare un contratto a tutti i lavoratori metalmeccanici. Se ci riusciremo insieme, coglieremo il risultato di un intesa per un contratto unitario dopo sei anni che non accadeva”.

Eppure, secondo il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, sul fronte della contrattazione non si riesce a fare un passo avanti perché si vuole solo ridurre il potere di acquisto dei lavoratori: “Mentre, proprio oggi, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi auspica una ripresa del mercato interno, la Federmeccanica chiede la restituzione di salario: è una palese e imbarazzante contraddizione. Ora appare chiaro perché sul fronte della contrattazione non si riesce a fare un passo avanti: c’è solo l’idea – osserva Barbagallo – di ridurre ulteriormente il potere d’acquisto dei lavoratori. Su questo non ci stiamo, perché non conviene a nessuno, né ai lavoratori né alle imprese né all’economia del Paese. Ecco perché non ci presentammo al tavolo tecnico del confronto interconfederale: non ci siamo sottratti a una trattativa, ma a un inganno”.

Antonello Di Mario, direttore di “Fabbrica Società”

 

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