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«Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare», scriveva Seneca. È un pensiero che Guido Carli, illustre statista e per me nonno amorevole, avrebbe sottoscritto senza esitazione. Perché sapeva che, per un Paese, come per un uomo, contano la rotta e non soltanto la velocità. E oggi, in un tempo in cui la visibilità sembra contare più del valore, quella rotta rischia di smarrirsi.

Carli considerava l’economia non come una scienza neutra, ma come un atto di responsabilità collettiva. Credeva che la libertà dovesse camminare accanto al dovere, la crescita alla misura, il successo all’impegno. La sua idea di sviluppo era umana prima ancora che tecnica: perché l’economia, diceva, «senza etica perde la sua anima». Parole che sento ancora attuali, forse più oggi che allora. Viviamo in un’epoca che troppo spesso premia l’apparenza più della sostanza.

Si accendono i riflettori su chi parla, più che su chi costruisce; su chi si espone, più che su chi lavora. Eppure, il merito, il rigore, la competenza – i valori di cui Carli fu interprete – restano la condizione di ogni crescita autentica. Lo dimostra anche un dato: secondo Unioncamere, il 40% delle imprese italiane fatica a trovare figure qualificate. Non è soltanto un problema di formazione, ma di riconoscimento del merito, della fiducia nella competenza, della coerenza come valore civile.

Da Presidente della Fondazione Guido Carli, avverto ogni giorno la necessità di rimettere al centro questi principi. Lo facciamo non per nostalgia, ma per convinzione: attraverso il Premio Guido Carli, che celebra ogni anno chi unisce talento e responsabilità; e attraverso i progetti sociali che portano il pensiero di Carli nei luoghi più difficili, dove il futuro ha bisogno di radici. Perché, come lui insegnava, non esiste vera modernità senza etica, e non esiste progresso senza equità. La tecnologia, la comunicazione, la finanza sono strumenti potenti: ma, se non guidati da un fine umano, rischiano di smarrire il loro senso.

Per questo credo che serva oggi una nuova alleanza tra cultura e impresa, tra chi produce e chi educa, tra chi governa e chi sogna. Di questo e di altri temi parleremo il 28 novembre prossimo nella sala Koch del Senato della Repubblica Italiana con il primo evento di questa stagione, la Convention dal titolo: «Il futuro in movimento. Strategie per un’Italia protagonista. Dall’energia all’impresa come competere nello scenario globale».

La nostra missione da sempre è tenere vivo il senso del merito come valore civile, non come privilegio. «Non basta sapere, bisogna anche applicare; non basta volere, bisogna anche agire», scriveva Goethe. Parole che racchiudono l’essenza del pensiero di Guido Carli: passare dall’etica delle parole all’etica dei fatti. Solo così l’Italia potrà tornare a riconoscersi nella sua rotta migliore.

Etica e impresa, il coraggio del merito in un tempo che premia la visibilità

Serve oggi una nuova alleanza tra cultura e impresa, tra chi produce e chi educa, tra chi governa e chi sogna. Di questo e di altri temi tratterà la convention “Il futuro in movimento. Strategie per un’Italia protagonista. Dall’energia all’impresa come competere nello scenario globale” il 28 novembre prossimo nella sala Koch del Senato. La presidente Romana Liuzzo racconta a Formiche.net il primo evento di questa stagione della Fondazione Guido Carli

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