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Non sarà certo il D-Day, quel D-day di cui oggi ricorrono gli 80 anni e che il presidente americano, Joe Biden, ha commemorato insieme ai leader occidentali, sulla spiaggia simbolo dello sbarco in Normandia, Omaha. Ma una svolta a lungo attesa, quella sì. Dopo due anni farciti da dieci rialzi consecutivi, la Banca centrale europea ha tagliato i tassi, di 25 punti, portando il costo del denaro al 4,25% e quello dei depositi al 3,75% e smarcandosi, per la prima volta, dalla Fed che manterrà i tassi ancora elevati per i mesi avvenire.

Per il tasso sui depositi, che molti guardano come riferimento generale, si tratta della prima riduzione dal settembre del 2019, mentre per gli altri due tassi bisogna risalire al marzo del 2016 per trovare ritocchi al ribasso. Pura manna dal cielo per i mercati, decisamente pimpanti fin dalle prime ore del mattino (Piazza Affari in territorio positivo e spread Btp/Bund sotto i 130 punti base). Ma anche per tutte quelle famiglie che in questi lunghi 24 mesi hanno visto la rata del mutuo esplodere, unitamente ai costi dei conti correnti.

Era da febbraio che i governatori centrali riuniti nel board della Bce erano in pressing su Christine Lagarde, affinché azionasse il freno. Lo era Fabio Panetta, che nelle sue prime Considerazioni finali era tornato a chiedere una sforbiciata, così da non azzoppare la già friabile crescita europea. E lo era, a suo modo, persino Joachim Nagel, il falco di Germania che però al G7 di Stresa aveva fatto intendere che anche per i tedeschi l’ora di un’inversione di tendenza era scoccata. Attenzione però, il brindisi di oggi non vuol dire che da qui in avanti sarà tutto rose e fiori. Quello di giugno potrebbe essere un intervento se non isolato, almeno non l’inizio di una serie. Non sono pochi, infatti, gli economisti che prevedono una pausa già a luglio, per poi apportare un nuovo taglio magari a estate finita. Insomma, avanti ma adagio.

Lo ha fatto capire alla sua maniera la stessa Eurotower, nel passaggio dedicato alle prospettive sull’inflazione nei prossimi mesi. “Malgrado i progressi degli ultimi trimestri, persistono forti pressioni interne sui prezzi poiché la crescita delle retribuzioni è elevata- L’inflazione resterà probabilmente al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”. Una formula che potrebbe suggerire, dunque, l’orientamento a non effettuare altre riduzioni nell’immediato. Nell’area euro l’inflazione è nettamente rallentata nei mesi passati anche se nelle ultime settimane si sono verificati sviluppi nella direzione opposta, sia per l`indice generale di crescita prezzi, risalito a maggio al 2,6% su base annua, due decimali in più rispetto ad aprile, sia per le dinamiche dei salari, in lieve accelerazione nel primo trimestre.

Un discorso, quello di un taglio isolato o comunque non sequenziale, che piace poco all’Italia, da sempre in prima linea per una maggiore incisività sui tassi. La sintesi è stata affidata al vicepremier, Antonio Tajani. “Bene oggi la Bce ma non è assolutamente sufficiente, deve esserci un ulteriore taglio in tempi ravvicinati di un altro 0,25, questo è il modo per agevolare l’accesso al credito per le imprese piccole ma anche per le famiglie italiane ed europee”. Mentre tra chi ha brindato, insieme ai mercati, c’è il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: “finalmente la Bce ha tagliato i tassi.
Una decisione attesa, opportuna, coerente con la situazione attuale e, guardando gli ottimi dati di riduzione dell’inflazione in Italia, ben al di sotto della media dell`area euro, anche doverosa. Era ora. Auspichiamo che questo sia solo il primo passo in questa direzione”.

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